Nucleare, Iran: l’Europa per la salvaguardia del JCPoA, abbandonato dagli Usa. Diventa un caso il voto dell’Agenzia Atomica
L’accordo sul nucleare iraniano continua a subire forti pressioni su vari fronti, con gli Stati Uniti attivi nel tentativo di far cessare il framework di riferimento del JCPoA. Nelle ultime settimane Washington ha giocato d’anticipo, prima ripristinando tre sanzioni cancellate grazie al trattato firmato nel 2015, poi portando al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione sul ripristino a tempo pieno dell’embargo sulle armi per Teheran, in stand-by fino a ottobre.
L’attività statunitense ha portato il mese scorso all’eliminazione di alcune esenzioni chiave previste dall’accordo sottoscritto dall’allora Presidente Barack Obama. I progetti, come spiegato in una nota congiunta da Unione europea, Francia, Germania e Gran Bretagna, “servono agli interessi di tutti sulla non proliferazione e forniscono alla comunità internazionale l’assicurazione che le attività nucleari iraniane siano sicure e a scopi di pace”. Bruxelles e gli altri Stati firmatari si sono detti contrari alla decisione Usa, che rimane in linea con la politica decisa da Donald Trump contro l’Iran.
Le sanzioni economiche imposte dalla Casa Bianca sulla Repubblica Islamica pesano prepotentemente sui rapporti commerciali, vista l’impossibilità di far affari con entità iraniane e allo stesso tempo con quelle statunitensi. L’economia del Paese mediorientale è crollata vertiginosamente dal giorno dell’abbandono degli Usa dell’accordo, con l’Europa che cerca — senza successo — di implementare uno strumento capace di bypassare le volontà dell’esecutivo repubblicano.
Le nazioni del Vecchio Continente e le istituzioni comunitarie si trovano a dover mediare tra le sensibilità di Washington e quelle di Teheran. È in quest’ottica che si può leggere la risoluzione presentata da Francia, Germania e Gran Bretagna all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), con la quale si chiede che l’Iran cooperi maggiormente sulle sue attività nucleari così come per l’accesso ad alcuni siti di produzione atomica.
L’Iran respinge le accuse. Il Presidente della Repubblica Islamica Hassan Rouhaniha detto che Teheran collaborerà con l’organismo per il controllo sul nucleare delle Nazioni Unite “finché esso manterrà la sua indipendenza, non devierà dal rispetto delle leggi e se non si farà influenzare da Israele e Stati Uniti”. Per il Ministro degli EsteriJavad Zarif l’Aiea “non deve permettere ai nemici del JCPoA di mettere a repentaglio interessi superiori. Non abbiamo nulla da nascondere. Ci sono state più ispezioni negli ultimi 5 anni che in tutta la storia” dell’Agenzia.
Sulla questione è intervenuto Peter Stano, Portavoce dell’Eeas, il servizio per la politica estera dell’Ue guidato dall’Alto Rappresentante Josep Borrell. Con un’intervista esclusiva rilasciata all’agenzia di stampa iraniana Irna, lo spokesperson ha spiegato che l’Ue vede diversamente la politica sul voto all’Aiea e quella sull’accordo nucleare. Bruxelles, sottolinea Stano, appoggia il lavoro dell’agenzia Onu nel monitoraggio e nella verifica delle attività nucleari iraniane ma, al contempo, supporta pienamente il JCPoA, con l’Alto Rappresentante che si spende in prima persona per preservare l’accordo del 2015.
Il JCPoA si gioca su più fronti; gli Stati Uniti non sono gli unici ad avere voce in capitolo. Oltre ai Paesi europei e Regno Unito, Cina e Russia svolgono un ruolo decisivo nel mantenimento dell’accordo. I due Paesi hanno votato contro la risoluzione dell’Aiea e si oppongono ai tentativi Usa per il ripristino dell’embargo sulle armi. Per la Cina, “è necessario salvaguardare l’autorità della Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza e l’efficacia del JCPoA”: Pechino “si oppone alla volontà statunitense nel rinnovare l’embargo contro l’Iran”.
Nucleare, Iran: l’Europa per la salvaguardia del JCPoA, abbandonato dagli Usa. Diventa un caso il voto dell’Agenzia Atomica
L’accordo sul nucleare iraniano continua a subire forti pressioni su vari fronti, con gli Stati Uniti attivi nel tentativo di far cessare il framework di riferimento del JCPoA. Nelle ultime settimane Washington ha giocato d’anticipo, prima ripristinando tre sanzioni cancellate grazie al trattato firmato nel 2015, poi portando al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione sul ripristino a tempo pieno dell’embargo sulle armi per Teheran, in stand-by fino a ottobre.
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