Faccia a faccia virtuale tra il Segretario Generale Stoltenberg e il Ministro degli Esteri Wang Yi: dal nucleare all’Afghanistan, passando per l’Indo-Pacifico, temi bollenti su tavolo della discussione
Non è certo comune vedere il Segretario Generale della Nato discutere col Ministro degli Esteri della Cina. Eppure, i grandi stravolgimenti negli assetti di politica estera e gli interessi geopolitici, spesso contrastanti, portano l’alleanza militare difensiva più importante del mondo occidentale, e la nazione che meglio ha saputo sviluppare capacità economiche e strategiche negli ultimi 30 anni, a confrontarsi per la gestione delle principali crisi esistenti e per il dialogo sugli aspetti più controversi che il rapporto-scontro genera.
Un rapporto nuovo e complicato
Ed è in quest’ottica che nei giorni scorsi Jens Stoltenberg e Wang Yi hanno avuto un faccia a faccia virtuale, dove sono state evidenziate non solo le differenze tra le due parti ma anche i terreni comuni nel quale far squadra, quali il cambiamento climatico. L’espansione del dialogo tra la Nato e la Cina è certamente una buona notizia, in un quadro geopolitico che vede crescere la tensione tra Pechino e numerosi membri del Patto Atlantico, ma anche tra Pechino e Stati prossimi al gigante asiatico, su tutti l’Australia che, recentemente, ha siglato il patto Aukus con Stati Uniti e Regno Unito.
Come gestire un rapporto complesso ma obbligato, una relazione da un lato tesa ma che, allo stesso tempo, risulta fondamentale per la sopravvivenza economica nei meandri degli equilibri commerciali? Se è vero che le sedi del confronto esistono, come le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza, è altrettanto corretto ipotizzare una forma sempre più istituzionale di dialogo tra Nato e Cina, con Stoltenberg e Wang Yi che, idealmente, proseguono un cammino appena avviato e che sarà senz’altro lungo e tortuoso negli anni a venire.
Cosa pensa la Nato
L’approccio del Segretario Generale verso Pechino è soft: Stoltenberg sottolinea che la Nato non vede la Cina come un avversario, ed evidenzia la sua importanza come forza globale capace di raggiungere grandi risultati a livello economico e nel contrasto alla povertà. Allo stesso tempo, Stoltenberg richiama la Repubblica popolare al rispetto degli impegni internazionali e all’agire responsabilmente nel sistema di relazioni globali. L’esponente Nato ha ricordato l’importanza di un approccio coordinato sul tema Afghanistan, specie all’indomani del ritiro della forza internazionale e la salita al potere dei Talebani, ora responsabili del rispetto degli impegni sul contenimento del terrorismo e nella gestione dei diritti umani, in particolar modo quelli delle donne.
Più netta la posizione del Patto Atlantico sulla questione nucleare: per il Segretario Generale è preoccupante l’espansione dell’arsenale nucleare cinese, motivo per il quale chiede a Pechino misure trasparenti su capacità e dottrina nucleare, specificando che il dialogo sul controllo delle armi beneficerebbe sia la Nato che la Cina.
Cosa pensa la Cina
La Cina è aperta al dialogo e allo scambio di vendute con la Nato, ha detto Wang Yi. Serve solidarietà e cooperazione, grande capacità di comprensione e fiducia reciproca più che in passato. Secondo il Ministro degli Esteri, c’è bisogno che le parti si confrontino con razionalità e obiettività piuttosto che ascoltare la cattiva informazione, che trascina solo confusione, bugie e dicerie. Per questo motivo, il capo della diplomazia cinese è convinto che la chiave per l’avanzamento delle relazioni bilaterali sia il campo della percezione, tanto importante quanto decisiva nelle relazioni internazionali.
Quella cinese, dice Wang, è una politica difensiva nazionale: Pechino non cerca egemonia, espansione o sfere d’influenza, ma semmai è impegnata nello sviluppo pacifico, volenterosa nel condividere i benefici della crescita con altre nazioni. La Cina è alla ricerca di una nuova concezione nelle relazioni internazionali, basata sul rispetto, l’equità, la giustizia e la cooperazione vincente per tutte le parti.
Sul nucleare, la portavoce del Ministero degli Esteri Hua Chunying ha chiarito ulteriormente la posizione del suo Paese: quella cinese è una strategia nucleare difensiva. Ciò significa che “siamo impegnati a non utilizzare per primi armi nucleari in qualunque circostanza, né a usare o minacciare l’uso di armi nucleari contro nazioni senza tale tecnologia o in zone libere da armi nucleari”. Pechino, ha specificato la portavoce, non ha mai preso parte a una corsa alle armi nucleari.