Il Vietnam è sempre più al centro delle attenzioni americane, non a caso nei giorni scorsi si è svolta un’importante visita di Antony Blinken ad Hanoi. L’idea degli Stati Uniti è quella di elevare i rapporti fino a un partenariato di sicurezza, aumentando i rapporti in materia di difesa
Cruciale per l’economia, visto che attrae sempre più investimenti e linee produttive anche di grandi colossi tecnologici che tentano di diversificare l’esposizione alla Cina. Fondamentale anche a livello diplomatico, vista la sua centralità all’interno dell’ASEAN (l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico) e il ruolo che può giocare tra India, Giappone e soprattutto Cina, con cui ha ottimi rapporti commerciali e politici ma anche una disputa territoriale mai risolta sul mar Cinese meridionale.
Il Vietnam è sempre più al centro delle attenzioni degli Stati Uniti, che stanno cercando di migliorare i rapporti con un attore importante sullo scenario a cui tengono di più, quello dell’Asia-Pacifico.
Non a caso nei giorni scorsi si è svolta un’importante visita di Antony Blinken ad Hanoi. Un viaggio durato quasi 48 ore prima che il segretario di Stato americano si trasferisse a Nagano per la riunione dei ministri degli Esteri del G7, arrivato in un contesto nel quale Washington sta moltiplicando le manovre di avvicinamento.
Nelle scorse settimane una nave statunitense è transitata per le isole Paracelso, contese tra Vietnam e Cina, proprio mentre Lockheed Martin e Boeing si trovavano con altre aziende americane nel paese del Sud-Est asiatico per negoziare la vendita di droni ed elicotteri. Non solo. Il 29 marzo, Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico col segretario del Partito comunista Nguyen Phu Trong. Mossa non così usuale, visto che di solito il Presidente americano parla con l’omologo vietnamita. Interessante anche il tempismo, visto che il colloquio è avvenuto in concomitanza del summit per la democrazia organizzato dalla Casa Bianca. I più maligni hanno sottolineato che un sistema politico non certo democratico possa alla fine andare bene a Biden qualora questo rientri in una sua strategia o calcolo. Come già accade peraltro con l’India.
La visita di Blinken è servita a porre le basi per l’elevazione dei rapporti, che dovrebbe avvenire a luglio. Dopo essere arrivato ad Hanoi venerdì, Blinken ha incontrato sabato il Segretario Generale del Partito Comunista Nguyen Phu Trong, il Primo Ministro Pham Minh Chinh e il Ministro degli Esteri Bui Thanh Son. Ha inoltre partecipato alla cerimonia di posa della prima pietra della nuova ambasciata statunitense. La sede diplomatica a stelle e strisce avrà otto piani, testimoniando anche plasticamente l’importanza accresciuta che il Vietnam ricopre per gli Usa. Il nuovo edificio sarà una delle ambasciate più costose degli Stati Uniti nel mondo.
“Dal nostro punto di vista, pensiamo che questo sia un momento propizio per elevare la nostra partnership esistente”, ha detto Blinken. “Abbiamo incaricato le agenzie competenti di coordinarsi con gli Stati Uniti per considerare, dire e fare, nello spirito di elevare il partenariato tra i due Paesi a nuovi livelli”, ha risposto Chin.
Dalla firma del partenariato globale Usa-Vietnam nel 2013, i due paesi hanno ampiamente aumentato i legami politici, economici e di difesa. Blinken ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno ultimando il trasferimento di un terzo cutter della guardia costiera al Vietnam, che andrà ad aggiungersi alle 24 motovedette statunitensi fornite dal 2016.
Ma ora si vuole fare un passo in più. L’idea degli Stati Uniti è quella di elevare i rapporti fino a un partenariato di sicurezza, aumentando i rapporti in materia di difesa. Una possibilità che sembra diventata concreta negli ultimi tempi, vista la difficoltà del Vietnam a reperire importazioni di dispositivi di difesa e componenti militari dalla Russia, il tradizionale fornitore di Hanoi coinvolto nella guerra in Ucraina. Secondo gli esperti, la dipendenza del Vietnam dagli armamenti russi obsoleti sta erodendo la preparazione militare del Paese. E così gli Stati Uniti, in qualità di maggiore esportatore di armi al mondo, vorrebbero conquistare una quota maggiore del mercato della difesa vietnamita e rafforzare così i legami con un attore chiave dello scenario indo-pacifico, estendendo l’influenza che nel Sud-Est asiatico è stata di recente riaffermata con le Filippine tra l’accordo di accesso a 4 nuove basi militari di Manila e le vaste esercitazioni congiunte in svolgimento sino al 28 aprile.
Se l’elevazione dei rapporti diplomatici è vista favorevolmente e rappresenta soprattutto una mossa simbolica, quella sul fronte della sicurezza incontra maggiori resistenze ad Hanoi.
Il Vietnam sa che la Cina interpreterebbe la decisione come una mossa a lei ostile. E così Hanoi sta provando a capire come ottenere quello che vuole anche sul fronte della difesa senza però legarsi ad accordi o iniziative che possano far sembrare che si stia posizionando all’interno di una contesa della quale non vuole fare parte.
La presenza americana è già sempre più evidente a livello commerciale. Molte grandi imprese statunitensi stanno espandendo la loro presenza in Vietnam, a partire dalla Apple che qui fabbricherà almeno in parte i suoi MacBook. Un segnale fondamentale, che chiarisce come a spostarsi non sono solo industrie manifatturiere di medio basso valore, ma anche colossi dell’alta tecnologia.
Il passaggio simbolicamente più significativo dei prossimi mesi potrebbe però essere la visita a Washington di Trong. Blinken ha ribadito l’invito già fatto al telefono da Biden e la diplomazia vietnamita è al lavoro per trovare l’incastro giusto. Ospitare Trong, che nel 2021 ha iniziato uno storico terzo mandato in anticipo di quasi due anni su Xi Jinping, sarebbe un segnale indiretto anche alla Cina: gli Usa possono accettare anche sistemi politici molto diversi dal loro, qualora l’interlocutore non sia un contendente per la leadership globale.