Mosca isolata: pressoché unanimi i commenti negativi dopo la decisione di Putin. L’Ue ha già preso provvedimenti. La Cina prende tempo e chiede dialogo ed equilibrio. La Germania congela il Nord Stream 2
Dagli Stati Uniti all’Unione europea, dalla Turchia al Giappone, è un coro unanime di condanne quello che giunge in Russia subito dopo il riconoscimento dell’indipendenza per le repubbliche separatiste del Donbass da parte di Vladimir Putin. E pone immediatamente di fronte al passo successivo da intraprendere contro la Federazione Russa: quali sanzioni applicare, in che misura e in quale frangente temporale? Ci sarà unità d’intenti nell’agire, per contenere le velleità moscovite?
Le sanzioni dell’Ue e del Regno Unito
Come annunciato congiuntamente dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dal Presidente del Consiglio Charles Michel, l’Ue sarebbe stata rapida nel prendere provvedimenti contro la Russia. Così è avvenuto: nella serata di ieri, il blocco dei 27 ha deliberato per sanzioni dirette contro i 351 parlamentari della Duma di Stato che hanno votato a favore del riconoscimento delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk.
Si va verso misure sanzionatorie per 27 soggetti, tra persone e entità, accusati di destabilizzazione dell’Ucraina, con contestazioni che variano dal supporto finanziario alle regioni separatiste fino alle campagne di disinformazione poste in essere. Ai colpevoli di tali azioni saranno congelati gli asset finanziari e impediti spostamenti tra gli Stati membri dell’Ue. Ancor prima di Bruxelles, il Governo britannico di Boris Johnson aveva già adottato sanzioni contro 5 banche e tre miliardari russi, ai quali è stato imposto un travel ban.
Congelato il Nord Stream 2
Lo shock per il riconoscimento dell’indipendenza di Donetsk e Luhansk ha colpito le cancellerie europee, specialmente il Presidente francese Emmanuel Macron, che si è speso ininterrottamente per trovare un punto d’incontro con il capo del Cremlino. Putin avrebbe agito esattamente all’opposto di quanto promesso, confermando che le speranze francesi per una soluzione erano un wishful thinking che non si è concretizzato.
La Germania, come annunciato da Olaf Scholz, non proseguirà con la finalizzazione dell’iter burocratico per l’avvio del Nord Stream 2. Non una cancellazione del progetto, ormai terminato, ma uno stop all’ultimo tassello certificatorio mancante per l’avvio della pipeline. Il Governo prende tempo e potrà così giocare la carta Nord Stream 2 in una fase successiva di trattative se si riprenderà con le consultazioni diplomatiche.
La decisione chiarisce in parte la posizione di Berlino, dopo le accuse della stampa internazionale che ha largamente criticato una certa ambiguità tedesca verso la Russia. In un’intervista al Washington Post di poche settimane fa, il Cancelliere ha ricordato che la Germania è il più grande partner Nato in Europa e ha ribadito che la Russia avrebbe pagato alto il prezzo di un intervento.
La Turchia ha condannato la decisione russa di riconoscere Donetsk e Luhansk, definendola inaccettabile. La nota di Ankara è importante in questa fase estremamente liquida della situazione internazionale, perché chiarisce l’intenzione turca di rimanere legata al Patto atlantico, nonostante il rapporto ambivalente registrato, nel corso degli ultimi anni, proprio con la Russia. Tra contesti di tensione — vedi il caso del Nagorno Karabakh — e di avvicinamento — come nella questione dei missili S-400 —, negli alti e bassi tra Ankara e Mosca in questa fase prevale la fedeltà al Patto atlantico.
Cosa pensano Tokyo e Pechino
Il Primo Ministro del Giappone Fumio Kishida, che invita i suoi cittadini a lasciare l’Ucraina, ha sottolineato che la misura decisa dalla Russia viola il diritto internazionale e infrange la sovranità di Kiev. Tokyo risponde nel quadro del framework G7 e resta in attesa di un coordinamento internazionale che preveda anche nuove sanzioni. Ma non sarà una decisione da prendere a cuor leggero: proprio per la paura di conseguenze dirette alla sicurezza del Paese, il Giappone, nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, impose sanzioni estremamente leggere se non insignificanti, che non ebbero un reale peso contro la Russia. E recentemente la camera bassa del Diet ha votato una risoluzione contraria all’intervento russo in Ucraina e in solidarietà a Kiev, senza però menzionare direttamente la Russia.
La posizione della Cina rimane attendista. Il Ministro degli Esteri Wang Yi ha parlato della situazione in Ucraina con il segretario di Stato Antony Blinken, al quale ha riferito la preoccupazione di Pechino per quanto sta avvenendo nel Donbass. Il Ministro cinese nota che l’evoluzione degli eventi, finora, riguarda la tardiva attuazione degli Accordi di Minsk e, da parte sua, ribadisce il richiamo all’implementazione del principio indivisibile della sicurezza per arrivare ad appianare le differenze attraverso il dialogo e la negoziazione.
Mosca isolata: pressoché unanimi i commenti negativi dopo la decisione di Putin. L’Ue ha già preso provvedimenti. La Cina prende tempo e chiede dialogo ed equilibrio. La Germania congela il Nord Stream 2