Nell’elenco delle onorificenze al merito della Repubblica la biografia della Nazione che sta uscendo dalla pandemia, quasi un’eredità del Presidente da lasciare alla società civile alla fine del suo settennato
Trentatré eroi per caso, trentatré onorificenze al merito della Repubblica. Forse è questa l’eredità più autentica del settennato di Sergio Mattarella, che per l’ultima volta ha voluto conferire queste medaglie al merito della Repubblica Italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di valore, per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell’infanzia. Come se il capo dello Stato avesse voluto indicarci i parametri del buon cittadino, dell’Italia migliore, gettando un fascio di luce su coloro che per caso o per volontà hanno compiuto buone pratiche o buone azioni.
C’è di tutto nella lista dei migliori di Mattarella. Tra loro c’è l’ex portiere di Roma, Lazio e Inter Astutillo Malgioglio, 63 anni, a cui viene riconosciuto “il suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia”. Malgioglio, infatti, ha fondato l’associazione “ERA 77” per il recupero motorio dei bambini affetti da distrofia, chiusa nel 2001 per carenza di fondi. Oggi è testimonial in iniziative benefiche, sviluppa progetti di sport terapia e continua a battersi per l’integrazione nello sport fra disabili e normodotati.
Ma non tutti sono personaggi celebri. Che dire di Enrico Capo, 92 anni? Pensionato, già assistente sociale, ha iniziato la sua esperienza nel servizio sociale minorenni, unità sperimentale del ministero di Grazia e Giustizia, operando nelle borgate abusive a favore di giovani in condizioni di disagio e miseria. Però non ci sono solo vegliardi nella lista di Mattarella, compaiono anche giovani come Raffaele Capperi, 27 anni, cavaliere della Repubblica “per il suo impegno in prima persona nella sensibilizzazione contro il bullismo e le discriminazioni”. Operaio, affetto dalla sindrome di Treacher-Collins, nel corso degli anni ha subito sette interventi al viso e ha vissuto la condizione di non udente fino ai 19 anni quando ha potuto utilizzare uno specifico apparecchio acustico. Da bambino è stato bullizzato e isolato, oggi ha trovato il coraggio di esporsi e usa i social per combattere l’odio e le discriminazioni di cui è stato vittima.
In questo articolo non possiamo menzionarli tutti ma scorrendo la lunga carrellata di nomi scopriamo che tutti quanti rappresentano un modo semplice, coraggioso e anonimo di risolvere i principali problemi che intossicano la vita sociale di un Paese. Un Paese che sta tentando in tutti i modi di uscire dalla pandemia un po’ migliore di come ci è entrato. A volte basta poco. Giancarlo Dell’Amico, 91 anni, pensionato, fino a 86 anni ha continuato a lavorare per la sua azienda di commercio del marmo. Nel marzo 2021, quando era il suo turno per la vaccinazione anti Covid-19, dopo aver letto dell’appello di una madre di un ragazzo disabile che chiedeva di poter essere vaccinata per scongiurare il rischio di contagiare il figlio, ha chiamato il giornale e offerto alla donna la sua dose di vaccino.
A volte basta un gesto: Mohamed Ali Hassan, 39 anni, cittadino somalo, vive e lavora come collaboratore domestico a Vibo Valentia. Sposato e padre di sei figli. Mentre si recava insieme alla figlia alla caserma dei carabinieri per una denuncia di smarrimento documenti, ha trovato per terra un portafoglio con cinquemila euro, pari a sei mesi del suo reddito. Controllati i documenti e rinvenuta quindi l’identità del proprietario – una donna residente in un Paese vicino – si è recato dalla donna a restituirlo. A missione compiuta, ha rifiutato anche la ricompensa offerta dalla proprietaria. Nell’elenco dei 33, in fondo, possiamo leggere la biografia della Nazione più autentica che si appresta a uscire dalla pandemia.