Tra mascherine e banchi distanziati si torna in classe. L'Italia è capofila nelle misure di protezione ma si porta dietro un dettaglio che non le fa onore
Tra mascherine e banchi distanziati si torna in classe. L’Italia è capofila nelle misure di protezione ma si porta dietro un dettaglio che non le fa onore
La scuola italiana riparte, un po’ ammaccata, tra mascherine, banchi con le rotelle e distanziamenti. Il nemico da battere quest’anno non sarà solo l’ignoranza ma il Covid-19.
In Europa sono state fissate alcune norme comuni e l’Italia ha fatto da battistrada, mettendo a punto quattro misure per la riduzione del rischio contagio da applicare in tutta l’Unione: norme di igiene di base, distanziamento, politiche specifiche per bambini a rischio con esigenze di apprendimento o condizioni di salute speciali e per docenti con condizioni di salute che li rendono vulnerabili a infezioni più gravi. Le hanno messe a punto il Ministro della Salute Speranza e il direttore Regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Kluge, al termine di un summit con 53 Paesi per individuare misure comuni di contrasto al coronavirus in tema di scuola. Un legittimo motivo di orgoglio, anche se ora siamo alla prova dei fatti.
Gran parte dei Paesi europei si preparano al rientro sui banchi di scuola tra timori e incertezze. A riaprire gli istituti per prime sono Francia (oggi) e Gran Bretagna, seguite dalla Spagna. Tra l’altro questi Paesi se la stanno vedendo con la “seconda ondata” di contagi. Anche in Germania, dopo la scoperta di numerosi nuovi focolai, decine di istituti scolastici sono stati costretti a richiudere. Solo la Danimarca sembra aver trovato la giusta soluzione ed è stata una delle prime a riaprire le scuole già tra aprile e maggio. Gli alunni sono stati separati in “micro-bolle” di massimo 12 bambini, con orari di inizio delle lezioni contingentati e scaglionati e banchi monoposto a 2 metri di distanza, tanto da rendere superflue perfino le mascherine.
Come detto, oggi riaprono le scuole in Francia, con mascherine in ogni circostanza per insegnanti e studenti dopo gli 11 anni e principio della “non mescolanza” tra gli allievi.
Nell’Europa scolastica che riparte, l’Italia si presenta con una particolarità di cui certo non può andar fiera: molti insegnanti hanno marcato visita, presentando certificato medico, per paura di contagiarsi. Non certo un bell’esempio, considerato che nei reparti ospedalieri centinaia di medici e infermieri venivano infettati sul fronte della guerra al Covid (i soli medici che hanno sacrificato la loro vita sono stati oltre un centinaio).
Quando torneranno in classe con che coraggio illustreranno il primo capitolo dei Promessi Sposi dedicato a don Abbondio?
La scuola italiana riparte, un po’ ammaccata, tra mascherine, banchi con le rotelle e distanziamenti. Il nemico da battere quest’anno non sarà solo l’ignoranza ma il Covid-19.
In Europa sono state fissate alcune norme comuni e l’Italia ha fatto da battistrada, mettendo a punto quattro misure per la riduzione del rischio contagio da applicare in tutta l’Unione: norme di igiene di base, distanziamento, politiche specifiche per bambini a rischio con esigenze di apprendimento o condizioni di salute speciali e per docenti con condizioni di salute che li rendono vulnerabili a infezioni più gravi. Le hanno messe a punto il Ministro della Salute Speranza e il direttore Regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Kluge, al termine di un summit con 53 Paesi per individuare misure comuni di contrasto al coronavirus in tema di scuola. Un legittimo motivo di orgoglio, anche se ora siamo alla prova dei fatti.
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