India-Cina: crescono le tensioni al confine. Nuova Delhi e Pechino rafforzano le truppe nella regione del Ladakh. Al momento, nessun segnale di progresso
India-Cina: crescono le tensioni al confine. Nuova Delhi e Pechino rafforzano le truppe nella regione del Ladakh. Al momento, nessun segnale di progresso
L’India e la Cina hanno aumentato il numero di soldati dispiegati lungo il confine comune, più precisamente nella regione del Ladakh, dove la situazione è piuttosto tesa da qualche giorno.
La crisi è iniziata il 5 maggio con una rissa tra militari indiani e cinesi nei pressi del lago Pangong Tso, situato sulla Linea attuale di controllo (Lac), la zona di confine che delimita i territori delle due nazioni. Quattro giorni dopo c’è stata una nuova schermaglia migliaia di chilometri più ad est, nel Sikkim.
Non è chiaro cosa abbia scatenato le ostilità. Nuova Delhi accusa Pechino di aver sconfinato in territorio indiano ripetutamente e in più punti. Secondo alcune ricostruzioni, la causa ultima potrebbe risiedere nella costruzione, da parte dell’India, di una strada per migliorare il collegamento tra le varie zone della frontiera: un’infrastruttura strategica, perché agevolerebbe il movimento delle truppe per il confine. Le incursioni cinesi andrebbero quindi interpretate come un “avvertimento” lanciato al vicino.
Al momento, per quanto ne sappiamo, la situazione è di stallo. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, assicura che è tutto sotto controllo. Ma la tensione e l’attenzione internazionale sono comunque alte: sia per l’alto numero di soldati schierati da entrambi i lati, sia perché i due Paesi sono dotati di armi nucleari, sia per i precedenti storici.
Cina e India si sono infatti scontrate più volte per il controllo di alcune porzioni del lungo – e conteso – confine che le separa (circa 3400 chilometri). Nel 1962, ad esempio, hanno combattuto una breve guerra; il conflitto più lungo degli ultimi anni è il cosiddetto “stallo del Doklam” del 2017, che andò avanti per due mesi. Una delle dispute più serie è quella relativa allo Stato indiano dell’Arunachal Pradesh, interamente rivendicato dalla Cina.
Nonostante le parole concilianti provenienti da Pechino, non si vedono per il momento segnali di de-escalation. Entrambe le nazioni, poi, sono guidate da leader nazionalisti. In questi mesi la Cina di Xi Jinping ha intensificato le pressioni verso Taiwan e si è mossa per stringere la presa su Hong Kong. L’India di Narendra Modi, che nell’ultima campagna elettorale ha insistito su una politica estera muscolare, aveva invece alzato molto i toni dello scontro con il Pakistan; scontro che verte proprio su questioni territoriali (il possesso del Kashmir).
L’India e la Cina hanno aumentato il numero di soldati dispiegati lungo il confine comune, più precisamente nella regione del Ladakh, dove la situazione è piuttosto tesa da qualche giorno.
La crisi è iniziata il 5 maggio con una rissa tra militari indiani e cinesi nei pressi del lago Pangong Tso, situato sulla Linea attuale di controllo (Lac), la zona di confine che delimita i territori delle due nazioni. Quattro giorni dopo c’è stata una nuova schermaglia migliaia di chilometri più ad est, nel Sikkim.
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