Carbone, petrolio e gas ci hanno portati dove siamo ora. Dobbiamo cambiare energia e ripartire da eolico e solare. Non sarà facile né indolore. Lo spiega Massimo Nicolazzi nel suo libro “Elogio del petrolio”
Non si può capire quello che sarà senza conoscere quello che fu. Da quando siamo comparsi nella savana, noi sapiens abbiamo continuato ad addomesticare energia: dalla caccia e la raccolta di bacche siamo passati alla coltivazione e all’allevamento, modificando cereali e animali secondo necessità. Abbiamo imparato a domare (più o meno) la terra, l’acqua, il vento e il sole per crescere e muoverci, anche tra gli oceani. Abbiamo cambiato convertitori, dal bue che traina l’aratro al mulino.
Non è stato un percorso lineare, né è sempre stato progresso. Da quando però la macchina ha incontrato la fonte fossile, è stata “velocità pura”. Carbone, petrolio e gas ci hanno portati dove siamo ora. Ma adesso dobbiamo distaccarcene, per il bene nostro e del pianeta. Eolico e solare, dunque: ce ne eravamo emancipati; vi stiamo tornando, in modi nuovi. La transizione verso le rinnovabili è un imperativo ma non sarà né facile né indolore: ci sono tecnologie da far maturare e costi da ammortizzare.
Lo spiega bene Massimo Nicolazzi in un libro dal titolo controverso, di questi tempi: Elogio del petrolio. Energia e disuguaglianza dal mammut all’auto elettrica (Feltrinelli, 2019). Non è un’apologia, ma un invito alla razionalità. Perché se fare a meno del greggio fosse stato semplice e conveniente – riscaldamento globale escluso, s’intende – lo avremmo già fatto. Non si tratta “solo” di cambiare energia, ma di trasformare settori industriali, appianare conflittualità sociali e gestire nuovi rapporti di forza tra gli Stati.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/febbraio di eastwest.
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Non si può capire quello che sarà senza conoscere quello che fu. Da quando siamo comparsi nella savana, noi sapiens abbiamo continuato ad addomesticare energia: dalla caccia e la raccolta di bacche siamo passati alla coltivazione e all’allevamento, modificando cereali e animali secondo necessità. Abbiamo imparato a domare (più o meno) la terra, l’acqua, il vento e il sole per crescere e muoverci, anche tra gli oceani. Abbiamo cambiato convertitori, dal bue che traina l’aratro al mulino.
Non è stato un percorso lineare, né è sempre stato progresso. Da quando però la macchina ha incontrato la fonte fossile, è stata “velocità pura”. Carbone, petrolio e gas ci hanno portati dove siamo ora. Ma adesso dobbiamo distaccarcene, per il bene nostro e del pianeta. Eolico e solare, dunque: ce ne eravamo emancipati; vi stiamo tornando, in modi nuovi. La transizione verso le rinnovabili è un imperativo ma non sarà né facile né indolore: ci sono tecnologie da far maturare e costi da ammortizzare.
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