Iran: l’esplosione a Teheran ha provocato dei blackout in due quartieri della città. Si tratta di incidenti o di operazioni di sabotaggio?
Nelle prime ore di venerdì c’è stata un’esplosione nella zona ovest di Teheran, la capitale dell’Iran, che ha provocato dei blackout in due quartieri della città. È il terzo episodio di questo tipo nelle ultime tre settimane.
Non è chiaro il luogo preciso dell’esplosione né quale sia stata la causa. Secondo alcune ricostruzioni riportate da Agenzia Nova, lo scoppio sarebbe avvenuto all’interno di un deposito missilistico di proprietà delle Guardie rivoluzionarie dell’Iran.
Il New York Times scrive invece che nell’area interessata dall’esplosione sono presenti diverse strutture militari, che potrebbero essere state il bersaglio di un’operazione di sabotaggio. Il quotidiano statunitense parla di due siti sotterranei: uno destinato alla ricerca sulle armi chimiche, mentre l’altro consisterebbe in un non meglio precisato centro di produzione militare.
La terza esplosione notturna in tre settimane
Prima dei fatti di ieri notte c’erano già state altre due esplosioni simili in Iran. La prima – due settimane fa – si è verificata nell’impianto di produzione missilistica di Khojir, a Teheran est, il più grande di tutto il Paese. Ufficialmente la causa è stata ricondotta all’esplosione di un serbatoio dicarburante, ma non è davvero chiaro se si sia trattato davvero di un incidente o piuttosto di un sabotaggio.
La seconda esplosione – la settimana scorsa – ha interessato invece l’importante sito nucleare di Natanz. Il Governo iraniano non ha diffuso i risultati dell’indagine su quanto accaduto per motivi di sicurezza nazionale. Non sappiamo, anche in questo caso, se si sia trattato o meno di un incidente: alcune fonti raccolte dal New York Times avevano però parlato dell’utilizzo di esplosivo o addirittura addossato la responsabilità dell’attacco a Israele.
Cosa succede in Iran
I casi recenti di incendio negli impianti industriali iraniani – centrali elettriche, impianti chimici, raffinerie – sono decine. Teheran ha incolpato Tel Aviv per alcuni di questi episodi, ma è difficile verificare se sia davvero così.
Quello che è possibile affermare con maggiore sicurezza è il seguente: se si tratta di incidenti, allora le infrastrutture strategiche iraniane versano in condizioni critiche; se si tratta invece di attacchi esterni, allora sono le capacità di difesa di Teheran a essere inadeguate.
Il coinvolgimento di Israele
Riguardo al possibile ruolo di Israele, sappiamo che Tel Aviv possiede la capacità di colpire l’Iran direttamente nel suo territorio (è successo ad esempio nel 2018 con il furto di documenti segreti). E sappiamo anche che Israele ha già fatto ricorso ad attacchi informatici per danneggiare il programma nucleare iraniano.
Vista la grande quantità di impianti danneggiati nelle ultime settimane, sembra però poco probabile che Israele possa essere l’autore di tutte queste esplosioni.
D’altra parte, Tel Aviv teme seriamente che Teheran possa dotarsi di armi nucleari. E teme anche che l’Iran possa “circondare” Israele con un network di forze ostili – armate di missili e droni – tra Iraq, Siria e Libano.
Israele – come notava già Limes – potrebbe allora essere coinvolto nell’esplosione alla centrale di Natanz, visto che il danneggiamento dell’impianto causerà ritardi notevoli al programma nucleare iraniano.
Nelle prime ore di venerdì c’è stata un’esplosione nella zona ovest di Teheran, la capitale dell’Iran, che ha provocato dei blackout in due quartieri della città. È il terzo episodio di questo tipo nelle ultime tre settimane.
Non è chiaro il luogo preciso dell’esplosione né quale sia stata la causa. Secondo alcune ricostruzioni riportate da Agenzia Nova, lo scoppio sarebbe avvenuto all’interno di un deposito missilistico di proprietà delle Guardie rivoluzionarie dell’Iran.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica