A decidere chi sarà il 47esimo presidente saranno solo alcuni Stati chiave. Trump e Harris si stanno battendo per il cosiddetto Blue Wall, il muro blu della Rust Belt. In particolare si tratta di tre stati, la Pennsylvania e un pezzo di Mid West con Michigan e Wisconsin.
Perché quella regione è così importante e perché continua ad essere il cuore dello scontro tra destra e sinistra? Il primo punto ha a che fare con i numeri. Nel 2012 i tre stati hanno votato per Barack Obama, quattro anni dopo, nel 2016, hanno scelto di votare Donald Trump, e quattro anni fa sono tornati a votare dem eleggendo Joe Biden. Ogni volta il margine di vittoria di un candidato è stato minimo. Otto anni fa Hillary Clinton è stata battuta in quelle tre aree con meno di 80 mila voti, mentre nel 2020 Biden ha vinto con un margine di 260mila voti. Stiamo parlando sempre di margini molto risicati. Per questo lo scontro tra Trump e Harris sarà molto violento e costante in quella fetta di Paese.
Prendiamo, ad esempio i soldi. Da quando Kamala Harris ha preso il posto di Joe Biden, in quei tre stati sono arrivati fiumi di dollari, spesi per assumere personale per la campagna, ma soprattutto per pagare costose pubblicità televisive. Secondo i dati della società AdImpact, dem e Gop hanno speso più in Pennsylvania che altrove, seguita da Michigan (secondo stato per fondi spesi), Georgia e Wisconsin (quarto per spesa). Michigan e Wisconsin guidano invece la classifica come quelli con il maggior numero di pubblicità prenotata da qui al 5 novembre.
Bob Shrum. stratega democratico e direttore del Center for the Political Future alla Southern California University, ha spiegato in modo molto efficace alla Cnn perché la battaglia elettorale più serrata è proprio qui. Pennsylvania, Michigan e Wisconsin sono un microcosmo delle polarizzazioni che dividono il Paese e che definiscono la politica americana di oggi. Contengono la spaccatura tra aree urbane e zone rurali, quella tra colletti bianchi e colletti blu e quella tra galassia Maga e posizioni woke delle città.
Identikit di una regione
Ovviamente i tre non sono la fotocopia l’uno dell’altro, ma hanno sufficienti punti in comune per spingere qualche analista a parlare di macro regione Mi-Pa-Wi. Tutti e tre sono meno diversificati sul piano razziale rispetto al resto del Paese. Stando all’American Community Survey realizzata dallo US Census Bureau, i bianchi rappresentano i tre quarti della popolazione di Pennsylvania e Michigan e quattro quinti di quella del Wisconsin. Anche le comunità ispaniche restano ai margini rispetto alla composizione complessiva. Sempre in ambito demografico, da segnalare una popolazione mediamente più anziana che nel resto dell’Unione, con una natalità più limitata e con migrazione più bassa. In Michigan e Pennsylvania solo il 7% dei residenti è straniero ad esempio.
Secondo l’ultimo censimento, in tutti e tre solo un terzo degli abitanti ha una laurea e il reddito medio è inferiore alla media nazionale, in particolare in Pennsylvania e Wisconsin. Ultimo dato, non meno importante, sono terra di prima industrializzazione e dalla seconda metà del ‘900 hanno visto un rapido declino industriale e manifatturiero anche se negli ultimi tre anni sono state tra le regioni che hanno goduto dei sussidi dell’amministrazione Biden in modo importante con un aumento di circa 20-30.000 posti di lavoro.
Il Wisconsin in trasformazione
Chiaramente i tre presentano anche caratteristiche diverse e situazioni diverse. Facendo idealmente un viaggio da Ovest verso Est, il Wisconsin è quello che ha qualche caratteristica che lo rende un po’ diverso dagli altri. Per prima cosa è quello dei tre con una divisione etnica meno marcata, poi i bianchi senza laurea, segmento che vota Trump in modo più ampio, hanno espresso circa tre quinti dei voti. Rispetto ad altre zone della Rust Belt il Wisconsin è quello che presenta comunità più divise e rarefatte, cioè piccole città e aree rurali trumpiane sono un segmento elettorale molto ampio che nel 2016 e 2020 hanno costituto il 50% dei voti, contro il 30% di Michigan e Pennsylvania. Non a caso proprio qui i democratici hanno provato ad avviare un piano ambizioso: perdere riducendo i margini con i repubblicani.
