Con il 54% dei voti, Muizzu ha battuto il Presidente uscente, Ibrahim Solih, di tendenze filo-indiane. Le elezioni si sono trasformate in un referendum su quale potenza regionale, India o Cina, avrà la maggiore influenza nell’arcipelago dell’Oceano Indiano
“Se vincerò le elezioni, amplierò i legami tra i nostri due Paesi”. Era il 2022, quando Mohamed Muizzu ha fatto questa promessa alla Cina durante un incontro virtuale con rappresentanti del Partito comunista cinese. Allora era il sindaco di Male, la capitale delle Maldive, da oggi invece è il Presidente eletto dell’arcipelago dell’oceano Indiano. Muizzu (Partito Progressista delle Maldive) ha infatti vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali che si è svolto sabato 30 settembre. Un voto osservato con grande attenzione dalla Cina e dall’India, visto che le due potenze regionali si contendono da tempo l’influenza sulle Maldive tra prestiti, accordi, infrastrutture, investimenti e partnership legate alla sicurezza.
Con quasi tutti i voti scrutinati, la Commissione elettorale delle Maldive ha dichiarato sul proprio sito web che Muizzu ha ricevuto il 54% delle preferenze alle urne, contro il 46% del Presidente uscente Ibrahim Solih del Partito Democratico Maldiviano. Circa l’85% dei 282.000 elettori aventi diritto si è presentato ai seggi elettorali allestiti nelle 187 isole dell’arcipelago.
Nuova Delhi tifava con convinzione per la conferma di Solih, che durante la sua presidenza ha sostenuto una politica di rafforzamento dei legami col grande vicino, denominata “India First“. Solih rimarrà presidente fino all’insediamento di Muizzu, previsto per il 17 novembre. “Oggi il popolo ha preso una forte decisione per riconquistare l’indipendenza delle Maldive”, ha dichiarato Muizzu ai giornalisti nella capitale Male. “Tutti noi, lavorando insieme con unità, Insha Allah, avremo successo”.
Dietro Muizzu si staglia l’ombra di Abdulla Yameen, ex presidente filocinese finito in carcere per scontare una condanna a 11 anni per corruzione e riciclaggio di denaro. Il Presidente eletto sostiene che le accuse contro Yameen sono motivate politicamente e, appena vinte le elezioni, ha chiesto a Solih di rilasciarlo. Già dal primo turno delle presidenziali Muizzu era uscito in vantaggio, nonostante i favori del pronostico fossero dalla parte di Solih, infine però frenato da alcune divisioni all’interno del suo partito. Il leader uscente aveva puntato sul mettere in evidenza l’efficace gestione della pandemia di Covid-19, ma alla fine hanno prevalso le critiche dell’opposizione sulla crescita dell’indebitamento a causa degli ingenti prestiti dei Paesi stranieri per finanziare gli investimenti infrastrutturali di cui l’arcipelago ha estremo bisogno. Tra questi Paesi stranieri in prima fila proprio Nuova Delhi, finita però al centro della campagna di protesta chiamata “India out”, motivata dalla volontà di rimuovere la (seppur piccola) presenza militare indiana alle Maldive, composta da circa 70 unità e aerei di sorveglianza.
Ingegnere civile di formazione britannica, Muizzu è stato in passato il ministro dell’Edilizia dell’amministrazione Yameen. In quel ruolo ha supervisionato diversi progetti infrastrutturali finanziati dalla Cina, tra cui spicca un ponte di 200 milioni di dollari che collega la capitale con il principale aeroporto dell’arcipelago. Anche qui, a costo di forti debiti accumulati verso Pechino e in scadenza nel 2025. Muizzu è riuscito a convincere gli elettori che con lui alla guida è concreta la possibilità di raggiungere nuovi accordi in materia con la Cina, visto che a suo dire la politica estera di Solih era troppo sbilanciata a favore dell’India, pregiudicando così i rapporti con Pechino.
Sia Cina sia India si sono affrettate a complimentarsi con Muizzu. “La Cina è disposta a collaborare con le Maldive per consolidare la tradizionale amicizia, approfondire la cooperazione reciprocamente vantaggiosa e spingere verso nuovi e continui progressi nel partenariato amichevole e globale orientato al futuro tra i due Paesi”, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino. Per l’India è sceso in campo direttamente il premier Narendra Modi, che sul suo account X ha scritto: “L’India rimane impegnata a rafforzare le relazioni bilaterali India-Maldive, ormai consolidate nel tempo, e a migliorare la nostra cooperazione generale nella regione dell’Oceano Indiano”. Osservano con attenzione anche gli Stati Uniti, che puntano tantissimo sul ruolo di Nuova Delhi per contenere l’ampliamento dell’influenza cinese in tutta la regione che chiamano Indo-Pacifico. Maldive comprese. Ma ora l’arcipelago famoso in tutto il mondo delle vacanze da sogno sembra in procinto di guardare proprio verso Pechino.
“Se vincerò le elezioni, amplierò i legami tra i nostri due Paesi”. Era il 2022, quando Mohamed Muizzu ha fatto questa promessa alla Cina durante un incontro virtuale con rappresentanti del Partito comunista cinese. Allora era il sindaco di Male, la capitale delle Maldive, da oggi invece è il Presidente eletto dell’arcipelago dell’oceano Indiano. Muizzu (Partito Progressista delle Maldive) ha infatti vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali che si è svolto sabato 30 settembre. Un voto osservato con grande attenzione dalla Cina e dall’India, visto che le due potenze regionali si contendono da tempo l’influenza sulle Maldive tra prestiti, accordi, infrastrutture, investimenti e partnership legate alla sicurezza.
Con quasi tutti i voti scrutinati, la Commissione elettorale delle Maldive ha dichiarato sul proprio sito web che Muizzu ha ricevuto il 54% delle preferenze alle urne, contro il 46% del Presidente uscente Ibrahim Solih del Partito Democratico Maldiviano. Circa l’85% dei 282.000 elettori aventi diritto si è presentato ai seggi elettorali allestiti nelle 187 isole dell’arcipelago.