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La rivoluzione del calcio di Xi Jinping


Durante gli anni trascorsi in Cina ho lavorato anche come allenatore di calcio, in una scuola cinese. La domanda che mi facevano i genitori quando portavano i loro figli al campo di allenamento era: “Potrà diventare un nuovo Messi?”. La domanda che mi facevano amici italiani sul calcio cinese era: “Come è possibile che una nazione di un miliardo di persone non riesca a produrre undici buoni calciatori?”. Ci sono questioni legate alla cultura, agli investimenti e alla necessità di programmare.

Riguardo la prima domanda, la mia risposta era molto semplice: “no”. Ma non perché non possano esserci sorprese, quanto perché Messi, così come Ronaldo, nascono in paesi con una forte tradizione culturale calcistica. In Cina i bambini quelle rare volte che hanno l’occasione di giocare per strada, giocano a basket. (senza tenere conto che il compito di un allenatore di calcio è quello di insegnare tecnica e amore per lo sport, almeno ai bambini).

La domanda più rilevante è la seconda. In Cina non esiste un settore calcio giovanile, fino ad ora si è proceduto al contrario. Comprare vecchie glorie dai campionati stranieri, per inserirli nelle squadre della serie A cinese. I cinesi seguono molto il calcio internazionale, ma sono sempre più delusi da quello locale, sferzato da scandali grossolani e imbarazzanti, unitamente a risultati mediocri della propria nazionale (che si trova in novantaseiesima posizione nel ranking mondiale, un’umiliazione per la seconda potenza economica mondiale).

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