Ciò che accomuna i loro programmi si chiama Unione europea. Da Roma a Trieste, infatti, i neosindaci dovranno gestire una messe di risorse provenienti da Bruxelles per ammodernare le loro città
Al di là del dato politico (Roma e Torino conquistate da due sindaci del centrosinistra e Trieste da un rappresentante del centrodestra), il dato emerso dai ballottaggi per i sindaci di numerosi Comuni si chiama Europa.
Tutti i programmi politici dei candidati infatti hanno un’impostazione legata all’Unione europea, non solo perché le forze che strizzavano l’occhio al sovranismo, confermando la tendenza del primo turno, sono state arginate, ma soprattutto perché la grande sfida dei prossimi anni è gestire la pioggia di fondi in arrivo da Bruxelles per i Comuni. Lo ha detto senza mezzi termini Stefano Lo Russo, primo cittadino di Torino, annunciando pochi minuti dopo l’elezione che “i fondi europei ci consentono di guardare al futuro con ottimismo”. Ma anche Roberto Dipiazza, alla guida della città mitteleuropea di Trieste, ha come priorità il grande progetto di trasformazione del porto vecchio, proprio con i fondi del Pnrr.
Non parliamo poi di Roberto Gualtieri, neosindaco della Capitale. Già eurodeputato e Presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento di Strasburgo e di Bruxelles, ha fatto della gestione dei fondi europei e del legame con l’Unione il programma di Governo di Roma Capitale.
Ma si può dire che tutti i neosindaci dei Comuni italiani avranno a che fare con un pioggia di fondi europei, tra Piano nazionale di ripresa e resilienza e fondi Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale). Solo per quest’ultimo gli enti locali potranno contare su un totale di 4,5 miliardi di finanziamenti, di cui 1,5 per la prima volta destinato alle zone interne e in particolar modo ai piccoli Comuni, e 3 miliardi per le aree urbane piccole e medie e le grandi aree metropolitane.
Ma soprattutto è in arrivo una maggiore flessibilità nei conti, grazie allo scorporo del cofinanziamento per i progetti e gli investimenti strategici dal Patto di stabilità. Una messe di risorse da non sprecare per migliorare le città nei prossimi cinque anni, dalle grandi opere infrastrutturali ai distretti turistici, dagli interventi per l’ambiente alle attività sportive e culturali, fino al welfare per le famiglie bisognose e naturalmente la creazione di nuovi posti di lavoro.
Al di là del dato politico (Roma e Torino conquistate da due sindaci del centrosinistra e Trieste da un rappresentante del centrodestra), il dato emerso dai ballottaggi per i sindaci di numerosi Comuni si chiama Europa.
Tutti i programmi politici dei candidati infatti hanno un’impostazione legata all’Unione europea, non solo perché le forze che strizzavano l’occhio al sovranismo, confermando la tendenza del primo turno, sono state arginate, ma soprattutto perché la grande sfida dei prossimi anni è gestire la pioggia di fondi in arrivo da Bruxelles per i Comuni. Lo ha detto senza mezzi termini Stefano Lo Russo, primo cittadino di Torino, annunciando pochi minuti dopo l’elezione che “i fondi europei ci consentono di guardare al futuro con ottimismo”. Ma anche Roberto Dipiazza, alla guida della città mitteleuropea di Trieste, ha come priorità il grande progetto di trasformazione del porto vecchio, proprio con i fondi del Pnrr.