Il successo del piano di risparmio energetico in Spagna e Portogallo, il corridoio mediterraneo per l’idrogeno verde e l’accordo sul price cap sul gas in Europa
Nel dicembre scorso, il vulcano Mauna Loa, nelle Hawaii, ha ripreso la sua attività mettendo in crisi il sistema di misurazione della concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera. Questo cratere, il più grande del mondo, è infatti il riferimento mondiale nel registrare la situazione climatica del pianeta.
Da quando si è iniziato a contabilizzarli, nel 1960, i livelli di CO2 nell’atmosfera sono cresciuti del 23%: la differenza, secondo l’Organizzazione Mondiale di Meteorologia, è dovuta soprattutto ai gas liberati nell’aria dall’uso di combustibili fossili. L’alto prezzo del gas in Europa e il rischio di una sua scarsità derivanti dalla crisi pandemica e dalla guerra in Ucraina, hanno allarmato i paesi europei sia sul versante dell’inflazione che su quello dell’approvvigionamento. Spingendoli alla ricerca di nuovi partner per la fornitura di gas e alla diversificazione delle fonti energetiche. L’Ue, poco prima di Natale, ha vinto le resistenze interne, decidendo la creazione di un meccanismo d’intervento sul mercato del gas attraverso un price cap. Alcuni mesi prima, l’alleanza tra Spagna e Portogallo aveva già ottenuto il riconoscimento da parte della Ue della cosiddetta “eccezione iberica”, permettendo di fissare un tope al gas fin dal giugno scorso. E la Spagna, soprattutto grazie a questa misura, può vantare ora uno dei tassi d’inflazione più bassi d’Europa.
Il riconoscimento dell’eccezione iberica
Secondo l’art. 122 del Trattato Ue, le regioni che rispettino certi criteri potranno limitare temporaneamente i prezzi dei combustibili fossili usati per produrre elettricità, senza compromettere il funzionamento del mercato unico. Le condizioni si riferiscono alla scarsa interconnessione elettrica di queste regioni con il resto dell’Unione (2,8% nel caso di Spagna e Portogallo) e alla produzione di un’alta percentuale di elettricità proveniente dalle rinnovabili che, in Spagna, è del 47%. Perciò, l’Ue ha considerato la penisola Iberica una “isola energetica”, consentendo a Spagna e Portogallo, lo scorso 25 marzo, di adottare le misure di emergenza per un tempo limitato.
Già dall’estate precedente, il presidente del governo spagnolo avvisava la Commissione di un aumento anomalo delle fatture elettriche, per effetto della crescita incontrollata del prezzo del gas. In Spagna, il gas occupa solo il 15% del mercato ma determina il prezzo dell’elettricità, incidendo sull’intera economia. Il pressing congiunto di Sánchez e del primo ministro del Portogallo riuscì a convincere la presidente von der Leyen della situazione molto specifica della penisola Iberica. Lo strumento scelto da parte di Spagna e Portogallo è stato fissare un tetto massimo per il gas utilizzato nella produzione di energia elettrica, applicato per la prima volta il 15 giugno scorso.
El tope al gas è una misura transitoria per sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas, abbassando così il prezzo della bolletta della luce. Si applicherà nei due paesi fino al 31 maggio 2023 e durante i primi sei mesi, il prezzo del MWh sarà pari a 40 euro, per poi crescere fino a raggiungere una media di 48 euro per MWh. I più beneficiati dalla misura risultano i consumatori che hanno un contratto della luce con tariffa regolamentata, il 34% della popolazione spagnola.
Il risparmio derivante dal tetto al prezzo del gas
Secondo l’Operatore del Mercato Ibérico de la Electricidad (OMIE), il prezzo medio dell’elettricità nel mercato all’ingrosso il 15 giugno fu inferiore del 22,6% a quello del giorno precedente. Gli effetti veri e propri però si sono notati, in Spagna, nei mesi successivi. I benefici sono stati evidenti già a settembre, con una riduzione significativa delle fatture elettriche (-21%, grazie anche alla fine dell’estate) e una conseguenza diretta sull’inflazione. Dal 15 giugno fino ad allora, i cittadini spagnoli hanno pagato un prezzo per la luce inferiore del 37% rispetto a quello francese, 42,6% rispetto all’italiano e 28% rispetto a quello tedesco. Ma il risparmio record si è avuto il 14 dicembre scorso, quando il prezzo della luce sul mercato all’ingrosso è risultato inferiore del 58,6% di quello che sarebbe stato senza l’eccezione iberica, costando 93,8 euro per MWh mentre in Francia, Italia e Germania superava i 400 euro per MWh.
Si è quantificato il risparmio per i consumatori, tra giugno e novembre, in oltre 3,8 miliardi di euro. La bolletta della luce per un consumatore con tariffa regolamentata è stata, a novembre, di 53 euro. L’inflazione di novembre in Spagna è stata del 6,8%: dovuta alla riduzione del prezzo dell’elettricità e all’abbattimento del costo del trasporto pubblico. In Portogallo, il risparmio medio per i consumatori, nel primo periodo di applicazione del tetto al prezzo del gas, è stato di oltre il 15% sul prezzo dell’energia elettrica.
La fissazione del price cap sul gas in Europa
Dopo vari tentativi andati a vuoto, i ministri dell’Energia dei paesi Membri della Ue hanno deciso, lo scorso 19 dicembre, di applicare un tetto comunitario al prezzo del gas di 180 euro per MWh, a partire dal prossimo 15 febbraio. La discussione in Europa era iniziata con una lettera inviata a settembre da 15 Stati membri alla Commissione, tra cui Spagna, Italia e Francia, reclamando una regolazione del prezzo del gas. A opporsi, un gruppo di paesi, tra cui Germania e Olanda, preoccupati che una misura del genere potesse produrre problemi di carenza di gas.
