Somalia: Trump ha ordinato il ritiro di gran parte dei soldati americani entro il 15 gennaio. La mossa potrebbe incidere negativamente sulla sicurezza del Paese
Somalia: Trump ha ordinato il ritiro di gran parte dei soldati americani entro il 15 gennaio. La mossa potrebbe incidere negativamente sulla sicurezza del Paese
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato il ritiro di gran parte dei soldati americani in Somalia entro il 15 gennaio, cinque giorni prima dell’iniziato del mandato di Joe Biden. Per la stessa data, il numero delle truppe in Afghanistan scenderà da 5mila a 2500 e quelle in Iraq da 3mila a 2500.
Le truppe statunitensi in Somalia sono circa 700 in tutto e sono impegnate principalmente nell’addestramento delle forze locali e in operazioni antiterrorismo: nel Paese opera al-Shabaab, gruppo jihadista che disporrebbe di 5mila-10mila combattenti e che punta a imporre un regime basato su un’interpretazione estremista della sharia, la legge islamica.
Mettere fine alle cosiddette “guerre infinite” e riportare i soldati americani in patria è uno dei principali obiettivi della politica estera di Trump, definita isolazionista. In realtà, la maggior parte del personale impiegato in Somalia non tornerà negli Stati Uniti ma verrà spostato in altre parti dell’Africa orientale, forse in Gibuti ma principalmente nel confinante Kenya, dove è già presente un contingente americano di circa 200 unità. E continuerà comunque a svolgere “operazioni trans-frontaliere”, come si legge in un comunicato del Ministero della Difesa.
Il generale Stephen Townsend, comandante dello United States Africa Command, ha voluto precisare che “l’esercito statunitense non si sta ritirando dall’Africa orientale. La nostra presenza in Somalia si ridurrà significativamente, ma le forze americane resteranno nella regione e il nostro impegno verso i partner rimane invariato”.
Non è chiaro invece cosa accadrà agli agenti dell’intelligence – della Cia, ad esempio – presenti in Somalia.
Il termine “guerra” è peraltro fuorviante, che non restituisce l’effettiva situazione in Somalia né il ruolo delle truppe statunitensi. Il loro compito principale è infatti addestrare le forze somale – come quelle d’élite, note come Danaab –, oltre a svolgere attività di sorveglianza e condurre attacchi aerei.
Il ritiro americano dalla Somalia, benché parziale, potrebbe ripercuotersi negativamente sulla sicurezza del Paese, permettendo ad al-Shabaab di imporre la sua presenza e di condurre attacchi con maggiore facilità. Nonostante anni di operazioni antiterrorismo, il gruppo – legato ad al-Qaeda – mantiene ancora “libertà di movimento” nella Somalia meridionale e la capacità di compiere attentati anche in altri Stati, come il Kenya: ad ammetterlo è stato un recente rapporto del Ministero della Difesa statunitense.
Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato il ritiro di gran parte dei soldati americani in Somalia entro il 15 gennaio, cinque giorni prima dell’iniziato del mandato di Joe Biden. Per la stessa data, il numero delle truppe in Afghanistan scenderà da 5mila a 2500 e quelle in Iraq da 3mila a 2500.
Le truppe statunitensi in Somalia sono circa 700 in tutto e sono impegnate principalmente nell’addestramento delle forze locali e in operazioni antiterrorismo: nel Paese opera al-Shabaab, gruppo jihadista che disporrebbe di 5mila-10mila combattenti e che punta a imporre un regime basato su un’interpretazione estremista della sharia, la legge islamica.
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