Dopo le misure adottate per il nichel, il Presidente Joko Widodo ha dichiarato un divieto all’esportazione di bauxite, minerale necessario alla produzione di alluminio di cui l’Indonesia è il quinto maggiore fornitore al mondo
Il presidente indonesiano Joko Widodo ha annunciato un divieto all’esportazione di bauxite, un minerale necessario alla produzione di alluminio di cui l’Indonesia è il quinto maggiore fornitore al mondo. Il ban entrerà in vigore il prossimo giugno.
Stando ai dati dello U.S. Geological Survey, un’agenzia del governo statunitense, nel 2020 l’Indonesia è stata la quinta maggiore produttrice al mondo di bauxite, di cui possiede le seste riserve più grandi del pianeta. Widodo ha spiegato che il governo indonesiano “è continuamente impegnato a costruire sovranità nel nostro settore delle risorse naturali e ad aggiungere valore ai [prodotti] nazionali, al fine di aprire il maggior numero possibile di posti di lavoro, aumentare le [entrate] in valuta estera e creare una crescita economica uniforme”.
L’obiettivo di Giacarta è mantenere la bauxite in patria, in modo da stimolare la crescita dell’industria nazionale di raffinazione, un’attività dal maggiore valore aggiunto. Il ministro degli Affari economici Airlangga Hartarto ha detto infatti che il minerale grezzo indonesiano viene esportato in Cina e in Australia, da cui poi l’Indonesia acquista prodotti lavorati. Ci sono al momento quattro raffinerie in Indonesia che utilizzano la bauxite come materia prima per la produzione di allumina, un prodotto intermedio nel processo dell’alluminio: la loro capacità produttiva combinata ammonta a 4,3 milioni di tonnellate. Non è la prima volta, ricorda il Nikkei Asia, che l’Indonesia blocca le esportazioni di bauxite. Aveva già imposto restrizioni nel 2014 – “causando un calo significativo delle spedizioni”, quotidiano −, allentandole nel 2017.
Il nuovo ban di Giacarta danneggerà soprattutto la Cina, che nel 2014 (l’anno del primo divieto) ne era la nettamente la maggiore acquirente: il 99% dei carichi del metallo indonesiano finivano proprio in Cina. Da allora Pechino ha ridotto la quota di dipendenza, ma nonostante la diversificazione continua comunque ad acquistare dall’Indonesia grosse quantità del minerale: nel 2021 quasi un quinto delle importazioni cinesi di materie grezze legate all’alluminio provenivano da questo paese.
Sempre nel 2014, e per tre anni, l’Indonesia ha vietato anche le esportazioni di nichel, un metallo – di cui è la maggiore produttrice al mondo – utilizzato per le batterie delle auto elettriche e per l’acciaio inossidabile. Il blocco ha avuto l’effetto di stimolare gli investimenti cinesi nell’industria indonesiana di lavorazione del metallo, rendendo il paese un grande produttore di acciaio inossidabile. Giacarta aveva poi imposto un altro divieto all’esportazione di nichel, entrato in vigore nel gennaio 2020, che è stato però contestato dall’Unione europea davanti all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Bruxelles lo riteneva dannoso per l’industria siderurgica comunitaria, e alla fine l’istituzione stabilì che le restrizioni indonesiane non erano giustificate. Jokowi ha anticipato che l’Indonesia ricorrerà in appello contro la sentenza dell’OMC.
Giacarta sta inoltre lavorando alla creazione di un cartello dei paesi produttori di nichel simile all’OPEC, l’organizzazione che riunisce e coordina alcuni dei maggiori esportatori di petrolio al mondo.
Il presidente indonesiano Joko Widodo ha annunciato un divieto all’esportazione di bauxite, un minerale necessario alla produzione di alluminio di cui l’Indonesia è il quinto maggiore fornitore al mondo. Il ban entrerà in vigore il prossimo giugno.
Stando ai dati dello U.S. Geological Survey, un’agenzia del governo statunitense, nel 2020 l’Indonesia è stata la quinta maggiore produttrice al mondo di bauxite, di cui possiede le seste riserve più grandi del pianeta. Widodo ha spiegato che il governo indonesiano “è continuamente impegnato a costruire sovranità nel nostro settore delle risorse naturali e ad aggiungere valore ai [prodotti] nazionali, al fine di aprire il maggior numero possibile di posti di lavoro, aumentare le [entrate] in valuta estera e creare una crescita economica uniforme”.