Un viaggio strategico nei Paesi colpiti da una profonda crisi economica: è nell’interesse statunitense che la affrontino chiedendo aiuto a Washington, piuttosto che rafforzando i legami con Pechino
Ghana, Tanzania e Zambia. Sono queste le tappe del tour africano di Kamala Harris, impegnata in questi giorni in una visita settimanale per rafforzare le relazioni tra gli Stati Uniti e il continente. La vice-presidente americana è arrivata domenica 26 marzo in Ghana, fermandosi nel Paese alcuni giorni e incontrando il Presidente Nana Akufo-Addo. Ora è in Tanzania, mentre la visita si concluderà in Zambia: in entrambi gli stati sono in programma incontri con i rispettivi presidenti, Samia Suluhu Hassan e Hakainde Hichilema, ma anche con giovani leader, imprese locali e rappresentanti della società civile.
Gli scopi del viaggio sono molteplici: tra tutti, però, spicca la volontà di Washington di ritagliarsi nuovamente un ruolo di primo piano in Africa. Negli ultimi anni, infatti, la presidenza Trump aveva mostrato un sostanziale disinteresse per quest’area, rappresentato anche dal fatto che mai, nel corso del suo mandato, il tycoon si era recato in visita di stato nel continente africano. Le politiche seguite da Donald Trump hanno reso gli Stati Uniti un partner meno affidabile per gli stati africani, dal punto di vista della cooperazione allo sviluppo, e hanno anche portato ad una contrazione dei loro scambi commerciali.
Mentre gli Stati Uniti si ritiravano dall’Africa, però, il resto del mondo non è certo rimasto a guardare. In particolare, nell’ultimo decennio c’è stata una crescita esponenziale della presenza di Cina e Russia nel continente. Da un lato, Pechino ha moltiplicato i propri investimenti in Africa, nel quadro della Belt and Road Initiative: nel 2018 questi hanno toccato un picco di 5,4 miliardi di dollari, per poi contrarsi parzialmente con la pandemia, ma rimanendo sempre a livelli più che significativi. Dall’altro, Mosca è diventata una forza cruciale, soprattutto a livello militare. Oltre ad essere tra i principali fornitori di armamenti per numerosi stati, la Russia è sempre più impegnata in missioni militari sul suolo africano: in Mali e in Repubblica Centrafricana, soprattutto, l’insofferenza verso la Francia e le altre potenze occidentali ha infatti portato questi Paesi ad appoggiarsi ai mercenari del gruppo Wagner.
In questo contesto, la visita di Kamala Harris non è certo una mossa isolata e fa parte di una strategia più strutturata del governo americano: il segretario di stato Antony Blinken si era recato in Niger e Etiopia in questo mese, mentre la first lady Jill Biden aveva visitato Namibia e Kenya a febbraio. Anche la scelta dei Paesi non è casuale: sia il Ghana che lo Zambia sono infatti colpiti da una profonda crisi economica ed è nell’interesse statunitense che la affrontino chiedendo aiuto a Washington, piuttosto che rafforzando i legami con Pechino.
Dopo anni di assenza, però, non è scontato che alcune visite siano sufficienti a plasmare le scelte politiche degli stati africani, anzi. “Le nazioni africane non sono naive e gli Stati Uniti hanno una lunga storia di intromissione negli affari del continente – fa notare Shihab Rattansi, corrispondente per Al Jazeera da Washington – Gli Stati Uniti stanno dicendo: fa parte del passato, ora siamo partner e possiamo avere successo. Ma quello che si sente da parte africana è: non vogliamo scegliere tra voi, la Cina e la Russia, vogliamo fare quello che sentiamo sia nel nostro miglior interesse”.
La visita di Harris non si limita però a cercare un miglioramento delle relazioni soltanto a livello governativo. Come spiega Nigrizia, tra gli scopi della vice-presidente c’è anche quello di rafforzare i legami tra la diaspora africana e il continente d’origine. Negli Stati Uniti, infatti, sono 47 milioni le persone afroamericane: un numero enorme, dovuto alla tratta schiavista. Durante la sua permanenza in Ghana, Harris ha voluto visitare il Castello degli Schiavi di Cape Coast, luogo dove le vittime della tratta venivano tenute prima della traversata dell’Atlantico. Un gesto dall’alto valore simbolico, ma anche politico: Harris, così come Biden, è infatti consapevole che una maggiore connessione tra l’Africa e la comunità afroamericana possa rappresentare un punto di partenza importante, per ridare un ruolo a Washington nel continente.