Per i dem la battaglia è complessa anche per un’altra ragione: le dimensioni dei sobborghi che negli ultimi anni sono diventati più democratici. La contea che ospita la città di Milwaukee, ad esempio, offre un’area suburbana che è la metà di quelle di Detroit e Philadelphia. In più, in altri contesti suburbani dello stato, i repubblicani riescono a reggere abbastanza bene ottenendo mediamente più voti rispetto a distretti di dimensioni simili nel Nord Est degli Stati Uniti.
Al momento i sondaggi danno Trump ed Harris sostanzialmente testa a testa, con la vicepresidente avanti di 0,6 punti secondo la supermedia di FiveThirtyEight. Ci sono però anche buone notizie per Harris, dovute soprattutto ad alcuni trend degli ultimi anni. A pesare è la grande crescita della seconda città dello stato, Madison, che è anche la capitale del Badger state. Centro finanziario sempre più importante e città di alcune importanti aziende tecnologiche, è anche la sede dell’importante università statale. La contea di Dane, che ospita Madison, è quella che negli ultimi anni ha visto un aumento della popolazione e in breve tempo sta diventando più blu con aumenti dei voti per i democratici notevoli dal 2016 in poi. Paradossalmente per Harris il vero pericolo potrebbe arrivare dal partito dei verdi, una piccola formazione alla sinistra dei dem capitanata da Jill Stein, pronta a “sottrarre” qualche migliaio di voti molto prezioso.
Il Michigan e la sfida per i sindacati
Spostandoci verso est c’è un altro stato fondamentale, il Michigan. La sua storia è molto interessante. Partiamo dalla sorpresa del 2016. Durante le presidenziali Trump supera Clinton per 10.704 voti, un margine dello 0,23%. Quel giorno, nella sorpresa generale crolla uno dei pilastri del “muro blu” che reggeva dal 1992. Eppure non avrebbe dovuto sorprendere il dato che in quel periodo il Gop controllava tutti i rami del governo locale. Oggi le cose si sono ribaltate e negli ultimi quattro anni la patria dell’industria automobilistica ha visto un buon ritorno dei democratici. Esprimono il governatore Gretchen Whitmer, controllano entrambi i rami della legislatura locale ed esprimono due senatori, una presa che non si vedeva dagli anni ’70. Eppure ci sono fenomeni nuovi che possono ribaltare questo scenario.
Da un lato i dem rischiano perché nello Stato c’è una consistente popolazione arabo-musulmana arrabbiata con la Casa Bianca per l’appoggio a Israele nella guerra a Gaza che a sua volta contagia i giovani dei campus che già in primavera hanno protestato contro Joe Biden. Si tratta di segmenti elettorali tendenzialmente democratici che potrebbero però disertare le urne andando a ricreare il gap elettorale del 2016. Accanto a questo, la campagna elettorale di Trump sta lavorando molto per convincere i lavoratori dell’industria automobilistica che la transizione green voluta dalla Casa Bianca con l’accelerazione sui veicoli elettrici può distruggere posti di lavoro. Da ultimo i repubblicani stanno concentrando i loro sforzi per erodere parte del sostengo democratico in un particolare settore demografico: quello dei giovani afroamericani. Si tratta di segmenti elettorali che possono contare moltissimo in una corsa ravvicinata.
I dem dal canto loro hanno delle frecce al proprio arco. Il primo è quello relativo al tema dell’aborto in particolare da quando la Corte suprema a trazione conservatrice ha cancellato la sentenza Roe v Wade che garantiva l’aborto a livello federale. Questa decisione ha permesso ai dem di estendere la loro forza nei sobborghi e tra l’elettorato femminile. I dem, poi, hanno anche mantenuto una buona quota di elettori nelle città di medie dimensioni e sono riusciti a mantenere voti nel mondo operaio. Ma proprio su questo punto sono in sofferenza.
