La geopolitica degli studenti – La Tunisia tra democrazia e Covid-19
Alcuni studenti che hanno partecipato alla WiP Study Mission Tunis 2020 organizzata da Eastwest European Institute analizzano gli effetti del Covid-19 sulla democrazia tunisina
diAndrea Baldi, Sveva Bertini, Alessandra D’Arrigo, Eleonora De Santis, Cecilia Claudia Poli, Lavinia Pretto 28 Agosto 2020
Alcuni studenti che hanno partecipato alla WiP Study Mission Tunis 2020 organizzata da Eastwest European Institute analizzano gli effetti del Covid-19 sulla democrazia tunisina
Gli incontri in Tunisia sono iniziati quando dall’Italia arrivavano le prime notizie sulla diffusione del coronavirus. Ancora ignari di quello che sarebbe diventato il cuore delle vicende internazionali, percepivamo la Tunisia come una democrazia solida, le cui sfide economico sociali non vanno, però, sottovalutate. La debole economia non è in grado di assorbire la disoccupazione, che trova picchi del 30% soprattutto nelle fasce giovanili.
Le decentralizzazione in corso richiede ingenti risorse, che una classe politica delegittimata non riesce a garantire. Le conseguenti tensioni sociali portano a uno scetticismo diffuso verso la democrazia stessa e la popolazione più esposta trova talvolta, rifugio nell’ideologia dei foreign fighters.
In questo complesso scenario si inserisce l’attuale crisi sanitaria.
Il primo caso di Covid-19 in Tunisia è stato confermato il 2 Marzo e il 22 è stato registrato il primo decesso, portando il Governo a stanziare 4 milioni di dinari per l’emergenza. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale ha decretato la quarantena e il coprifuoco obbligatorio. L’esercito è stato dispiegato sul territorio, dove, addirittura, circola una “robot-car” che esegue controlli sui passanti.
La crisi del coronavirus, unendo la scena politica, è risultata un elemento favorevole ai maggiori partiti che affrontavano significative frammentazioni interne. Non sono mancati, però, scontri tra il Presidente del Parlamento (ARP) Ghannouchi e il Primo Ministro Fakhfakh, che intende promuovere un decreto legislativo per fronteggiare la pandemia. Ennahda (primo partito nazionale) e Qalb Tounes si sono opposti a tale proposta, intesa come misura volta a contenere l’operato dell’ARP. Il loro timore è quello di lasciare nelle mani di un solo uomo la sorte del Paese. Fakhfakh ha assicurato la legittimità delle proprie azioni sostenendo che in tempi di crisi le decisioni tendono a centralizzarsi.
Il Ministero della Sanità Pubblica e l’Osservatorio Nazionale delle malattie nuove ed emergenti hanno messo in atto misure per fronteggiare l’emergenza. A fine febbraio i tunisini rimpatriati o di ritorno dalle zone più colpite del mondo sono stati sottoposti a quarantena o autoisolamento domiciliare. Inoltre, i controlli medici sono stati estesi a tutti coloro che entravano nel paese.
Il sistema sanitario tunisino dispone di 180 ospedali, di 40 centri di sanità di base e di un centinaio di cliniche private per un totale di circa 20000 posti letto. Tuttavia tra questi solo 200 sono destinati alla terapia intensiva e lo stesso Ministro della Sanità non nasconde la carenza di macchinari e risorse per far fronte al picco pandemico. Il Ministro ha dichiarato che anche appoggiandosi alle cliniche private si potrà giungere a un massimo di 500 posti di terapia intensiva. Numerosi sono gli aiuti finanziari e di materiale medico forniti dalla comunità internazionale alla Tunisia per gestire la pandemia.
Il Fmi rilascerà 400 milioni di dollari per venire incontro al Paese. L’Unione Africana il 28 Marzo ha inviato 100.000 mascherine, 20.000 tamponi, 741 tute protettive e 1.100 respiratori.
L’Ue ha annunciato sovvenzioni al bilancio tunisino fino a 250 milioni di euro, per combattere il Covid-19 e le sue conseguenze socioeconomiche.
Anche grazie alla collaborazione tra Ghannouchi e il Presidente turco Erdogan, è nata una cooperazione bilaterale tra i Ministri della Salute di entrambi i Paesi.
Infine, gli Usa forniranno alla Tunisia 700.000 dollari sostenendo esperti tecnici.
“Stanno applicando le stesse modalità di coprifuoco imposte durante la rivoluzione” ci scrive un italiano che lavora in una Ong in Tunisia. Solo le attività produttive essenziali sono rimaste aperte e si ipotizza che dimezzeranno i fondi per i progetti. Le Ong sul territorio tunisino sono precarie, lavorano con associazioni di comunità in ambito studentesco, religioso e di quartiere, ma con l’emergenza Covid-19 non è possibile sostenere le persone più in difficoltà. Tuttavia, ad oggi le associazioni e i progetti di cooperazione sono tutti sospesi. Le ambasciate sono in difficoltà e le preoccupazioni per una situazione prossima all’implosione sono alte. Se i progetti non ripartiranno, il malcontento della popolazione potrebbe destabilizzare la tenuta democratica.
In base agli aspetti citati e alle conoscenze acquisite durante la nostra Study Mission, cosa immaginiamo per il futuro della giovane democrazia tunisina? Le misure restrittive rischiano di aumentare la disoccupazione e il malessere sociale. Inoltre, la Tunisia per il 2020 sperava in una crescita del settore turistico; speranza minata, però, dall’esplosione della pandemia che limita lo spostamento a livello internazionale. Ci auguriamo che le misure messe in atto siano sufficienti ad evitare una crisi socio economica oltre che sanitaria, dissesto da cui il Paese faticherebbe enormemente a risollevarsi.
Andrea Baldi (Université Libre de Bruxelles), Sveva Bertini (Università di Pavia), Alessandra D’Arrigo (Università di Pisa), Eleonora De Santis (Università La Sapienza), Cecilia Claudia Poli (Università di Pisa), Lavinia Pretto (Università di Bologna).
Alcuni studenti che hanno partecipato alla WiP Study Mission Tunis 2020 organizzata da Eastwest European Institute analizzano gli effetti del Covid-19 sulla democrazia tunisina
Gli incontri in Tunisia sono iniziati quando dall’Italia arrivavano le prime notizie sulla diffusione del coronavirus. Ancora ignari di quello che sarebbe diventato il cuore delle vicende internazionali, percepivamo la Tunisia come una democrazia solida, le cui sfide economico sociali non vanno, però, sottovalutate. La debole economia non è in grado di assorbire la disoccupazione, che trova picchi del 30% soprattutto nelle fasce giovanili.
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