Il Patto Nord Atlantico, in pessima salute, deve fare i conti con le critiche di Trump, i commenti di Macron e il disincanto di Erdogan
L’incontro dei capi di Stato e di Governo della Nato per i 70 anni del Patto si tiene in un periodo di forti tensioni per l’organizzazione Nord Atlantica, che da tempo fatica a trovare il suo ruolo nel nuovo scenario internazionale, dovendosi riparare dalle stoccate di numerosi leader che guidano Paesi di forte peso nella struttura organizzativa dell’alleanza. Con ragioni diverse, la Nato ha subito le forti critiche prima di Donald Trump, poi di Recep Tayyip Erdogan e infine di Emmanuel Macron.
Da tempo il Presidente degli Stati Uniti accusa gli alleati del Patto Nord Atlantico di non contribuire abbastanza, economicamente, all’organizzazione, chiedendo una spesa per Stato del 2% del Pil in infrastrutture miliari, e lamentando l’eccessivo fardello riposto su Washington dai membri Nato. Prima dell’incontro di Londra, Trump ha dichiarato che le affermazioni di Emmanuel Macron sulla North Atlantic Treaty Organization sono un insulto.
A novembre, infatti, il Presidente francese disse che la Nato è in uno stato di morte cerebrale, argomentando che Europa e Stati Uniti sono arrivati a un punto di disallineamento tale che è necessaria una nuova forma di cooperazione, ovvero che l’Unione Europea si concepisca come una potenza del mondo e non marginalizzata da Usa e Cina. A poche ore dal meeting sui 70 anni della Nato, Macron ha confermato le sue parole, a cui segue una dichiarazione del Presidente turco Erdogan. “Mi sto rivolgendo al Presidente francese, Emmanuel Macron, e dirò questo anche alla Nato. Prima di tutto, dovrebbe pensare alla sua di morte cerebrale. Perché delle dichiarazioni simili possono essere rilasciate solo da chi si trova in uno stato di morte cerebrale.” Inoltre, Erdogan ha detto che al vertice di Londra bloccherà i piani dell’Alleanza per la difesa di Polonia e Paesi baltici se i membri dell’organizzazione non riconosceranno l’Unità di Protezione Popolare (Ypg) come entità terrorista.
Il triangolo Stati Uniti-Francia-Turchia si fa sempre più interessante nel clima pre-vertice di Londra, con accuse reciproche e temi caldissimi che hanno segnato gli ultimi mesi. Ad esempio, il ritiro dell’appoggio di Washington all’Ypg, attaccato da Ankara in territorio siriano. Senza dimenticare la diatriba sui missili russi S-400 che la Turchia ha acquistato, preferendoli alla proposta difensiva statunitense.
Al quadro si aggiungono le esternazioni di Vladimir Putin e Jens Stoltenberg, il Segretario Generale. Da Sochi, dove è in corso un incontro con i vertici militari, il Presidente russo ha detto che la continua espansione della Nato non ha senso, dato che da Mosca non arrivano più pericoli dal 1991, quando avvenne il crollo definitivo dell’Unione Sovietica. Putin ha affermato che l’allargamento del Patto Atlantico è un problema per la Russia, ma che spera nel comune interesse per la sicurezza comune.
Sulla questione Russia parla Stoltenberg. In un’intervista con un quotidiano polacco, il Segretario Generale del Patto Atlantico ha dichiarato: “Attraverso una forte presenza delle forze Nato in Polonia e nei Paesi baltici inviamo un segnale molto forte alla Russia. Se c’è un attacco contro questi Stati, sarà tutta l’Alleanza a rispondere”. Aggiustando il tiro, ha poi sottolineato di non definire la Russia “nemica della Nato”, ma che “risponderemo solo se ce ne sarà bisogno. Dobbiamo essere sicuri che ciò che abbiamo visto in Ucraina, un’invasione della Russia contro il suo vicino, non possa riprodursi contro un membro della Nato”.
@melonimatteo
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