Il porto di Hudaydah liberato grazie alle Nazioni Unite, ma il resto del Paese è ancora in guerra
Un piccolo ma estremamente significativo passo in avanti è stato compiuto in Yemen dagli attori in guerra nel Paese della penisola araba. Houthi e forze governative hanno volontariamente accettato — così come previsto dall’accordo di Stoccolma del dicembre 2018 — il ritiro dall’area di Hudaydah, sul Mar Rosso, liberando il porto della città, il principale scalo ad accogliere aiuti umanitari. Martin Griffiths, Inviato Speciale delle Nazioni Unite in Yemen, ha parlato al Consiglio di Sicurezza e spiegato agli Stati che “questo è il primo ritiro volontario di forze” dall’inizio del conflitto.
Circa 14 milioni di yemeniti, pari a metà della popolazione del Paese, vive in una condizione di pre-carestia. Nel 2017 sono morti di fame e patologie a essa correlate 130 bambini al giorno e solo metà degli ospedali esistenti è operativa. Alla fine del 2018, l’area di Hudaydah, interessata da combattimenti e bombardamenti aerei, ha portato più di mezzo milione di persone a lasciare le proprie abitazioni. L’80% della popolazione dello Yemen vive sotto la soglia di povertà.
Martin Griffiths, nel corso dell’audizione al Consiglio di Sicurezza, ha chiesto agli Stati membri l’appoggio per proseguire nell’approccio che ha portato al ritiro delle fazioni in lotta dalla zona del porto sul Mar Rosso. “Vi chiedo di confidare nel bisogno disperato di pace, preghiera quotidiana dei milioni di yemeniti che ancora credono a questa prospettiva”.
Griffiths è intervenuto insieme a Mark Lowock, responsabile per il Palazzo di Vetro degli Affari Umanitari, nel chiedere un accorato cessate-il-fuoco generale in tutto il Paese. Lowock ha spiegato che solo nei primi quattro mesi del 2019 i casi di morti per colera sono stati 200mila, il triplo rispetto al 2018. “La pace duratura” — ha evidenziato il funzionario dell’Onu — “è il rimedio più efficace per risolvere la crisi umanitaria in Yemen”.
Intanto, in Europa scoppia il caso legato all’embargo di armi per l’Arabia Saudita, attivissima nella guerra in Yemen e responsabile della morte di numerosi civili. La Germania, che apparentemente ha bloccato la vendita di armi a Riyad, avrebbe in realtà continuato la sua fornitura di munizioni ai sauditi grazie a un’eccezione prevista relativa ai sistemi tecnologici sviluppati con altre Nazioni, Francia e Gran Bretagna su tutti. Inoltre, il sito d’inchiesta Disclose ha pubblicato 15 pagine di documenti militari segreti che raccontano il massiccio uso di armi francesi in Yemen, per mano di Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. La redazione di Disclose ha ricevuto il dossier segreto nel novembre 2018, esattamente un mese dopo l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.
@melonimatteo
Il porto di Hudaydah liberato grazie alle Nazioni Unite, ma il resto del Paese è ancora in guerra