Undici dei primi quindici Paesi per numero di infettati sono Paesi europei. È indifferibile anche una sanità integrata
Il Covid-19 non dà tregua all’Europa. In tutto il continente sono allo studio misure per contenere il contagio, mentre i numeri, come era prevedibile, stanno salendo un po’ ovunque.
In Spagna, secondo focolaio più importante d’Europa dopo l’Italia, il bilancio nazionale dei contagiati ha superato i 28.000 casi (di cui il 12% sono operatori sanitari); il Primo Ministro Pedro Sánchez ha annunciato che domani prolungherà lo stato di emergenza, il periodo di quarantena per 47 milioni di spagnoli si estenderà fino a dopo Pasqua.
Nel Regno Unito, i contagi hanno superato i 5000 casi e si inizia a temere per la tenuta del sistema sanitario, che attualmente dispone di circa 4mila posti in terapia intensiva e di 5mila respiratori. Il National Health Service ha invitato 65mila medici e infermieri in pensione a tornare al lavoro, mentre contemporaneamente è stata avviata una partnership con il sistema sanitario privato.
In Germania, i Governi federali e quello statale hanno concordato su un divieto globale “di contatto” per 2 settimane.
Diverse regioni, soprattutto la Baviera, avevano già inasprito le loro normative. Da lunedì, in Sassonia scatta il coprifuoco; in Saarland e Baden-Würtemberg (e anche in tre cantoni svizzeri), di fronte all’ aumento delle infezioni in Francia, hanno messo a disposizione posti letto per ospitare pazienti francesi con Covid-19 che necessitavano di assistenza respiratoria.
In Francia, al sesto giorno di quarantena generale, le autorità preparano il terreno per l’estensione dell’emergenza. Si attendono da un momento all’altro indicazioni in questo senso da parte del Governo. “La situazione continuerà a peggiorare prima che gli effetti del contenimento abbiano effetto”, ha dichiarato il Ministro della Salute Olivier Véran. Due città, Perpignan, nella regione dei Pirenei, e Béziers, hanno proclamato il coprifuoco con il divieto per i cittadini uscire di casa durante la notte.
Particolarmente difficile la situazione in Croazia, dove un terremoto di magnitudo 5.4 scala Richter ha colpito soprattutto la zona di Zagabria e ha costretto la popolazione a uscire in massa nelle strade, nonostante il divieto imposto dalla scorsa settimana. Da ieri, nel Paese è vietata la circolazione di tram e di autobus nel trasporto urbano e anche il traffico interurbano ferroviario e dei pullman è bloccato per 30 giorni.
L’epidemia costringe l’Europa a rinchiudersi, adottando provvedimenti non sempre armonici. A emergenza conclusa, non sarà rinviabile una integrazione delle politiche sanitarie, creando una task forceeuropea che possa intervenire, in coordinamento con l’Oms, per isolare i focolai epidemici e adottare almeno le stesse modalità di rilievo dei dati, per poter disporre di informazioni comparabili, che contribuiscano a prendere decisioni corrette.
Il Covid-19 non dà tregua all’Europa. In tutto il continente sono allo studio misure per contenere il contagio, mentre i numeri, come era prevedibile, stanno salendo un po’ ovunque.
In Spagna, secondo focolaio più importante d’Europa dopo l’Italia, il bilancio nazionale dei contagiati ha superato i 28.000 casi (di cui il 12% sono operatori sanitari); il Primo Ministro Pedro Sánchez ha annunciato che domani prolungherà lo stato di emergenza, il periodo di quarantena per 47 milioni di spagnoli si estenderà fino a dopo Pasqua.
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