Negli ultimi anni Seul ha sviluppato ambizioni spaziali che passano per il potenziamento delle capacità missilistiche, utili anche a monitorare potenziali minacce provenienti dalla Corea del Nord e dalla Cina
Ieri la Corea del Sud ha lanciato con successo il suo primo orbiter lunare: anche chiamato modulo orbitante, è un veicolo spaziale progettato per orbitare attorno a un corpo celeste in modo da studiarlo a distanza.
Come da nome, il Korea Pathfinder Lunar Orbiter – meglio noto come Danuri, “godersi la Luna” – si dirigerà verso la Luna, entrando nella sua orbita il prossimo dicembre e rimanendovi per un anno. Tra i suoi compiti ci sarà la raccolta di dati geologici, l’individuazione di un sito di atterraggio in previsione di una futura esplorazione della superficie del satellite, e il collaudo di tecnologie di Internet dallo spazio. La missione ha un costo di 180 milioni di dollari.
Danuri è stato lanciato con un razzo Falcon 9 di SpaceX, l’azienda aerospaziale di Elon Musk che sta creando una costellazione di satelliti artificiali nell’orbita bassa della Terra per la fornitura di servizi di connettività a Internet. Starlink – questo il nome della costellazione – si è rivelata molto importante per le forze armate dell’Ucraina nella loro resistenza all’invasione russa, e sta venendo monitorata con attenzione dalla Cina per le sue implicazioni in un ipotetico conflitto armato con gli Stati Uniti.
Tornando alla Corea del Sud, se Danuri avrà successo, il Paese diventerà il settimo esploratore lunare al mondo e il quarto in Asia dopo la Cina, il Giappone e l’India. Da qualche anno Seul ha dimostrato di aver sviluppato delle ambizioni spaziali che passano per il potenziamento delle capacità missilistiche. E che puntano sia a tutelare la sicurezza domestica, sia a posizionarsi dentro nuovi settori economici – il fondatore di Amazon Jeff Bezos ci ha puntato molto sul turismo spaziale, con la sua Blue Origin – e sia, infine, a garantirsi un maggiore prestigio internazionale.
A marzo la Corea del Sud ha lanciato con successo un razzo a combustibile solido; a giugno ha tenuto invece un secondo lancio del razzo Nuri, che ha realizzato internamente. Partecipa al programma Artemis della Nasa, che dovrebbe riportare gli astronauti sulla Luna entro il 2024. Nel giro dei sei anni successivi, al 2030, intende mandare una propria sonda sul satellite terrestre. Seul vuole poi lanciare satelliti per le telecomunicazioni con standard 6G e satelliti-spia ad alta risoluzione per monitorare le potenziali minacce provenienti dalla Corea del Nord e dalla Cina.
Proprio il leader nordcoreano Kim Jong-un aveva annunciato a marzo l’espansione di un sito di lancio in modo da far progredire il programma spaziale di Pyongyang. La Corea del Sud e gli Stati Uniti lo avevano accusato di utilizzare i lanci di veicoli spaziali come copertura dei test dei missili balistici intercontinentali.
Negli ultimi anni Seul ha sviluppato ambizioni spaziali che passano per il potenziamento delle capacità missilistiche, utili anche a monitorare potenziali minacce provenienti dalla Corea del Nord e dalla Cina