Speciale coronavirus dal Perù
Coronavirus: in Perù il turismo potrebbe risentirne, in particolare il sito Machu Picchu, che, con l'arrivo della stagione secca, ospita il picco il turisti europei e americani. Da Lima, il commento di Mario Magarò
L'epidemia in Perù è arrivata tardi rispetto all'Europa. Il primo caso positivo al coronavirus è stato segnalato il 6 marzo e, ad oggi, sono 17 i contagi segnalati nel Paese. Il Brasile è il Paese più colpito del Sudamerica.
Le autorità hanno predisposto presso l'Aeroporto internazionale di Lima, l'unico scalo internazionale del Perù, una struttura sanitaria d'emergenza. Dopo che l'Oms ha dichiarato pandemia globale, il Paese ha dichiarato lo stato d'emergenza di 90 giorni, ma questo non comporta l'adozione di misure restrittive per i cittadini. Le uniche vere restrizioni riguardano le scuole (riapriranno il 30 marzo) e i viaggi: i cittadini provenienti da Cina, Italia, Francia e, in particolare, Spagna saranno obbligati a una quarantena di due settimane all'arrivo in Perù.
La percezione dell'epidemia a Lima, con oltre 17 milioni di abitanti, è quasi assente. La gente continua a vivere normalmente, senza indossare mascherine protettive. Il trasporto pubblico funziona regolarmente ed è affollato come sempre.
Il settore del turismo è quello che potrebbe maggiormente essere colpito. L'arrivo della stagione secca sulle Ande - da maggio a giugno - coincide con il picco del turismo, con arrivi di turisti provenienti dall'Europa e dagli Stati Uniti, in primis a Machu Picchu, l'icona turistica per eccellenza del Perù.
Un altro timore riguarda il fatto che il Paese, trovandosi nell'emisfero australe, entrerà nell'autunno tra due settimane: cominceranno ad apparire, dunque, i primi casi di influenza e raffreddore. Una normale febbre, con il rischio di diffusione dell'epidemia da Covid-19, potrebbe aggravare di molto la situazione.
A destare l'allarme sono i tanti peruviani residenti in Spagna e Italia.
Guarda l’intervista sul Brasile.