Libano: la seconda conferenza in supporto di Beirut non lascia presagire progressi politici. Ma la posizione francese è chiara: troppi problemi, non c'è fiducia nel prestare denaro
Libano: la seconda conferenza in supporto di Beirut non lascia presagire progressi politici. Ma la posizione francese è chiara: troppi problemi, non c’è fiducia nel prestare denaro
La seconda conferenza in supporto di Beirut e del Libanonon lascia presagire sviluppi eclatanti per il Paese dei Cedri. La comunità internazionale guarda la nazione del Vicino Oriente con grande attenzione, visto l’alto valore geopolitico che assume. Da Beirut passano le speranze per una pacificazione dell’intera area, con interessi in gioco che coinvolgono molteplici attori regionali quali Israele, Siria, Palestina, Iran.
“Necessario un nuovo Governo”
La concessione o meno degli aiuti economici si basa sulla capacità della politica libanese di trovare un accordo sul nuovo esecutivo. Ma da mesi si assiste al rimpallo di responsabilità tra i vari partiti, specie dopo il fallimento nel dare la guida del Governo al già diplomatico Mustapha Adib. Proposto su pressioni francesi, Adib ha poi dovuto rimettere il mandato nelle mani del Presidente Michel Aoun e da allora nessun progresso è avvenuto nella nomina del successore di Hassan Diab.
Le questioni economiche sono sempre più preoccupanti, con il Paese ormai tecnicamente fallito. Per accedere a nuova liquidità, il Libano dovrà dimostrare la capacità di riformare le proprie istituzioni. Intanto, l’International Support Group for Lebanon chiede all’attuale esecutivo di attivarsi per “prendere le decisioni necessarie a dar sollievo al mondo imprenditoriale e alla società libanese”.
Fonti vicine all’Eliseo chiariscono la posizione francese: la situazione non cambierà finché non ci sarà un Governo credibile. Il duro messaggio di Parigi lascia intendere che i supporti economici non verranno dati senza reale capacità d’utilizzo dei fondi, ma solo dietro un programma ben definito. “Le informazioni a nostra disposizione dicono che la situazione sta peggiorando, i problemi vanno accumulandosi”, si apprende. “Non c’è fiducia nel prestare denaro” al Libano, continua la fonte.
Da Israele all’Iran
Recentemente gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni su vari esponenti politici libanesi. Se quelle contro Nabil Qaouk e Hassan al-Baghdadi non hanno destato particolare stupore, vista la posizione di Washington nei confronti del partito sciita Hezbollah — e, di riflesso, verso l’Iran —, maggiore attenzione è stata data per le sanzioni imposte a Gibran Bassil, il leader del Free Patriotic Movement, partito cristiano-maronita alleato di Hezbollah. D’altro canto, sia il partito cristiano-maronita che quello sciita supportano il Presidente Aoun, una mossa che lascia intendere un’incapacità di fondo nel saper leggere la politica libanese e i ruoli istituzionali del Paese.
Aoun, ad esempio, sta spingendo per un accordo di pace con Israele. Le sue dichiarazioni sono arrivate la prima volta in un’intervista in seguito all’esplosione al porto di Beirut e, in seguito, relativamente alla questione del confine marittimo. “Spero che nell’arco di pochi mesi si possa giungere a un accordo”, ha dichiarato il Presidente. “Questo rafforzerebbe la stabilità nella parte sud e ci permetterete di investire in risorse naturali quali petrolio e gas”.
La seconda conferenza in supporto di Beirut e del Libanonon lascia presagire sviluppi eclatanti per il Paese dei Cedri. La comunità internazionale guarda la nazione del Vicino Oriente con grande attenzione, visto l’alto valore geopolitico che assume. Da Beirut passano le speranze per una pacificazione dell’intera area, con interessi in gioco che coinvolgono molteplici attori regionali quali Israele, Siria, Palestina, Iran.
“Necessario un nuovo Governo”
La concessione o meno degli aiuti economici si basa sulla capacità della politica libanese di trovare un accordo sul nuovo esecutivo. Ma da mesi si assiste al rimpallo di responsabilità tra i vari partiti, specie dopo il fallimento nel dare la guida del Governo al già diplomatico Mustapha Adib. Proposto su pressioni francesi, Adib ha poi dovuto rimettere il mandato nelle mani del Presidente Michel Aoun e da allora nessun progresso è avvenuto nella nomina del successore di Hassan Diab.
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