Hong Kong, la legge sulla sicurezza preoccupa Usa e Taiwan
Hong Kong: la legge sulla sicurezza ha scatenato la forte reazione di Washington e Taipei. Per Pechino, la questione non permette l’intromissione di forze straniere
Hong Kong: la legge sulla sicurezza ha scatenato la forte reazione di Washington e Taipei. Per Pechino, la questione non permette l’intromissione di forze straniere
La bozza di legge sulla sicurezza — ribattezzata national security law — per Hong Kong, che il Governo cinese ha annunciato nei giorni scorsi, ha provocato la forte reazione di Stati Uniti e Taiwan, Paesi definitivamente entrati in rotta di collisione con Pechino. L’annuncio dell’Assemblea Nazionale del Popolo, che rafforzerà il controllo del Partito comunista su Hong Kong, pone in essere una serie di difficoltà, su tutte le relazioni commerciali con Washington e Taipei.
Per Mike Pompeo, Segretario di Stato Usa, la proposta della Cina — che tra l’altro bypassa il processo legislativo di Hong Kong, allontanandosi sempre più dal modello “un Paese, due sistemi” — è “disastrosa”, e invita Pechino ad “adempiere agli obblighi internazionali, rispettare l’alto grado di autonomia, le istituzioni democratiche e le libertà civili” dell’ex colonia britannica che, per l’esponente dell’amministrazione Trump, sono “fondamentali per preservare il suo status speciale ai sensi della legge” statunitense.
Il messaggio del Segretario di Stato è chiaro: se non verranno garantite le libertà di Hong Kong, verranno meno una serie di agevolazioni che Washington ha finora garantito negli scambi commerciali. Nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente Fox New, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Robert O’Brien ha ulteriormente argomentato le parole di Pompeo, affermando che Hong Kong gode di privilegi “perché è considerato un sistema libero. Dovremo valutare se le concessioni in essere possono continuare. Se la Cina — continua O’Brien — prenderà decisioni forti con la legge sulla sicurezza nazionale, l’America risponderà, insieme ad altri Paesi del mondo compresa la Gran Bretagna e altri nostri alleati”.
La Presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, recentemente insediatasi per il secondo mandato, ha scritto sulla sua pagina Facebook che la proposta di Pechino è un grave pericolo per le libertà di Hong Kong, così come per l’indipendenza del suo sistema giudiziario, aggiungendo che Taipei fornirà ai suoi cittadini tutta l’assistenza necessaria. Tsai ha così proposto la sospensione della legge che regola gli accordi commerciali con il “Porto Profumato” se la situazione dovesse peggiorare, ovvero se venisse erosa la sua indipendenza e le libertà democratiche. La Presidente si appellerebbe all’articolo 60 della legge di Taiwan che regola le questioni con Hong Kong e Macao.
Non si è fatta attendere la risposta cinese. Il Commissario del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare a Hong Kong, Xie Feng, ha sottolineato che “la legge servirà ad alleviare le forti preoccupazioni delle comunità economiche sia locali che straniere rispetto alle forze violente e terroriste”, ribattezzando così i manifestanti contrari alla presenza del Governo di Pechino. “La legge — ha affermato Xie — fermerà la secessione, la sovversione, le interferenze straniere e colpirà un numero ristretto di persone”, mentre per gli altri “non c’è assolutamente bisogno di preoccuparsi”.
Il Portavoce del Ministero degli Esteri Zhao Lijiang, nel corso della conferenza stampa giornaliera, ha rimarcato che la Cina “è determinata a salvaguardare la sovranità nazionale, la sicurezza e lo sviluppo dei suoi interessi, opponendosi alle interferenze esterne verso le questioni di Hong Kong”. Per Lijiang, Hong Kong è una regione speciale amministrativa della Cina e in quanto tale “è una faccenda di politica interna che non permette l’intromissione di forze straniere”.
La bozza di legge sulla sicurezza — ribattezzata national security law — per Hong Kong, che il Governo cinese ha annunciato nei giorni scorsi, ha provocato la forte reazione di Stati Uniti e Taiwan, Paesi definitivamente entrati in rotta di collisione con Pechino. L’annuncio dell’Assemblea Nazionale del Popolo, che rafforzerà il controllo del Partito comunista su Hong Kong, pone in essere una serie di difficoltà, su tutte le relazioni commerciali con Washington e Taipei.
Per Mike Pompeo, Segretario di Stato Usa, la proposta della Cina — che tra l’altro bypassa il processo legislativo di Hong Kong, allontanandosi sempre più dal modello “un Paese, due sistemi” — è “disastrosa”, e invita Pechino ad “adempiere agli obblighi internazionali, rispettare l’alto grado di autonomia, le istituzioni democratiche e le libertà civili” dell’ex colonia britannica che, per l’esponente dell’amministrazione Trump, sono “fondamentali per preservare il suo status speciale ai sensi della legge” statunitense.
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