Il Presidente cinese Xi Jinping ha firmato trentaquattro accordi. Tra questi spiccano il partenariato strategico tra Vision 2030 e la Nuova via della seta e un accordo con Huawei per lo sviluppo di soluzioni digitali per le città saudite. Scricchiola il primato di Washington in Medioriente
Giovedì, nel corso della visita nel paese del presidente cinese Xi Jinping, l’Arabia Saudita e la Cina hanno firmato diversi accordi importanti, tra cui uno di partenariato strategico globale e uno sul cloud computing con la società di telecomunicazioni Huawei.
Gli Stati Uniti – gli alleati tradizionali di riferimento per le monarchie del Golfo, ma attualmente in cattivi rapporti con Riad – temono che la Cina possa aumentare molto la sua influenza in Medioriente, fino a intaccare il primato politico americano sul mondo. In questo senso, l’accordo tra Riad e Pechino maggiormente problematico agli occhi di Washington è quello con Huawei perché riguarda tecnologie di valore strategico che gli americani giudicano rischiose per la sicurezza. Oltre ai sistemi di cloud, la società cinese ha detto infatti di voler costruire dei complessi urbani high-tech, dotati di connessione ultraveloce a Internet, nelle città saudite. Nonostante i tentativi degli Stati Uniti di isolarla a livello internazionale, e nonostante le pressioni fatte sui governi arabi perché rifiutassero i suoi servizi, Huawei ha partecipato alla costruzione delle reti 5G (l’ultimo standard per le tecnologie di telefonia mobile) in gran parte dei paesi del Golfo.
Il “viaggio pionieristico” di Xi Jinping
In un editoriale pubblicato sui media sauditi, Xi dice di aver intrapreso un “viaggio pionieristico” in Arabia Saudita per “aprire una nuova era nei rapporti della Cina con il mondo arabo, i paesi arabi del Golfo e l’Arabia Saudita”. Il presidente cinese ha aggiunto che Pechino e gli stati arabi “continueranno a tenere alta la bandiera della non-ingerenza negli affari interni”, un concetto spesso evocato dalla Cina per respingere le critiche internazionali sulle violazioni dei diritti umani commesse nel paese. Su questo punto, il principe saudita Mohammed bin Salman ha detto che Riad si oppone a ogni “interferenza negli affari interni della Cina nel nome dei diritti umani”.
La questione dei diritti umani ha leso i rapporti tra Usa e Arabia Saudita
È proprio sui diritti umani che si è aperta la spaccatura politica tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti: la politica estera del presidente Joe Biden si fonda sulla promozione dei valori democratici nel mondo (un tema utile in senso anticinese); questo approccio, tuttavia, entra in conflitto con le violazioni dei diritti umani commesse in Arabia Saudita. L’anno scorso, ad esempio, l’intelligence americana ha rilasciato un rapporto declassificato nel quale si accusava bin Salman di essere il mandante dell’omicidio, nel 2018, del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi.
Venerdì Xi ha partecipato a un vertice di leader arabi, durante il quale incontrerà i rappresentanti di altri paesi del Golfo produttori di petrolio (la Cina ne è di gran lunga la maggiore importatrice al mondo). A detta del presidente cinese, Pechino vuole fare di questi summit degli “eventi fondamentali nella storia delle relazioni Cina-Arabia” e vede in Riad “una forza importante nel mondo multipolare”. A proposito di multipolarità, sia l’Arabia Saudita che le altre nazioni del Golfo come gli Emirati Arabi Uniti hanno precisato di non volersi schierare con l’una o l’altra superpotenza, e che le loro relazioni con la Cina non rappresentano una scelta di campo ma un modo per diversificare i rapporti economici, politici e di sicurezza.
In tutto, le aziende cinesi e saudite hanno firmato trentaquattro accordi sugli investimenti nelle energie pulite (come l’idrogeno), nelle tecnologie dell’informazione, nei servizi cloud, nei trasporti e nell’edilizia. Non sono stati forniti dettagli sulle intese, nemmeno sul loro valore; l’agenzia di stampa statale saudita Saudi Press Agency aveva però parlato di 30 miliardi di dollari. Uno dei patti annunciati riguarda la sincronizzazione tra la Belt and Road Initiative, la grande iniziativa cinese sulle infrastrutture nel mondo, e Vision 2030, il piano del principe bin Salman per la diversificazione dell’economia saudita.