Il presidente Zeman, ago della bilancia alle prossime elezioni, è vicino a Mosca e Pechino. Mentre il Primo Ministro Babis ha rinominato capo degli 007 il colonnello Koudelka, noto per il suo attivismo contro lo spionaggio straniero.
La nomina del nuovo capo dei servizi segreti della Repubblica Ceca diventa sempre più un caso politico/istituzionale, con diversità di vedute tra Presidenza e Governo. Infatti, il Presidente Milos Zeman, col suo partito decisivo — viste le elezioni parlamentari del prossimo ottobre — nell’appoggio per l’eventuale nuovo esecutivo a guida dell’attuale Premier Andrej Babis, si è scontrato con le scelte del Bis, Servizio Informazioni per la Sicurezza, sul trattamento del personale russo nel Paese.
Arrivato a scadenza di mandato, l’attuale capo dei servizi segreti, il Colonnello Michal Koudelka, apprezzato negli ambienti dell’Unione Europea, è stato rinominato pro tempore fino all’entrata in carica del nuovo esecutivo. La scelta è interpretabile come mossa intermedia per non scontentare nessuno: nonostante le frizioni tra Zeman e Koudelka, il Presidente ceco avrebbe accettato positivamente un prolungamento breve del ruolo del capo degli 007 cechi, al contempo senza dar troppe preoccupazioni a Bruxelles.
La questione Russia è di grande sensibilità a più livelli, con un caso specifico avvenuto in Repubblica Ceca nel 2014. Infatti, Praga accusò il personale dell’intelligence militare moscovita, la Gru, dell’esplosione in un deposito di armi nella città di Vrbetice, che causò la morte di due persone. Successivamente, vennero espulsi numerosi diplomatici e personale dell’ambasciata russa ritenuti spie, con Mosca che arrivò a definire la Repubblica Ceca “una nazione ostile”.
Il Presidente Zeman, lo scorso 25 aprile, cercò di degradare l’accaduto chiedendo nuovi accertamenti sul caso, nel tentativo di non addossare le responsabilità ai russi. La popolazione ceca non apprezzò i commenti, tanto da scendere in piazza per chiedere le sue dimissioni. “Sta raccontando la stessa favoletta della disinformazione e della propaganda russa”, commenta Benjamin Roll, a capo del gruppo A Million Moments for Democracy che organizzò le manifestazioni, portando circa 10 mila persone per le strade di Praga. I manifestanti arrivarono a chiedere l’incriminazione di Zeman per tradimento.
Ma la posizione della Repubblica Ceca non è dissimile da quella di altri Paesi già facenti parte del blocco sovietico: in solidarietà con Praga, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Romania espulsero dai rispettivi territori alcuni diplomatici russi. La Bulgaria, inoltre, avrebbe subìto una serie di incidenti dello stesso tipo del caso avvenuto a Vrbetice, con Sofia che accusa Mosca anche del tentativo di assassinare alcuni suoi cittadini.
Arrivato a scadenza di mandato, l’attuale capo dei servizi segreti, il Colonnello Michal Koudelka, apprezzato negli ambienti dell’Unione Europea, è stato rinominato pro tempore fino all’entrata in carica del nuovo esecutivo. La scelta è interpretabile come mossa intermedia per non scontentare nessuno: nonostante le frizioni tra Zeman e Koudelka, il Presidente ceco avrebbe accettato positivamente un prolungamento breve del ruolo del capo degli 007 cechi, al contempo senza dar troppe preoccupazioni a Bruxelles.