Il ritiro delle truppe dall'Afghanistan riguarderà anche gli 800 italiani a Herat. Nei prossimi mesi si definiranno i futuri assetti delle forze da dispiegare, a cominciare da Iraq e Africa
Il ritiro delle truppe dall’Afghanistan riguarderà anche gli 800 italiani a Herat. Nei prossimi mesi si definiranno i futuri assetti delle forze da dispiegare, a cominciare da Iraq e Africa
Il ritiro delle truppe dall’Afghanistan deciso dalla Nato pochi giorni fa riguarderà anche gli 800 militari italiani di stanza a Herat. Inizierà a maggio e terminerà a settembre. Lo ha annunciato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio spiegando che la road map sarà decisa dallo Stato maggiore della Difesa italiana in stretto coordinamento con gli americani e gli altri alleati.
“Inizieremo il primo di maggio – ha fatto sapere il responsabile della Farnesina – e ci aspettiamo che la logistica pesante americana sia l’ultima a partire entro l’11 settembre”. Ma non smetteremo di aiutare il Paese, secondo Di Maio, perché continueranno ad essere operativi i programmi di cooperazione tuttora in essere. “Abbiamo aperto – ha osservato Di Maio – una ‘via italiana’ alla ricostruzione, una via fraterna, lontana dalle armi e dalle bombe, vicina alle esigenze dei cittadini afghani e alle loro speranze di ripresa”.
La decisione italiana sull’Afghanistan rafforza ancora di più i legami con la nuova amministrazione Usa così come già si è potuto vedere nel più cauto atteggiamento verso Russia e Cina e dalla recente vicenda dell’arresto dell’ufficiale dello Stato maggiore che passava documenti segreti della Nato ai servizi russi. “Italia e Stati Uniti – ha però insistito Di Maio – non sono mai stati tanto vicini. L’Italia non ha mai mutato il suo posizionamento geopolitico di fondo. I nostri Governi sono sempre stati fedeli all’Alleanza atlantica”.
Quali i futuri assetti?
Il ritiro degli 800 militari dall’Afghanistan non dovrebbe però cambiare di molto il numero complessivo dei nostri soldati impiegati in missioni internazionali (oltre 6mila). Come ha ricordato lo stesso Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, a partire dai prossimi mesi si andranno a definire i futuri assetti delle forze da dispiegare nei teatri internazionali a cominciare dall’Africa e dall’Iraq. L’Italia cercherà di concentrare i suoi sforzi nel cosiddetto Mediterraneo allargato da dove provengono la maggioro parte delle minacce (dal terrorismo ai flussi irregolari di immigrazione). In questo contesto le missioni in Africa potrebbero subire dei rafforzamenti in termini di uomini e mezzi. Da poche settimane l’Italia ha inviato i primi 30 militari in Mali per la missione europea Takuba (a regime previsti 93 uomini), mentre in Niger la missione bilaterale Misin di addestramento alle forze locali è attualmente garantita da 295 elementi. Più complesso il discorso che riguarda l’Iraq dove attualmente sono presenti tra Erbil e Baghdad circa 1100 uomini.
L’Italia si è candidata a guidare dall’anno prossimo la nuova missione in Iraq al posto degli americani che ritireranno il loro contingente. Ciò comporterà un maggiore contributo di forze valutabile ad oggi sull’ordine di almeno altri 500 uomini. L’operazione avrebbe tra i suoi compiti il coordinamento e l’addestramento delle truppe che in Iraq avversano e combattono la rinascita dello Stato Islamico, praticamente gli stessi compiti svolti attualmente da Prima Parthica a guida italiana. Finora non vi sono reazioni ufficiali alla candidatura italiana per l’Iraq, ma il Ministro della Difesa Guerini ha ricevuto parole di apprezzamento da parte dei Paesi membri della Nato per l’impegno italiano nelle operazioni della missione avviata nel 2014 dagli Stati Uniti a seguito dell’espansione dello Stato Islamico in Iraq e Siria. Se venisse affidata all’Italia anche la missione in Iraq salirebbero a tre i comandi di importanti missioni internazionali, oltre alla KforNato in Kosovo (generale Franco Federici) e Unifil dell’Onu in Libano (generale Stefano Del Col).
Il ritiro delle truppe dall’Afghanistan riguarderà anche gli 800 italiani a Herat. Nei prossimi mesi si definiranno i futuri assetti delle forze da dispiegare, a cominciare da Iraq e Africa
Il ritiro delle truppe dall’Afghanistan deciso dalla Nato pochi giorni fa riguarderà anche gli 800 militari italiani di stanza a Herat. Inizierà a maggio e terminerà a settembre. Lo ha annunciato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio spiegando che la road map sarà decisa dallo Stato maggiore della Difesa italiana in stretto coordinamento con gli americani e gli altri alleati.
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