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Intervista esclusiva a Parag Khanna: la vera patria è il cloud


Il nuovo saggio del consulente di strategia globale sviluppa un'analisi accurata e brillante delle migrazioni di domani, mettendo in luce le tendenze che cambieranno l'economia e la società

“Le civiltà del passato sono scomparse perché non sono riuscite a adattarsi alla complessità da loro stesse creata. Questo ci suggerisce che la grande missione dell’umanità sta nel saper districare la complessità che abbiamo di fronte; sta nel rilocalizzare, e al tempo stesso nel conservare la nostra connettività globale. Un mondo abitato da comunità più compatte, e sempre pronte alla migrazione, comporterebbe rischi inferiori a quelli che minacciano un mondo abitato da grandi masse di popolazione concentrate in megalopoli costiere, vulnerabili all’innalzamento del livello degli oceani e al diffondersi delle malattie”.

Il nuovo saggio del consulente di strategia globale Parag Khanna, Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanità” (Fazi Editore, traduzione di Franco Motta), sviluppa un’analisi accurata e brillante delle migrazioni di domani, mettendo in luce le tendenze che cambieranno l’economia e la società, scosse ad ogni latitudine dall’impatto devastante dell’emergenza pandemica e climatica. Un cambiamento decisamente significativo: “La Civiltà 1.0 era nomade e agraria; la popolazione mondiale era ridotta e localizzata, e l’ambiente ci imponeva la scelta dei luoghi in cui sopravvivere. Poi arrivò la Civiltà 2.0, fatta di sedentarietà e industrializzazione. Ci stabilimmo in città sempre più grandi e trasformammo la natura in una risorsa grazie alle supply chain globali. Ma il circolo vizioso che si è innescato fra uomo e natura sta uccidendo entrambi. Ora è arrivato il momento di adattarsi di nuovo. La Civiltà 3.0 dovrà essere mobile e sostenibile: ci muoveremo verso le masse continentali, verso le altitudini più elevate e le sconfinate distese del nord del mondo. La nostra impronta carbonica decrescerà grazie alle energie rinnovabili, ma dovremo migrare più frequentemente a causa delle incertezze economiche e ambientali. Sempre più persone vivranno di vita nomade; i nostri insediamenti diventeranno temporanei. Ci disperderemo, ma resteremo connessi”.

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