Papa Francesco lascia capire per la prima volta che potrebbe recarsi in Ucraina, visita che potrebbe essere determinante, se non per incidere sulla fine della guerra, per indirizzare il post guerra
Papa Francesco torna a parlare di pace: “Ora, nella notte della guerra che è calata sull’umanità, non facciamo svanire il sogno della pace”, ha dichiarato nel suo primo discorso a Malta, meta del suo trentaseiesimo viaggio apostolico. Il Pontefice non parla di Russia né cita Vladimir Putin, ma punta il dito su chi “tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionali fomenta conflitti”. Rispondendo alle domande dei giornalisti sull’aereo, Bergoglio conferma che anche l’ipotesi di una sua visita a Kiev “è sul tavolo”.
Le chiese ucraine da settimane premono sulla Santa Sede perché organizzi il viaggio. Volodymyr Zelensky ha dichiarato che “Sua Santità è l’ospite più atteso in Ucraina”.
Certo, l’iter che porterebbe alla visita del Pontefice nella capitale ucraina non è privo di ostacoli. In primis, la situazione sul campo, dove le bombe russe continuano a cadere e il cessate-il-fuoco sembra ancora lontano. Poi, le conseguenze sul dialogo ecumenico e sui complicati equilibri intraortodossi, dove la frattura tra la Chiesa russa e quella ucraina, legata al Patriarcato di Mosca, diventa sempre più profonda.
L’eventuale visita a Kiev, un territorio che il Patriarcato di Mosca considera di sua proprietà, potrebbe avere delle conseguenze pesanti per il dialogo che Francesco continua a volere mantenere aperto con Kirill.
Dopo il gelo causato dalle parole del patriarca di Mosca, che con il sermone del 6 marzo ha giustificato l’invasione dell’Ucraina come una giusta battaglia contro la società occidentale, patria del male e della falsa libertà, i canali fra Santa Sede e Patriarcato di Mosca si sono “miracolosamente” riaperti. I due leader si sono incontrati in videoconferenza. “Papa Francesco ha ringraziato il patriarca per questo incontro, motivato dalla volontà di indicare, come pastori del loro popolo, una strada per la pace, di pregare per il dono della pace, perché cessi il fuoco”, si legge nella nota diffusa dalla sala stampa vaticana.
Inoltre, si è iniziato a parlare di nuovo di un incontro, in territorio neutro, tra Francesco e Kirill. Ne ha fatto cenno anche il metropolita Hilarion, parlando al canale televisivo Russia 24. Il Presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha spiegato che l’appuntamento è “in preparazione” e potrebbe svolgersi entro l’anno. I due leader religiosi sono su posizioni distantissime sulla guerra, ma la Santa Sede è disposta a tenere aperta ogni possibilità di proporsi come mediatrice nelle trattative di pace e il Patriarcato sembra voler mantenere un rapporto, almeno con i cattolici.
Come abbiamo sottolineato nel nostro editoriale sulla rivista in edicola, la speranza per l’Ucraina di riconquistare un’indipendenza dignitosa, dopo questa guerra disastrosa e drammatica, sta nella capacità della classe dirigente locale, laica e religiosa, di costruire ponti tra Occidente e Russia. Cosa che la leadership politica precedente, da Yanukovich a Thymoshenko, non è riuscita a fare. L’azione del Pontefice può certamente contribuire in modo determinante a quest’azione di ricostruzione politica e morale.