La Commissione europea ha presentato una semplificazione della procedura: non servirà più il controllo preventivo di Bruxelles
La Commissione europea torna a semplificare le norme sugli aiuti di Stato, purché le misure siano impiegate come incentivi a sostegno della transizione verde e digitale, o comunque in connessione ad altri macro-obiettivi europei. L’esecutivo Ue ha infatti esteso la deroga che consente ai Paesi membri di adottare gli aiuti senza dover richiedere e attendere ogni volta il controllo preventivo dell’Antitrust comunitario.
Per beneficiare di questo scivolo, le misure concesse dalle autorità nazionali dovranno integrare due ipotesi: sostenere la doppia transizione (ecologica e digitale) su cui fa perno tutto l’impianto del Recovery Plan Next Generation EU, oppure contribuire a progetti già finanziati dai programmi del bilancio comune europeo 2021/2027 (come il maxi-schema di finanziamento a ricerca e innovazione Horizon Europe), dove è intrinseco il valore aggiunto Ue.
Nella prima categoria rientrano, in particolare, gli aiuti a iniziative di efficientamento energetico degli edifici (che in Italia formano uno dei pilastri fondanti di ecobonus e superbonus), ma anche le forme di sostegno alle infrastrutture di ricarica e rifornimento per le macchine elettriche: l’obiettivo di Bruxelles è sovvenzionare i produttori delle vetture a basse emissioni per rendere realistico l’obiettivo dello stop alla fabbricazione dei veicoli a diesel e benzina nel 2035, come previsto dal maxi-pacchetto Fit for 55 che dettaglia in concreto le ambizioni del Green Deal. Ultimo ambito di intervento espressamente previsto dalle nuove linee guida, la messa a terra della banda larga 4G e 5G.
Insomma, Bruxelles vuole dimostrare che uno tra i suoi strumenti più temuti dalle capitali nazionali – lo scrutinio dell’effettiva erogazione di aiuti di Stato in grado di distorcere il funzionamento del mercato interno – può invece convertirsi in un fattore abilitante per i maxi-investimenti pubblici statali indispensabili alla piena realizzazione degli obiettivi della ripresa.
Il compito di verificare la compatibilità con il mercato interno degli aiuti di Stato concessi dai Paesi Ue ai settori produttivi è affidato dai Trattati in via esclusiva alla direzione generale Concorrenza della Commissione europea: secondo la procedura generale, i Governi sono tenuti a notificare preventivamente a Bruxelles ogni progetto di concessione di aiuti di Stato e, nell’attesa, astenersi dal darvi attuazione. Esentare nuove tipologie di aiuti dal sistema di notifica preventiva non è soltanto uno sgravio formale, ma “un’importante semplificazione che facilita la rapida attuazione delle misure da parte degli Stati”, spiegano in Commissione.
Non è però un liberi tutti: l’obbligo di notifica rimane, ma solo a posteriori. “Per gli Stati sarà più semplice fornire rapidamente i finanziamenti necessari per sostenere una ripresa sostenibile e resiliente dagli effetti economici della pandemia”, ha commentato la vicepresidente esecutiva della Commissione Margrethe Vestager, titolare della Concorrenza.
Di allentamento delle rigide maglie sulle sovvenzioni pubbliche alle economie nazionali Bruxelles s’era occupata già a inizio pandemia, introducendo il quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato, la cui operatività è stata prorogata fino al 31 dicembre, con l’obiettivo di non far mancare sostegno pubblico all’economia mentre si avvia la ripresa e arrivano i primi finanziamenti del Recovery Plan. Attraverso il quadro temporaneo, Bruxelles ha dato il via libera al sostegno emergenziale destinato dall’Italia, tra gli altri, al settore aereo (circa 325 milioni sono arrivati ad Alitalia – ben al di sotto tuttavia delle cifre miliardarie autorizzate per Air France e Lufthansa -; 800 milioni, invece, la settimana scorsa a favore di aeroporti e società dei servizi di assistenza a terra), ma anche al trasporto ferroviario, alla produzione audiovisiva e alle fiere commerciali. L’elenco di tutte le misure approvate negli ultimi 16 mesi è consultabile sul portale della Commissione.
La Commissione europea ha presentato una semplificazione della procedura: non servirà più il controllo preventivo di Bruxelles