La triplice intesa del Pacifico, tra Usa, Uk e Australia, crea un ulteriore solco con gli alleati europei
La crisi dei sottomarini “influirà sul futuro della Nato”. La cancellazione da parte dell’Australia di un contratto da 66 miliardi di dollari per l’acquisto di sottomarini francesi, in favore di forniture statunitensi, ha aperto una crisi molto pesante tra i Paesi coinvolti. Ritiro degli ambasciatori e toni durissimi da Parigi contro Washington e Canberra, definite dal Ministro del Esteri francese Jean Yves Le Drian “ex partner”.
Parole al vetriolo anche per il terzo Paese coinvolto, la Gran Bretagna, che Drian definisce “la ruota di scorta” del nuovo patto anti-cinese, denominato AUKUS (acronimo di Australia, United Kingdom e United States), che, a quanto ci risulta, era già stato oggetto di discussione durante il G7 in Cornovaglia.
In una dichiarazione congiunta, Biden, Johnson e Morrison, lanciando la nuova iniziativa, hanno commentato: “Lo sforzo che lanciamo oggi aiuterà a sostenere la pace e la stabilità nella regione indo-pacifica. Per oltre 70 anni, Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno lavorato insieme ad altri importanti alleati e partner per proteggere i nostri valori condivisi e promuovere la sicurezza e la prosperità. Oggi, con la formazione di Aukus, dobbiamo impegnarci nuovamente in questa visione”.
Ai francesi poi ha risposto direttamente Scott Morrison: “Avevano tutti gli elementi per comprendere che avevamo seri dubbi sul fatto che i loro sommergibili potessero rispondere ai nostri interessi strategici”, ha dichiarato il premier australiano, a cui Joe Biden ha offerto sottomarini a propulsione nucleare, con una tecnologia di altissimo livello, superiore a quella dei sottomarini tradizionali francesi.
L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha dichiarato che anche l’Europa non era stata avvisata dell’accordo in corso tra Australia, Usa e Uk, rafforzando la sensazione che l’Unione si trovi sempre più marginalizzata nel gioco tra le grandi potenze, soprattutto in un’area strategica come l’Indo-Pacifico. Per Emmanuel Macron potrebbe essere una nuova occasione per rilanciare la questione dello sviluppo di una Difesa europea e di una politica comune, indipendente da quella degli Stati Uniti, in particolare nei confronti della Cina.
Noi di eastwest da tempo sosteniamo che, dopo il progetto CED, abortito dal Parlamento francese agli albori del processo di integrazione europea, questa sia la finestra di opportunità più chiara che si presenti sul tavolo dei leader europei di procedere a una Unione della difesa.
Auspichiamo quindi che si passi dalle dichiarazioni di principio ai fatti: essendo la Francia – dopo Brexit – l’unica potenza nucleare europea, spetterebbe a Parigi fare il primo passo, anche per cancellare l’onta di aver fatto fallire la CED. Primo passo significa rinunciare al seggio permanente al Consiglio di Sicurezza, in favore di un posto all’Europa. Sarebbe logico ricompensare questo atto di generosità riconoscendo apertamente la leadership francese in materia di difesa, così come tutti noi non mettiamo in discussione il primato tedesco in economia, testimoniato dalla collocazione della Banca centrale europea a Francoforte.
L’integrazione europea, oggi, passa da qui…
La crisi dei sottomarini “influirà sul futuro della Nato”. La cancellazione da parte dell’Australia di un contratto da 66 miliardi di dollari per l’acquisto di sottomarini francesi, in favore di forniture statunitensi, ha aperto una crisi molto pesante tra i Paesi coinvolti. Ritiro degli ambasciatori e toni durissimi da Parigi contro Washington e Canberra, definite dal Ministro del Esteri francese Jean Yves Le Drian “ex partner”.