Hong Kong: Trump revoca lo status speciale che permetteva all’ex colonia britannica agevolazioni nel commercio. Intanto, Hong Kong si prepara alle elezioni legislative
Hong Kong: Trump revoca lo status speciale che permetteva all’ex colonia britannica agevolazioni nel commercio. Intanto, Hong Kong si prepara alle elezioni legislative
Con l’Hong Kong Autonomy Act e l’ordine esecutivo voluto dal Presidente Donald Trump, gli Stati Uniti sanzionano la Cina in seguito alla legge sulla sicurezza nazionale voluta dal Partito comunista cinese per l’ex colonia britannica, l’ultimo scontro in ordine temporale tra Washington e Pechino. La nuova mossa dell’amministrazione repubblicana arriva all’indomani della stretta del Dipartimento di Stato guidato dal Segretario Mike Pompeo sul Mar Cinese Meridionale, che annuncia: le rivendicazioni della Repubblica Popolare sono illegali.
Le tensioni tra i due giganti della diplomazia sono arrivate a un pericoloso punto di non ritorno, data la sensibilità cinese verso la questione Hong Kong — strenuamente ritenuta questione di politica interna — e del South China Sea, con varie dispute territoriali che vedono protagoniste Taiwan così come la Malaysia, le Filippine, il Brunei e il Vietnam. La nuova posizione statunitense entra a gamba tesa sulle politiche cinesi, complicando ulteriormente la relazioni sino-statunitense.
L’Hong Kong Autonomy Act, legge passata all’unanimità al Congresso e poi firmata dal Presidente, consegna al Governo statunitense il potere d’azione per imporre sanzioni su entità e persone ritenute direttamente coinvolte nella deprivazione dell’autonomia della città. Il Ministero degli Esteri cinese, tramite la portavoce Hua Chunying, fa sapere che “la Cina adopererà le misure necessarie per sanzionare importanti soggetti ed entità degli Usa. Invitiamo gli Stati Uniti a correggere il loro errore e a non proseguire con l’Hong Kong Autonomy Act”.
L’ordine esecutivo del Presidente degli Stati Uniti, invece, cancella lo status speciale di cui beneficiava l’ex colonia britannica, privandola così d’un trattamento economico preferenziale di cui godeva dal 1997. “Nessun privilegio speciale, nessuno trattamento economico speciale, finito l’export di importanti tecnologiche”, ha detto Trump dal Giardino delle Rose della Casa Bianca. “Nessuna amministrazione — ha proseguito — è mai stata così dura sulla Cina. Abbiamo imposto tariffe storiche. Abbiamo convinto altre nazioni a non usare Huawei perché è un rischio per la sicurezza. Se vogliono fare affari con noi, non possono usare le loro tecnologie”.
Intanto, Hong Kong si prepara alle elezioni legislative di settembre. Il fronte pro-democrazia Power for Democracy, presieduto dal Professore della Hku Benny Tai, ha organizzato le consultazioni primarie, alle quali avrebbero partecipato più di 600mila cittadini. La metà dei membri del Consiglio Legislativo verrà nominata, mentre la restante parte potrebbe essere scelta attraverso il voto popolare.
Da quanto si apprende, nonostante la Basic Law di Hong Kong lo permetta, Pechino non ha ancora assicurato che il 50% del consiglio verrà eletto con scrutinio universale, stigmatizzando le primarie. “È una grave provocazione all’attuale sistema elettorale, crea danni all’equità e all’imparzialità delle elezioni del Consiglio Legislativo”, ha fatto sapere il Liaison Office cinese a Hong Kong.
Con l’Hong Kong Autonomy Act e l’ordine esecutivo voluto dal Presidente Donald Trump, gli Stati Uniti sanzionano la Cina in seguito alla legge sulla sicurezza nazionale voluta dal Partito comunista cinese per l’ex colonia britannica, l’ultimo scontro in ordine temporale tra Washington e Pechino. La nuova mossa dell’amministrazione repubblicana arriva all’indomani della stretta del Dipartimento di Stato guidato dal Segretario Mike Pompeo sul Mar Cinese Meridionale, che annuncia: le rivendicazioni della Repubblica Popolare sono illegali.
Le tensioni tra i due giganti della diplomazia sono arrivate a un pericoloso punto di non ritorno, data la sensibilità cinese verso la questione Hong Kong — strenuamente ritenuta questione di politica interna — e del South China Sea, con varie dispute territoriali che vedono protagoniste Taiwan così come la Malaysia, le Filippine, il Brunei e il Vietnam. La nuova posizione statunitense entra a gamba tesa sulle politiche cinesi, complicando ulteriormente la relazioni sino-statunitense.
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