In Libano riprendono le proteste. Da Beirut a Tripoli, le manifestazioni infiammano il Paese e mettono in crisi il Governo
Nuova spirale di proteste in Libano, Paese in assoluta crisi di liquidità che recentemente ha dovuto dichiarare default. Dalla crescente inflazione all’ormai incancrenitasi disoccupazione, Beirut sta avendo sempre più difficoltà nel gestire il nuovo corso iniziato con il Governo di Hassan Diab, Primo Ministro da gennaio 2020. Gli sforzi dell’esecutivo si sono scontrati con la realtà, ovvero debiti crescenti e pagamenti in scadenza non onorati. Le cause sono molteplici, ma il sistema bancario privato è nell’occhio del ciclone per aver venduto stock di eurobond a fondi stranieri in cambio di valuta estera, oltre ad aver impedito il prelievo di contanti ai correntisti.
Motivo per cui la rabbia della popolazione è rivolta principalmente verso gli istituti bancari: nelle giornate di lunedì 27 e martedì 28 aprile, i manifestanti hanno assaltato le filiali di Beirut e Tripoli di Banque Libano-Française, Fransbank, Bank of Beirut, così come gli uffici dell’Associazione delle Banche del Libano, distruggendo le facciate degli edifici e gli Atm, con la polizia entrata in azione per contenere le violenze. Si registra un morto nella città di Tripoli, nel nord del Paese: Fawaz Fouad al-Samman, giovane di 26 anni, è deceduto in seguito alle ferite riportate negli scontri. L’esercito ha espresso “profondo dispiacere per la morte di un martire durante le proteste” e annunciato che verrà istituita una commissione d’inchiesta per far luce sull’accaduto. I militari hanno, inoltre, sottolineato il loro “rispetto per il diritto alla libertà d’espressione” e chiesto ai cittadini di aderire alle misure di sicurezza in atto.
Ma sono agitatissime le acque nel Governo, con il National Block che chiede un esecutivo temporaneo e indipendente di transizione, proponendo cinque punti per risollevare la china dalla crisi nella quale il Libano è sprofondato. Tra le proposte principali, compensazione per le perdite dei correntisti con pagamento da effettuare non dalla collettività ma dalle banche, viste come responsabili dell’attuale crisi finanziaria. Intanto, Diab punta il dito contro il Governatore della Banca Centrale, Riad Salameh: secondo il Primo Ministro, ha agevolato la svalutazione della moneta e il deterioramento del tasso di cambio della lira, causandone il crollo.
Nuova spirale di proteste in Libano, Paese in assoluta crisi di liquidità che recentemente ha dovuto dichiarare default. Dalla crescente inflazione all’ormai incancrenitasi disoccupazione, Beirut sta avendo sempre più difficoltà nel gestire il nuovo corso iniziato con il Governo di Hassan Diab, Primo Ministro da gennaio 2020. Gli sforzi dell’esecutivo si sono scontrati con la realtà, ovvero debiti crescenti e pagamenti in scadenza non onorati. Le cause sono molteplici, ma il sistema bancario privato è nell’occhio del ciclone per aver venduto stock di eurobond a fondi stranieri in cambio di valuta estera, oltre ad aver impedito il prelievo di contanti ai correntisti.
Motivo per cui la rabbia della popolazione è rivolta principalmente verso gli istituti bancari: nelle giornate di lunedì 27 e martedì 28 aprile, i manifestanti hanno assaltato le filiali di Beirut e Tripoli di Banque Libano-Française, Fransbank, Bank of Beirut, così come gli uffici dell’Associazione delle Banche del Libano, distruggendo le facciate degli edifici e gli Atm, con la polizia entrata in azione per contenere le violenze. Si registra un morto nella città di Tripoli, nel nord del Paese: Fawaz Fouad al-Samman, giovane di 26 anni, è deceduto in seguito alle ferite riportate negli scontri. L’esercito ha espresso “profondo dispiacere per la morte di un martire durante le proteste” e annunciato che verrà istituita una commissione d’inchiesta per far luce sull’accaduto. I militari hanno, inoltre, sottolineato il loro “rispetto per il diritto alla libertà d’espressione” e chiesto ai cittadini di aderire alle misure di sicurezza in atto.
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