Ue e Cina hanno raggiunto un accordo politico dopo 35 round negoziali: vantaggi per le aziende europee, Pechino cede sul lavoro forzato
Dopo 35 round negoziali e ben 7 anni di lavoro, giunge al termine il percorso negoziale del CAI, il Comprehensive Agreement on Investment tra Unione europea e Cina che aprirà diversi settori chiave della Repubblica Popolare alle aziende del Vecchio Continente. Non era prevista la conclusione dei negoziati in piena pandemia da coronavirus, che ha sferzato notevolmente i rapporti tra i due colossi economici. Tuttavia, questo è in primis un patto di carattere geopolitico: ci si aspetta un clima più proficuo tra est e ovest, con gli Stati Uniti momentaneamente esclusi dalla concertazione viste le tensioni tra Washington e Pechino.
I numeri del CAI
Il commercio bilaterale tra Ue e Cina ammonta a 650 miliardi di dollari con i Paesi del blocco dei 27 che nel 2019, secondo Eurostat, hanno esportato beni per 198 miliardi di euro; al contrario, la Repubblica Popolare ha venduto prodotti per 362 miliardi di euro, cifra che porta il deficit commerciale a 164 miliardi di euro. Col nuovo accordo, si punta a equilibrare il rapporto, vista la possibilità per le imprese europee di accedere ad ambiti economici quali auto e telecomunicazioni, e a colpire alcune pratiche commerciali — ritenute storicamente da Ue e Usa distorsive del mercato — come i sussidi alle aziende, il controllo statale delle imprese e i trasferimenti tecnologici forzati.
L’accordo, che dovrebbe entrare in vigore dal 2022 durante la presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, prevede un meccanismo di monitoraggio, così come l’intrattenimento di legami politici con la Cina a livelli mai visti prima. Inoltre, grazie al nuovo patto, la Cina si è impegnata a rispettare le direttive dell’ILO, l’Organizzazione per il Lavoro delle Nazioni Unite, che impone il rispetto delle sue convenzioni tra le quali si mette al bando il lavoro forzato: un chiaro riferimento alla situazione della popolazione degli uiguri, la minoranza musulmana che subisce pratiche coercitive da parte di Pechino.
Le reazioni
Grande enfasi sull’accordo da parte dei principali leader politici. Per la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen il CAI “rafforza i nostri interessi e promuove i nostri valori chiave”. Per il Presidente Xi Jinping viene dimostrata “la determinazione e la fiducia cinese nel rafforzare l’apertura verso l’esterno ai massimi livelli”. Allo stesso tempo, secondo Xi l’accordo permetterà al business europeo di “accedere a un mercato ancor più grande, garantendo un solido e automatico sistema di salvaguardia e un brillante futuro per la cooperazione”.
Da segnalare un commento da parte di Jake Sullivan, National Security Adviser del neo-Presidente statunitense Joe Biden: in un tweet apparso la scorsa settimana sul tema delle relazioni economiche tra Ue e Cina, l’esponente ha espresso il desiderio da parte della nuova amministrazione di consultarsi con i partner europei sulla gestione della relazione con la Cina sul versante delle pratiche economiche. A quanto pare, Bruxelles non ha ascoltato pienamente la voce del nuovo inquilino della Casa Bianca.
Ue e Cina hanno raggiunto un accordo politico dopo 35 round negoziali: vantaggi per le aziende europee, Pechino cede sul lavoro forzato
Dopo 35 round negoziali e ben 7 anni di lavoro, giunge al termine il percorso negoziale del CAI, il Comprehensive Agreement on Investment tra Unione europea e Cina che aprirà diversi settori chiave della Repubblica Popolare alle aziende del Vecchio Continente. Non era prevista la conclusione dei negoziati in piena pandemia da coronavirus, che ha sferzato notevolmente i rapporti tra i due colossi economici. Tuttavia, questo è in primis un patto di carattere geopolitico: ci si aspetta un clima più proficuo tra est e ovest, con gli Stati Uniti momentaneamente esclusi dalla concertazione viste le tensioni tra Washington e Pechino.
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