La famiglia sovranista
Il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona ha eretto barricate a difesa della famiglia tradizionale. Anche in questo caso, si è riprodotto lo scontro tra sovranisti e fautori di una società aperta e tollerante
Il Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona ha eretto barricate a difesa della famiglia tradizionale. Anche in questo caso, si è riprodotto lo scontro tra sovranisti e fautori di una società aperta e tollerante
Si è aperto ieri a Verona il tredicesimo World Congress of Families, il raduno dell’integralismo pro-life e omofobo che, dopo aver toccato Georgia, Ungheria e Moldavia, è arrivato per la prima volta in Italia con tre giornate dedicate. All’evento partecipano ben tre Ministri della Repubblica: Matteo Salvini, Marco Bussetti e, naturalmente, il Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, iscritto dal 2011 al Comitato No194.
A benedire i presenti, il vescovo scaligero Giuseppe Zenti, mentre per domenica sono attesi i camerati di Forza Nuova, che si sono dati appuntamento in Piazza Brà per la marcia che concluderà la kermesse. Neanche a dirlo, l’iniziativa è partita subito con un bell’attacco alla legge sull’aborto dell’ultraconservatore pro-life Massimo Gandolfini, mentre in sala venivano distribuiti come gadget riproduzioni di feti in gomma. Gandolfini se l’è presa poi anche Monica Cirinnà, la senatrice del Pd che ha dato il suo nome alla legge 76/2016, che regolamenta le unioni civili.
A sorpresa, sul palco del Congresso è salita anche la senatrice pentastellata Tiziana Drago, unica esponente del Movimento presente alla kermesse oltre che Brian Brown, il Presidente dell’Iof, International Organization for the Family, padre di nove figli e nemico del mondo Lgbt. Intanto, da ieri sono partite una serie di contro-manifestazioni in una Verona blindatissima.
Argomento spinosissimo, delicato. Il nucleo familiare resta cellula fondamentale delle nostre comunità, ma una democrazia liberale ha il dovere di trovare una regolamentazione anche per altre forme di unioni e di convivenze, che riflettono sensibilità e dignità che non possono essere ancora marginalizzate.
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