Questa maledetta pandemia ci ha regalato l’ennesimo dispiacere: quello di rivedere un Kennedy alla testa di un movimento, questa volta decisamente quello sbagliato
“Il Green Pass è simile ai passaporti razziali in voga durante il terzo Reich o nel Sud Africa dell’apartheid”. L’ennesima scemenza sul tema del certificato vaccinale arriva dalla bocca di un Kennedy.
Robert Kennedy Jr., terzogenito del defunto Bob e nipote di John F. Kennedy, è intervenuto sabato scorso a Milano al diciassettesimo presidio no vax/no Green Pass cittadino.
Laureato in legge ad Harvard, Kennedy si è occupato per anni di diritto ambientale. Dal 2005, anche attraverso l’associazione Children’s Health Defense di cui è presidente, conduce una battaglia contro le vaccinazioni. Negli Usa è ritenuto uno dei principali diffusori di fake news sull’argomento.
Ha definito un olocausto la vaccinazione infantile negli Stati Uniti, responsabile, a suo dire, dell’aumento dei casi di autismo nel Paese, e ha accusato l’Organizzazione mondiale della sanità di orchestrare campagne mediatiche su malattie inesistenti.
Non è la prima volta che il rampollo della celebre famiglia americana viene in Europa a diffondere il suo verbo negazionista.
Ad agosto del 2020, nel pieno della pandemia, partecipò a una manifestazione contro il lockdown a Berlino. “Mio zio John Kennedy venne a parlare in questa città perché era l’ultima frontiera contro il totalitarismo globale. E ancora oggi, questa città è la frontiera contro il totalitarismo globale”, dichiarò, paragonando (megalomania?) il suo discorso a quello che il celebre zio pronunciò, in piena Guerra fredda, davanti al municipio di Schoneberg nel 1963.
Al suo arrivo in piazza, sabato, Bob Kennedy Jr è stato accolto dall’applauso dei manifestanti, circa 4mila persone accorse all’Arco della Pace ad ascoltarlo: “Il Green Pass è il colpo di Stato, è lo strumento che stanno usando per togliervi i diritti. Altro che misura sanitaria, è uno strumento di controllo della vostra vita, dei vostri movimenti, del vostro conto in banca”, ha detto rivolgendosi alla folla che urlava il suo nome, “è un colpo di Stato globale” realizzato in soli 20 mesi.
Nonostante i divieti, dopo il comizio dell’avvocato americano, un gruppetto di manifestanti è riuscito a raggiungere piazza Duomo, tentando di forzare, senza riuscirci, il cordone delle forze dell’ordine. La situazione però è rimasta abbastanza tranquilla. La Questura aveva scommesso su un calo di partecipazione e così è stato, complici la pioggia battente e le direttive del Ministero sul divieto di manifestare in centro.
Non possiamo non ironizzare su come “non sempre le ciambelle escano con il buco”. I due fratelli Kennedy assassinati si staranno chiedendo, da lassù, come sia possibile che un membro della loro gloriosa stirpe si ponga alla testa di un movimento tanto scombicchierato. Non c’è bisogno di un genio per capire (e la quarta ondata ce lo sta confermando in pieno) che la libertà di non vaccinarsi non può non avere un limite pesante nel diritto di un’intera comunità a proteggersi dal virus più potente del secolo, per ora. I 5 milioni di morti urlano dalle loro tombe (in epoca di internet, disponiamo di nomi e cognomi di ognuno di loro, quindi niente invenzioni) contro queste proteste che calpestano la scienza con argomenti pretestuosi e privi di qualsiasi fondamento razionale.
Temo sia finito il tempo dei dibattiti: chi si vaccina ha il diritto di vivere una vita normale e chi non lo fa non può impedirlo. È questa la logica del super Green pass, che vede noi di eastwest decisamente a favore, senza se e senza ma.
Questa maledetta pandemia ci ha regalato l’ennesimo dispiacere: quello di rivedere un Kennedy alla testa di un movimento, questa volta decisamente quello sbagliato
“Il Green Pass è simile ai passaporti razziali in voga durante il terzo Reich o nel Sud Africa dell’apartheid”. L’ennesima scemenza sul tema del certificato vaccinale arriva dalla bocca di un Kennedy.