La crisi ucraina può rappresentare un’opportunità per gli Stati Uniti di allontanare Nuova Delhi dalla Russia e attirarla a sé tramite un ricco pacchetto di aiuti militari, andando così ad accelerare un processo già in corso
Da quando il Cremlino ha dato inizio all’invasione dell’Ucraina, lo scorso febbraio, l’India si è approcciata alla Russia in una maniera molto diversa da quella dell’Occidente politico, se non opposta: non ha condannato l’aggressione, si è astenuta dal votare le risoluzioni delle Nazioni Unite, non ha imposto sanzioni a Mosca e anzi le ha pure offerto uno sbocco per il suo greggio, oltre a lavorare a un meccanismo rupie-rubli per salvaguardare il commercio. È una condotta, quella indiana, che non fa affatto piacere agli Stati Uniti di Joe Biden, per due motivi su tutti: perché ha spaccato il “fronte delle democrazie” promosso dal presidente contro i regimi autocratici; e perché Washington considera Nuova Delhi un’alleata cruciale nella competizione geopolitica con la Cina.
L’alleanza indo-americana ha attualmente dei limiti evidenti. Eppure proprio nella crisi ucraina si nascondono delle opportunità che gli Stati Uniti possono sfruttare per attirare la nazione a sé e allontanarla dalla Russia. Meglio ancora, Nuova Delhi dovrebbe sviluppare autonomamente la convinzione che Mosca non sia una partner affidabile. È difficile ma non impossibile; qualcosa, comunque, sembra già starsi muovendo sul versante degli armamenti.
L’India e le armi
L’India è il Paese che importa più armi al mondo, principalmente dalla Russia. Stando ai dati dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI), tra il 2018 e il 2021 Nuova Delhi ha speso in armi 12,4 miliardi di dollari; la quota russa ammonta a 5,5 miliardi. Epperò la tendenza è alla diversificazione dei fornitori: sempre secondo il SIPRI, tra il 2012 e il 2016 la quota di Mosca sul totale delle armi importate da Nuova Delhi era del 69%; dal 2017 al 2021 è passata al 49%. Dal 2000 al 2019 il valore del commercio sulla difesa con gli Stati Uniti è passato da 200 milioni di dollari a 6,2 miliardi.
Il distacco dalla componentistica russa si avverte di più nell’aeronautica e nella marina indiane: dall’81% al 67 e dal 58% al 44 dal 2000 al 2020, rispettivamente. Meno nell’esercito di terra, che al 2020 faceva ancora affidamento alla Russia per il 98% dei ricambi e delle strumentazioni per i veicoli.
I limiti della Russia in Ucraina favoriranno il distacco?
Tra tutte le branche delle forze armate indiane, è proprio l’esercito quella che assorbe la quota più sostanziosa del budget per la difesa. Ma le cose potrebbero cambiare, almeno in parte, perché lo scenario indo-pacifico impone un focus maggiore su aviazione e marina ai fini del coordinamento con i soci del Quad, il quadrilatero securitario con America, Australia e Giappone istituito per rispondere all’espansionismo cinese nella regione. È l’esercito, tuttavia, a monitorare il lungo confine terrestre indiano con la Cina e il Pakistan.
Le scarse prestazioni dell’armamentario russo in Ucraina potrebbero incentivare il passaggio dell’India a fornitori diversi. Nuova Delhi, innanzitutto, potrebbe iniziare a pensare che l’hardware di Mosca non offra sufficienti garanzie di difesa da Pechino e Islamabad. E poi l’industria bellica russa dovrà – ora e nei prossimi anni – concentrarsi sulla ricostituzione delle capacità nazionali, mettendo l’export in secondo piano.
Fare di più da soli
L’impegno militare della Russia in Ucraina e le sanzioni internazionali imposte contro il Paese hanno convinto l’India a rivolgersi altrove per le forniture di armamenti: all’Europa orientale e – soprattutto – alle aziende domestiche. Già nel 2022 il Governo di Nuova Delhi ha identificato equipaggiamenti difensivi dal valore di 324 milioni di dollari che dovranno venire realizzati internamente.
Vibhas Pande, a capo delle attività di manutenzione dell’aviazione indiana, ha dichiarato recentemente che “l’attuale ordine mondiale e lo scenario geopolitico, molto, molto turbolento, ci hanno insegnato una lezione. Se vogliamo certezza e stabilità […] l’unica opzione è quella di avere un meccanismo di catena di approvvigionamento totalmente autonomo o autosufficiente all’interno del paese”. Addirittura, un anonimo funzionario governativo ha confessato a Reuters che l’India punta a produrre in patria la metà degli apparecchi per la difesa.
È un grande passo in avanti, ma la sostituzione non può avvenire da un giorno all’altro. Per questo, Nuova Delhi sta guardando se i Paesi dell’Europa dell’est utilizzano armamenti e componenti simili a quelli russo-sovietici impiegati dalle forze armate indiane: ad esempio gli AK-47 e i carrarmati in dotazione all’esercito, oppure i caccia Sukhoi e gli elicotteri Mi-17 dell’aeronautica. Mentre riorganizza la filiera, comunque, l’India sta facendo pressioni alla Russia affinché consegni rapidamente i sistemi missilistici S-400 e i seicentomila fucili AK-203.
La mossa degli Stati Uniti
Per stimolare ulteriormente il processo di distacco dalla Russia, gli Stati Uniti stanno preparando un ricco pacchetto di assistenza militare all’India, da 500 milioni di dollari: è inferiore per volume soltanto agli aiuti che Washington invia a Israele e all’Egitto.
Si tratta di una somma rilevante, ma non affronta il tema delle forniture di mezzi costosi come i caccia, le navi e i veicoli corazzati. Al di là del fatto che le armi americane sono più care di quelle russe, poi, un altro problema è che le aziende statunitensi non sono bendisposte verso i trasferimenti di tecnologie richiesti dagli indiani.
L’alleanza indo-americana ha attualmente dei limiti evidenti. Eppure proprio nella crisi ucraina si nascondono delle opportunità che gli Stati Uniti possono sfruttare per attirare la nazione a sé e allontanarla dalla Russia. Meglio ancora, Nuova Delhi dovrebbe sviluppare autonomamente la convinzione che Mosca non sia una partner affidabile. È difficile ma non impossibile; qualcosa, comunque, sembra già starsi muovendo sul versante degli armamenti.