India: anche Modi ricorre alla “diplomazia dei vaccini”
L'India è il maggior produttore al mondo di farmaci e vaccini. Modi cerca di sfruttare tale caratteristica per estendere la propria influenza geopolitica in Asia meridionale
L’India è il maggior produttore al mondo di farmaci e vaccini. Modi cerca di sfruttare tale caratteristica per estendere la propria influenza geopolitica in Asia meridionale
Il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha detto ieri che la nazione continuerà a esportare medicinali all’estero, compresi i vaccini contro il coronavirus. L’India è il secondo Paese al mondo per numero di casi di contagio – quasi 10 milioni e mezzo, su una popolazione di 1,3 miliardi di persone – ed è il maggiore produttore di farmaci e vaccini. Ne ha anche sviluppato uno contro il coronavirus, il Covaxin, che ha recentemente ottenuto l’autorizzazione dell’autorità indiana per i medicinali.
La diplomazia dei vaccini
Modi sta sfruttando tutte queste caratteristiche per ragioni di propaganda. Ha dichiarato infatti che l’intero pianeta “non sta solo aspettando i vaccini indiani, ma sta anche guardando attentamente come l’India gestirà il più grande programma di vaccinazione al mondo”, che entro luglio dovrebbe coprire 300 milioni di persone. Ha dipinto l’India come una potenza farmaceutica, autosufficiente – nonostante l’anno scorso abbia avuto necessità di importare mascherine, ventilatori e kit per i test – e generosa, che esporterà i suoi prodotti.
Nuova Delhi – la “farmacia del mondo”, come l’ha definita Modi – vuole anche lei ricorrere alla cosiddetta “diplomazia dei vaccini”, una sorta di soft power sanitario, per estendere la propria influenza geopolitica in Asia meridionale. I Paesi vicini, come lo Sri Lanka e il Bangladesh, hanno effettivamente mostrato interesse nei vaccini prodotti o sviluppati in India: oltre al Covaxin, sviluppato dall’azienda indiana Bharat Biotech, c’è anche il Covishield, sviluppato da AstraZeneca ma prodotto dal Serum Institute of India.
I rapporti con l’Asia meridionale
Lo scorso novembre il Bangladesh ha stretto un accordo con Serum per 30 milioni di dosi di vaccino. Pochi giorni fa il Ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha promesso allo Sri Lanka che riceverà i vaccini indiani non appena saranno pronti. Per il 14 gennaio si prevede la firma di un accordo con il Nepal, il cui Ministro degli Esteri sarà in visita a Nuova Delhi.
Harsh Pant, analista del think tank indiano Observer Research Foundation, ha spiegato al South China Morning Post che gli obiettivi dell’India sono due: mostrarsi alle nazioni vicine come una potenza regionale responsabile e altruista, in opposizione alla Cina; e poi garantirsi che l’Asia meridionale riesca a superare la crisi del Covid-19, per evitare ripercussioni negative sulle proprie catene di approvvigionamento.
L’India ha rapporti spesso complicati con gli altri Paesi dell’Asia meridionale: con il Nepal e il Pakistan ci sono dispute territoriali, mentre con il Bangladesh ci sono tensioni legate al trattamento dei musulmani. Nuova Delhi si contende inoltre con la Cina l’influenza sullo Sri Lanka e sulle Maldive.
Secondo Pant, la “diplomazia dei vaccini” può contribuire a migliorare il posizionamento indiano nella regione, ma non è abbastanza per contrastare la crescita dell’influenza della Cina, che ha compiuto grandi investimenti nelle infrastrutture.
L’India è il maggior produttore al mondo di farmaci e vaccini. Modi cerca di sfruttare tale caratteristica per estendere la propria influenza geopolitica in Asia meridionale
Il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha detto ieri che la nazione continuerà a esportare medicinali all’estero, compresi i vaccini contro il coronavirus. L’India è il secondo Paese al mondo per numero di casi di contagio – quasi 10 milioni e mezzo, su una popolazione di 1,3 miliardi di persone – ed è il maggiore produttore di farmaci e vaccini. Ne ha anche sviluppato uno contro il coronavirus, il Covaxin, che ha recentemente ottenuto l’autorizzazione dell’autorità indiana per i medicinali.
La diplomazia dei vaccini
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