Il traffico illecito di stupefacenti in mare è un fenomeno internazionale che, per gravità ed estensione, minaccia gli interessi vitali di tutte le Nazioni: statistiche e numeri dimostrano come la stragrande maggioranza delle centinaia di tonnellate di droga arrivi dai luoghi di produzione a quelli di consumo via mare per poi venir distribuito parcellizzato via terra.
Intuitivamente, dunque, un più efficace intercettamento in mare dei vettori impiegati per il trasporto degli stupefacenti, in partite di grandi proporzioni può consentire anche una difesa “avanzata” dal fenomeno del consumo della droga, consentendo l’ottimizzazione delle risorse impiegate nell’attività di repressione dei reati connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti.
Il narcotraffico è un fenomeno che ormai interessa l’intero pianeta intrecciandosi con altre tipologie di crimini transnazionali. Il commercio illecito di droghe è uno dei più grandi business a livello globale. L’ONU stima che oltre 200 milioni di consumatori (circa il 5% della popolazione mondiale) siano consumatori abituali di eroina, cocaina e/o droghe sintetiche.
L’UNOD (Organizzazione mondiale contro il traffico e il consumo di droghe) calcola che i consumatori siano cresciuti negli ultimi anni del 50% trai soli 166 membri dell’Organizzazione. Non disponendo di dati recenti e ufficiali sul valore economico del traffico internazionale di stupefacenti, secondo alcune stime ufficiose, il business si aggira intorno ai 400 mila milioni di dollari. I principali mercati sono il centro e Sud America (Messico, Colombia, Bolivia), il Sahel, l’Afghanistan e l’Asia Centrale. Destinazioni preferite: Europa, Stati Uniti, Russia e Cina.
Lo European Drug Report 2014 parla di 1,3 milioni di consumatori problematici di oppioidi in Europa La cocaina resta lo stimolante illecito più consumato dagli europei: sono 2,2 milioni i giovani (15-34 anni) che hanno usato cocaina nell’ultimo anno. Altro dato importante è quello secondo cui nel solo 2013 l’EU Early Warning System, il sistema di allerta preventivo dell’Unione Europea sulle sostanze d’abuso, ha iscritto 81 nuove droghe.
In tale contesto, particolare rilievo ha l’Accordo di Strasburgo del 1995, il quale mira a rafforzare l’attività di polizia sul fronte del contrasto del narcotraffico in mare e, con essa, la capacità d’interdizione dei carichi di droga che attingono il territorio nazionale e quello comunitario a protezione delle frontiere marittime europee.
Il testo, entrato in vigore il 1° maggio 2000, è stato finora sottoscritto e ratificato da 15 Stati europei, di cui 12 dell’area comunitaria (Austria, Cipro, Germania, Irlanda, Lituania, Lettonia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Slovenia e Ungheria). Altri 8 Stati UE – Italia, Bulgaria, Regno Unito, Croazia, Grecia, Svezia, Malta, Estonia – hanno sottoscritto l’Accordo ma non lo hanno ancora ratificato e reso esecutivo con un atto normativo interno. I rimanenti 24 Stati del continente europeo, di cui 8 membri UE (Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Spagna), non hanno né sottoscritto, né tanto meno ratificato il provvedimento in questione.
Per la sua posizione geografica nel Mediterraneo, l’Italia è al centro di un vero e proprio crocevia per il traffico degli stupefacenti, provenienti in gran parte dalla Turchia, dal Sud America e dal Medio Oriente, diretti verso il mercato europeo e statunitense. Sono i dati a dirlo: solo negli ultimi cinque anni i sequestri di droga presso le aree di frontiera marittima (porti, coste, acque territoriali e alto mare) hanno fatto registrare un’incidenza di circa il 53% sul totale di quelli effettuati sull’intero territorio nazionale e del 95% circa sul totale di quelli condotti in corrispondenza delle zone di frontiera. Per non parlare dell’andamento dei sequestri di stupefacenti in mare, in crescita negli ultimi anni in misura davvero rilevante, come testimoniano le oltre 110 tonnellate di derivati della cannabis sequestrate in tutto il Mediterraneo (dati confermati dalla Guardia di Finanza).
Al fine di contrastare il fenomeno le Autorità italiane hanno da tempo instaurato a livello internazionale una stretta collaborazione con i servizi antidroga dei vari Paesi europei ed americani in modo da stabilire una rete comune di controlli e vigilanza sul narcotraffico.
Allo stesso tempo, in Italia si sta procedendo a passi decisi verso la sottoscrizione dell’Accordo di Strasburgo, attraverso uno schema di disegno di legge concernente la ratifica e l’esecuzione dell’Accordo in questione, che, licenziato dal Consiglio dei Ministri a fine settembre scorso, è prossimo ad essere sottoposto all’attenzione delle due Camere del Parlamento. Lo schema di disegno di legge , nel mirare a rafforzare la collaborazione internazionale per la prevenzione e la repressione del traffico illecito per mare, in acque non territoriali, di stupefacenti e sostanze psicotrope, acquista, oggi, particolare rilievo e significato mentre è in corso il semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
L’Italia è, del resto, solo la porta d’accesso per la droga nel mercato europeo. Di qui la necessità che quanti più Stati UE possibile adottino strumenti normativi efficaci per la prevenzione e la repressione del fenomeno. E’ dunque necessario che i Paesi europei procedano con la sottoscrizione e/o ratifica dell’Accordo di Strasburgo, al fine di costruire un sistema armonico ed integrato di strumenti che consenta di porre in essere un’azione comunitaria globale (quindi anche via mare) di contrasto al traffico illecito di stupefacenti. La minaccia proveniente dal traffico internazionale degli stupefacenti e delle misure atte a fronteggiarla, richiede agli Stati membri dell’Unione Europea di predisporre un argine comune ed una strategia di contrasto unitaria, e quindi di aumentare i livelli di efficacia dei dispositivi di polizia e della capacità di risposta degli organi giurisdizionali. Solo un’estesa adozione, nel contesto comunitario, del citato Accordo di Strasburgo, consentirà di arrivare ad un sistema armonico e integrato di strumenti tecnici e giuridici capace di consentire ai partner europei di porre in essere una azione di contrasto valida, rapida e coordinata, in un settore così strategico anche per la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo.
Il traffico illecito di stupefacenti in mare è un fenomeno internazionale che, per gravità ed estensione, minaccia gli interessi vitali di tutte le Nazioni: statistiche e numeri dimostrano come la stragrande maggioranza delle centinaia di tonnellate di droga arrivi dai luoghi di produzione a quelli di consumo via mare per poi venir distribuito parcellizzato via terra.