Nelle ultime settimane in casa democratica è crescita un po’ d’ansia per l’andamento della campagna elettorale, in particolare in Michigan, e per la presa che Harris ha sulla classe operaia. Trump oltre a che a puntare su messaggi sui rischi di un’elettrificazione dell’industria dell’auto, ha corteggiato molto i colletti blu parlando di inflazione, e minaccia cinese all’economia americana. I dem locali, con in testa la governatrice Whitmer, hanno chiesto alla vicepresidente di fare di più, incluso un maggior numero di comizi.
Al momento la media dei sondaggi dà Harris avanti di 0,8 punti, quindi pochissimo. Una strada per vincere potrebbe essere quella di riportare al voto gli operai sindacalizzati. Il problema è che per il momento il supporto del mondo sindacale è più labile rispetto a quello che venne riservato a Biden nel 2020. La vicepresidente, anche se ha raccolto l’appoggio di alcune sigle importanti come quelle dell’auto, non ha incassato quello degli autotrasportatori e dei vigili del fuoco. E questo la espone a diversi problemi soprattutto sul fronte della mobilitazione.
Battaglia per la Pennsylvania
La richiesta dei democratici del Michigan di una presenza più massiccia nella regione si scontra con un’altra necessità: il fatto che Harris deve battere palmo a palmo la fondamentale Pennsylvania. Secondo gli analisti, il Kaystone State è quello che con ogni probabilità assegnerà la vittoria a uno dei candidati. Uno dei punti di forza per Harris in questo Stato è l’avanzata nei sobborghi dei colletti bianchi. Nel 2020 Biden si è imposto nelle quattro grandi contee suburbane intorno a Philadelphia con un vantaggio di 300 mila voti, 100 mila in più di quelli raccolti da Clinton nel 2016.
Il Gop, dal canto suo, ha lavorato per mantenere una certa forza tra gli elettori bianchi senza formazione universitaria. Secondo gli exit poll del 2020 il tycoon ha conquistato più voti tra i bianchi della classe operaia con un margine migliore di quelli in Michigan e Wisconsin. In più, secondo delle elaborazioni del Center for Rural Studies, il miliardario ha avuto margini migliori nelle comunità medio-piccole rispetto agli altri due swing state della Rust Belt. Oggi la media delle rilevazioni dice che in Pennsylvania Harris ha un vantaggio di 0,6 punti.
Un po’ come il Wisconsin, la Pennsylvania è anche la sede di uno strano esperimento politico. Democratici e Repubblicani stanno provando una strana strategia: fare campagna elettorale in segmenti elettorali dell’avversario nella speranza di “perdere meno”, così da dare battaglia fino all’ultimo voto. Ad esempio Trump sta provando a recuperare voti tra i maschi afroamericani della classe operaia nei centri urbani. Allo stesso tempo i dem stanno tentando di ridurre i margini di vittoria dei repubblicani nelle zone rurali, ma anche di accelerare i guadagni nei sobborghi. Un insieme di mattoncini per erigere il grande muro della Rust Belt, anche se il colore del muro non è detto sia ancora blu.
Prendiamo, ad esempio i soldi. Da quando Kamala Harris ha preso il posto di Joe Biden, in quei tre stati sono arrivati fiumi di dollari, spesi per assumere personale per la campagna, ma soprattutto per pagare costose pubblicità televisive. Secondo i dati della società AdImpact, dem e Gop hanno speso più in Pennsylvania che altrove, seguita da Michigan (secondo stato per fondi spesi), Georgia e Wisconsin (quarto per spesa). Michigan e Wisconsin guidano invece la classifica come quelli con il maggior numero di pubblicità prenotata da qui al 5 novembre.
Bob Shrum. stratega democratico e direttore del Center for the Political Future alla Southern California University, ha spiegato in modo molto efficace alla Cnn perché la battaglia elettorale più serrata è proprio qui. Pennsylvania, Michigan e Wisconsin sono un microcosmo delle polarizzazioni che dividono il Paese e che definiscono la politica americana di oggi. Contengono la spaccatura tra aree urbane e zone rurali, quella tra colletti bianchi e colletti blu e quella tra galassia Maga e posizioni woke delle città.