Putin ha detto che l’Ucraina è sempre più “anti-russa” e definisce la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti come Paesi “ostili”. L’Ue esprime solidarietà
Venerdì scorso la Russia ha compiuto due mosse che la allontanano, almeno da un punto di vista diplomatico, da un paio dei suoi vicini più o meno prossimi.
Le parole di Putin sull’Ucraina
Intanto – come a riattizzare la fiamma mai spenta della crisi militare lungo il confine –, il Presidente Vladimir Putin ha detto che l’Ucraina sta diventando “anti-russa” e che Mosca dovrà essere pronta ad agire nel caso in cui la propria sicurezza venisse minacciata.
Si riferiva alla decisione di una corte ucraina di confinare agli arresti domiciliari Viktor Medvedchuk, politico e oligarca ucraino sospettato di tradimento. Medvedchuk è considerato il più grande alleato di Mosca a Kiev, al punto che i nazionalisti ucraini lo ritengono un “agente del Cremlino”: è infatti favorevole a un avvicinamento politico dell’Ucraina alla Russia e – nota di colore – afferma che Putin sia il padrino di sua figlia. Medvedchuk e Putin si sono incontrati più volte anche dopo l’annessione della Crimea (formalmente territorio ucraina) da parte della Russia nel 2014.
Commentando la situazione di Medvedchuk, Putin ha detto che “l’Ucraina si sta lentamente ma inesorabilmente trasformando in una sorta di polo opposto della Russia” e che nel Paese è in corso una “pulizia” dello spazio politico per rimuovere tutte le voci favorevoli a una risoluzione del conflitto nell’Ucraina orientale. In questa regione si combatte dal 2014 una guerra tra le forze di Kiev e i separatisti filo-russi appoggiati da Mosca, che ha interesse a esercitare un controllo politico sull’area.
Prosegue la crisi con la Repubblica Ceca
Sempre venerdì scorso la Russia ha designato formalmente la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti come Paesi “ostili” e ha ristretto – o addirittura azzerato – il numero di personale russo che possono assumere nelle loro ambasciate. La Cechia potrà avere un massimo di diciannove cittadini russi impiegati nelle sue attività diplomatiche in Russia; gli Stati Uniti nemmeno uno.
Quella contro Washington è una ritorsione per le sanzioni che l’amministrazione di Joe Biden ha imposto verso Mosca a metà aprile, e che a loro volta rappresentavano una risposta alle interferenze russe nella campagna elettorale del 2020 e all’attacco hacker SolarWinds, che colpì anche nove agenzie governative americane.
A motivare l’azione contro la Repubblica Ceca, invece, è stata la decisione di Praga di espellere – il mese scorso – una decina di diplomatici russi per il coinvolgimento di Mosca nelle esplosioni in un deposito di munizioni sul territorio ceco nel 2014: morirono due operai. La Cechia accusa dell’atto l’unità 29155 del GRU, il servizio segreto militare russo famoso soprattutto per l’avvelenamento della ex spia Sergei Skripal nel Regno Unito.
Mosca aveva già reagito alla mossa di Praga attraverso l’espulsione di funzionari cechi. La Cechia ha fatto sapere di interpretare le nuove restrizioni diplomatiche come “un altro passo nella escalation delle relazioni, non soltanto con la Repubblica Ceca ma anche con l’Unione europea e i suoi alleati”.
Molto simile è stato il messaggio del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che ha parlato anche lui di “un altro passo” nella escalation delle tensioni con la Russia. Nell’esprimere solidarietà alla Repubblica Ceca, Michel ha aggiunto che “gli sforzi per dividere l’Unione europea sono vani”.
Putin ha detto che l’Ucraina è sempre più “anti-russa” e definisce la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti come Paesi “ostili”. L’Ue esprime solidarietà
Venerdì scorso la Russia ha compiuto due mosse che la allontanano, almeno da un punto di vista diplomatico, da un paio dei suoi vicini più o meno prossimi.
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