L’arresto in Polonia di un cittadino cinese è l’ultimo episodio del caso Huawei, scoppiato un mese fa in Canada. Sullo sfondo, lo scontro Usa-Cina per il primato tecnologico
Un dipendente cinese di Huawei – la società con sede in Cina che produce smartphone e tecnologie per le telecomunicazioni – e un uomo di nazionalità polacca sono stati arrestati in Polonia con l’accusa di spionaggio per conto di Pechino.
L’episodio si inserisce nel cosiddetto “caso Huawei”, scoppiato a dicembre con l’arresto in Canada della direttrice finanziaria dell’azienda – nonché figlia del fondatore – Meng Wanzhou. Meng era stata fermata dalle autorità canadesi su richiesta degli Stati Uniti, che la accusano di aver violato l’embargo contro l’Iran e di aver venduto tecnologie che utilizzano brevetti americani. Washington ha chiesto l’estradizione della donna, che al momento si trova in libertà vigilata. In un probabile atto di ritorsione contro Ottawa, la Cina ha arrestato almeno tre cittadini canadesi.
Dietro il caso Huawei c’è il più ampio scontro tra Stati Uniti e Cina per il primato tecnologico. Il timore di Washington è che Huawei, attraverso le proprie infrastrutture di telecomunicazione, possa entrare in possesso di informazioni sensibili e cederle poi al governo cinese. Per questo gli Stati Uniti o alcuni Paesi europei – non è chiara la posizione dell’Italia – non vogliono affidare a Huawei la gestione delle infrastrutture per la nuova rete 5G.
In mezzo a questo scontro c’è il Canada. L’arresto di Meng ha fatto precipitare i rapporti tra Ottawa e Pechino in un momento peraltro delicato: il primo ministro Justin Trudeau stava infatti cercando di far avanzare le relazioni commerciali con la Cina in modo da ridurre la dipendenza economica dagli Stati Uniti, fattisi più ostili dall’inizio della presidenza Trump.
@marcodellaguzzo
L’arresto in Polonia di un cittadino cinese è l’ultimo episodio del caso Huawei, scoppiato un mese fa in Canada. Sullo sfondo, lo scontro Usa-Cina per il primato tecnologico