L’India vuole difendersi da Pechino e per farlo è persino disposta a rischiare le sanzioni dagli Stati Uniti facendo arrivare nel Paese i sistemi missilistici russi. Quale la prossima mossa di Washington?
Che sia tecnologia in arrivo dagli Stati Uniti o dalla Russia, l’India intende difendersi dalla Cina e, per farlo, è disposta a rimanere in un pericoloso equilibrio tra Washington e Mosca, sfidando persino il rischio sanzioni dagli Usa. Sembra questo l’approccio di Nuova Delhi rispetto al contenimento di Pechino, visto l’arrivo nel Paese — annunciato dalla difesa russa — dei sistemi per la difesa aerea S-400, già diventati famosi nell’ambito dell’acquisizione della Turchia, membro della Nato.
A inizio anno le frizioni con l’amministrazione Usa — all’epoca ancora guidata da Donald Trump — si fecero importanti, con la richiesta statunitense, rivolta al Primo Ministro Narendra Modi, di non proseguire con l’accordo con Mosca pari a 5.5 miliardi di dollari. La risposta indiana è andata a toccare un punto nevralgico comune, ovvero la paura verso l’atteggiamento cinese: abbiamo bisogno degli S-400 per contenere il pericolo generato da Pechino. Con la Cina, i motivi di scontro sono molteplici, specie al confine non ancora definito nella regione del Ladakh, lungo la Line of Actual Control.
“L’India e gli Stati Uniti hanno un’onnicomprensiva partnership globale strategica. L’india ha una partnership strategica speciale e privilegiata con la Russia”, disse allora il portavoce del Ministero degli Esteri Anurag Srivastava. “L’India ha sempre perseguito una politica estera autonoma. Lo stesso vale per le nostre acquisizioni e rifornimenti in ambito difesa, guidati dagli interessi di sicurezza nazionale”.
L’India ha già versato 800 milioni di dollari nel 2019 nelle casse di Mosca per il primo set di batterie missilistiche: nulla di particolarmente strano, visto che storicamente la Russia rifornisce l’apparato difensivo indiano. È altrettanto vero che Nuova Delhi ha puntato agli acquisiti da Usa e Israele per altri mezzi militari quali aeroplani e droni. Ma Washington non accetta di essere uno dei tanti fornitori di tecnologia bellica, soprattutto se di mezzo c’è la Russia, che rientra nelle nazioni segnalate dal CAATSA, la legge federale per il contenimento degli avversari attraverso le sanzioni.
Le parole di Dmitry Shugayev, a capo dell’agenzia per la cooperazione miliare russa, sono incontrovertibili. Citato da Interfax a Dubai nel corso dell’Airshow di Dubai, ha affermato: “Il primo rifornimento è già partito”. Nel mese di dicembre ci sarà il dialogo ministeriale 2+2 tra Russia e India: nel Paese è atteso il Presidente Vladimir Putin. Ci si chiede quale sarà la prossima mossa degli Stati Uniti: sanzioni all’India, col rischio di frenare la crescente relazione tra i due Paesi specie in chiave anti-cinese, o accettazione della posizione particolare di Nuova Delhi?
L’India vuole difendersi da Pechino e per farlo è persino disposta a rischiare le sanzioni dagli Stati Uniti facendo arrivare nel Paese i sistemi missilistici russi. Quale la prossima mossa di Washington?