La proposta iniziale della Commissione fissava il limite a 275 euro per MWh sul TTF, il mercato olandese che rappresenta il riferimento europeo per lo scambio del gas naturale, considerato troppo elevato e poco realistico. Successivamente, la presidenza ceca avanzava una nuova proposta, riducendo il tetto a 200 euro per MWh, considerato ancora eccessivo da paesi come la Spagna. Finalmente, il meccanismo accordato si attiverà quando, per tre giorni consecutivi, il prezzo nel TTF giunga a 180 euro per MWh e superi per 35 euro per MWh il prezzo medio dei mercati internazionali di gas naturale liquefatto. Allora, funzionerà un “limite di prezzo dinamico”, calcolato come la somma del prezzo dei mercati internazionali di gas naturale liquefatto più 35 euro per MWh (145+35). Così il sistema risulta attraente per il mercato europeo, senza però mostrarsi disponibili ad acquistare il gas a qualunque prezzo. Dal punto di vista dell’eccezione iberica, il meccanismo europeo incorpora un prezzo massimo addizionale al gas. Con il tope al gas, infatti, s’impone un limite alla fattura elettrica, ma va comunque pagato l’intero prezzo del gas a chi lo ha utilizzato per generare elettricità e la fattura del gas non potrà superare i 180 euro per MWh.
Il piano di risparmio energetico in Spagna e Portogallo
Alla fine del luglio scorso, i governi spagnolo e portoghese vincevano la loro battaglia nell’Ue contro l’obiettivo obbligatorio di riduzione del consumo di gas del 15%, una percentuale insostenibile per entrambi i paesi, colpiti la scorsa estate da una grave siccità che aveva fatto precipitare la produzione di energia idroelettrica. Accordandosi su una riduzione volontaria del 7%, sulla cui base predisporre il piano di risparmio energetico. Tanto più che la Spagna è poco dipendente dal gas russo e invia gas a Portogallo e Francia. E, differentemente dalla Germania, Spagna e Portogallo sono impegnate nel campo delle energie rinnovabili.
Il piano portoghese per limitare il consumo di energia prevede misure di contenimento negli edifici della Pubblica Amministrazione e una campagna di sensibilizzazione rivolta a famiglie e imprese. Quello spagnolo raccoglie un insieme di misure di riduzione dei gradi di temperatura per l’aria condizionata e il riscaldamento negli edifici pubblici, del commercio e della ristorazione, lo spegnimento notturno delle vetrine dei negozi e la gratuità totale o parziale delle tariffe del trasporto pubblico. Inoltre, alla fine di novembre, il parlamento spagnolo ha approvato un’imposta speciale sui profitti delle imprese energetiche.
Il corridoio mediterraneo per l’idrogeno verde
Lo scorso dicembre, in occasione della Conferenza Med9 celebrata ad Alicante, Sánchez, Costa e Macron hanno avviato il progetto H2Med, col patrocinio dell’Ue che lo finanzierà per il 50% come Progetto d’Interesse Comune. Si tratta della definizione di un corridoio nel Mediterraneo che trasporterà idrogeno verde mettendo in connessione la penisola Iberica con il resto del continente europeo. Il progetto si articola in due parti: il tracciato che collega il Portogallo e la Spagna per 248 km e quello che va da dalla Spagna alla Francia, connettendo Barcellona a Marsiglia, attraverso un tubo sottomarino nel Mediterraneo lungo 455 km. Il suo costo sarà di 350 milioni di euro per la prima tratta e di 2,5 miliardi per quella sottomarina. Il corridoio sarà operativo nel 2030 e trasporterà idrogeno verde prodotto in Spagna per due milioni di tonnellate l’anno, corrispondente al 10% del suo consumo nell’Ue. L’H2Med trasporterà idrogeno verde, ottenuto attraverso l’uso di energie rinnovabili, in un processo di elettrolisi che scompone la molecola dell’acqua.
La penisola iberica diventerà uno dei grandi hub energetici dell’Europa e Barcellona sarà il porto di uscita dell’idrogeno dalla Spagna verso l’Europa. Col doppio obiettivo di rafforzare la sicurezza energetica della Ue e riaffermare l’ambizione europea della neutralità climatica.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/marzo di eastwest
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Da quando si è iniziato a contabilizzarli, nel 1960, i livelli di CO2 nell’atmosfera sono cresciuti del 23%: la differenza, secondo l’Organizzazione Mondiale di Meteorologia, è dovuta soprattutto ai gas liberati nell’aria dall’uso di combustibili fossili. L’alto prezzo del gas in Europa e il rischio di una sua scarsità derivanti dalla crisi pandemica e dalla guerra in Ucraina, hanno allarmato i paesi europei sia sul versante dell’inflazione che su quello dell’approvvigionamento. Spingendoli alla ricerca di nuovi partner per la fornitura di gas e alla diversificazione delle fonti energetiche. L’Ue, poco prima di Natale, ha vinto le resistenze interne, decidendo la creazione di un meccanismo d’intervento sul mercato del gas attraverso un price cap. Alcuni mesi prima, l’alleanza tra Spagna e Portogallo aveva già ottenuto il riconoscimento da parte della Ue della cosiddetta “eccezione iberica”, permettendo di fissare un tope al gas fin dal giugno scorso. E la Spagna, soprattutto grazie a questa misura, può vantare ora uno dei tassi d’inflazione più bassi d’Europa.