Nuova Delhi agisce secondo il proprio interesse, e le relazioni che ha sia con Mosca che con l’Occidente sono di vitale importanza. Per questo motivo sceglie il non-allineamento che gli permette di non schierarsi
“Non viviamo più in un mondo bipolare. Il mondo di oggi è interdipendente ed è necessario instaurare rapporti con tutti allo stesso tempo”. Queste le parole del Primo Ministro indiano Narendra Modi in un’intervista con Times Now di qualche anno fa. Nonostante la necessità di collaborare con tutti in un mondo multipolare, eventi come l’aggressione russa all’Ucraina dello scorso 24 febbraio rappresentano possibili momenti di cambiamento. Il cigno nero di Nassim Nicholas Taleb che mescola le carte in tavola. Così è stato almeno per alcuni Paesi europei, tra cui la Germania, che ha messo fine a una lunga tradizione di pacifismo e ha deciso di investire 100 miliardi di euro nel settore militare nel 2022. In generale, la reazione degli Stati occidentali all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata immediata e, almeno finora, relativamente compatta.
L’attacco della Russia rappresenta un’evidente violazione delle norme di diritto internazionale vigenti, così come della regola del non-interventismo su cui si basa l’attuale ordine internazionale. Conseguentemente, ci si sarebbe potuti aspettare una risposta altrettanto chiara da quei Paesi che hanno fatto del non-interventismo un principio cardine delle proprie dottrine diplomatiche. Tra questi Stati, vi è l’India di Modi. Eppure, fino a questo momento la risposta di Nuova Delhi è stata inconsistente. Nei più importanti forum di dibattito internazionali, tra cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’India si è astenuta, decidendo de-facto di evitare qualsiasi forma di condanna diretta alla Russia.
Armi, geopolitica e realismo
Le ragioni che stanno alla base della posizione di neutralità scelta dall’India di fronte al conflitto in Ucraina sono puramente geopolitiche. Da un lato, la necessità di mantenere stabili i flussi di armi russe che da anni rappresentano buona parte dei rifornimenti militari indiani. La Russia rimane il suo principale fornitore di armi, nonostante un evidente calo negli ultimi anni, passando dal 67% del totale di import militari indiani nel periodo 2012-2017 al 46% tra il 2017 e il 2021. Dall’altro lato, vi è l’obiettivo geopolitico di lunga data dell’India in chiave anticinese. Lo scopo è quello di mantenere una relazione costruttiva con la Russia, affinché non si venga a creare un asse Russia-Cina come durante la prima parte della Guerra fredda.
Il conflitto russo-ucraino rappresenta una questione spinosa per l’India che genera una tensione tra i fondamenti teorici della propria narrazione geopolitica basata sul non-interventismo e i suoi interessi attuali, i quali prevalgono. Per questo motivo, la neutralità riguardo al conflitto è stata definita come “leggermente pro-Mosca” da Happymon Jacob, professore della Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi.
Quanto conta il petrolio russo per Nuova Delhi
Un settore dove ci sono stati sviluppi interessanti nella relazione Russia-India è quello dell’energia. Nei primi due mesi del 2022, la quota di petrolio russo acquistato dall’India era virtualmente inesistente. In seguito all’invasione, gli import del combustibile fossile sono aumentati esponenzialmente. Ad oggi, la Russia rappresenta il secondo maggior esportatore per Nuova Delhi, secondo solo all’Iraq e davanti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La correlazione tra inizio della guerra in Ucraina e import di petrolio russo in India è lampante. Tuttavia, correlazione non significa causalità, e le ragioni alla base di questo vertiginoso aumento vanno ricercate più nelle leggi di mercato che tra i principi fondamentali della geopolitica. Il prezzo per barile del petrolio russo viene venduto all’India scontato di circa 30$, di gran lunga inferiore della media di 100$ al barile dallo scoppio della guerra.
L’india sta continuando, e continuerà, a comprare enormi quantità di petrolio russo. Così facendo, protrarrà il proprio supporto per Mosca grazie a un flusso stabile di capitale che bilancia, in parte, le sanzioni. La lettura di questo avvenimento non deve però essere mal interpretata. Sebbene l’India stia attuando delle mosse che favoriscono la Russia, come comprarne il petrolio a buon prezzo, non lo sta facendo perché condivide il progetto dell’invasione, ma bensì per seguire “ciò che è nel nostro interesse”, secondo le parole di Modi. Allo stesso modo, la neutralità rispetto al conflitto si spiega principalmente attraverso la necessità di mantenere buoni rapporti con Putin in chiave anticinese. L’India agisce secondo il proprio interesse, ma le relazioni che ha con il resto del mondo occidentale, in primis gli Stati Uniti, sono di vitale importanza. Conseguentemente, Nuova Delhi non si spingerà mai troppo oltre nel suo appoggio a Mosca e opterà piuttosto per un non-allineamento che gli permetta di non schierarsi apertamente da nessuna delle due parti del conflitto, estraendo vantaggi da entrambe.
“Non viviamo più in un mondo bipolare. Il mondo di oggi è interdipendente ed è necessario instaurare rapporti con tutti allo stesso tempo”. Queste le parole del Primo Ministro indiano Narendra Modi in un’intervista con Times Now di qualche anno fa. Nonostante la necessità di collaborare con tutti in un mondo multipolare, eventi come l’aggressione russa all’Ucraina dello scorso 24 febbraio rappresentano possibili momenti di cambiamento. Il cigno nero di Nassim Nicholas Taleb che mescola le carte in tavola. Così è stato almeno per alcuni Paesi europei, tra cui la Germania, che ha messo fine a una lunga tradizione di pacifismo e ha deciso di investire 100 miliardi di euro nel settore militare nel 2022. In generale, la reazione degli Stati occidentali all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata immediata e, almeno finora, relativamente compatta.
L’attacco della Russia rappresenta un’evidente violazione delle norme di diritto internazionale vigenti, così come della regola del non-interventismo su cui si basa l’attuale ordine internazionale. Conseguentemente, ci si sarebbe potuti aspettare una risposta altrettanto chiara da quei Paesi che hanno fatto del non-interventismo un principio cardine delle proprie dottrine diplomatiche. Tra questi Stati, vi è l’India di Modi. Eppure, fino a questo momento la risposta di Nuova Delhi è stata inconsistente. Nei più importanti forum di dibattito internazionali, tra cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’India si è astenuta, decidendo de-facto di evitare qualsiasi forma di condanna diretta alla Russia.