Democratici e Repubblicani ai ferri corti sull’innalzamento del debito, si rischia uno stop della macchina federale. Biden ha cancellato tutti gli impegni internazionali e incontra oggi lo Speaker della Camera per trattare un accordo
La crisi sull’innalzamento del tetto del debito degli Stati Uniti non è affare da poco dato che i rischi che conseguirebbero ad un mancato accordo tra Democratici e Repubblicani avrebbero non solo una portata locale, bensì internazionale. Tuttavia, gli schieramenti opposti parrebbero su posizioni nettamente distanti, tanto che il Presidente Joe Biden ha dovuto cancellare tutti gli impegni internazionali per tornare in patria a trattare, nella giornata odierna, con lo Speaker della Camera Kevin McCarthy.
La faccenda diventa ancora più grave in seguito alle parole della Segretaria al Tesoro Janet Yellen, esperta economista già a capo della Federal Reserve, profonda conoscitrice delle finanze a stelle e strisce e dei meccanismi dietro il funzionamento del sistema monetario. Per Yellen, il primo giugno sarà la data che segnerebbe lo stop alla capacità di pagamento di servizi da parte del Governo. Ciò significa che Washington non potrà versare gli stipendi degli impiegati federali, dei militari, né finanziare i programmi legati all’assistenza sociale e sanitaria. Ma non solo: il rischio è quello di non poter pagare i prestiti internazionali e che i tassi d’interesse sulle emissioni di titoli Usa siano in futuro più costosi, andando ad aggravare ulteriormente lo stesso debito Usa.
Una situazione dall’impatto politico devastante, non solo per la Casa Bianca ma anche per i Repubblicani, con entrambi che dovrebbero spiegare agli elettori il perché dell’incapacità di far fronte alla situazione. Attualmente, il tetto del debito è fissato a 31.4 trilioni di dollari, limite superato a gennaio per via di “misure straordinarie”, come spiegato dal Dipartimento al Tesoro. Il superamento del tetto diventa sempre più arma politica per adombrare l’azione di chi detiene il potere alla Casa Bianca (i Democratici) da parte di chi sta all’opposizione (i Repubblicani).
Oggi più che mai uno stop al funzionamento della macchina Federale avrebbe conseguenze ulteriormente deleterie per le classi sociali più in difficoltà, scontentando allo stesso tempo impiegati governativi, esercito e, potenzialmente, mettendo in discussione la solidità economica statunitense agli occhi dei partner internazionali, nonché degli stessi nemici di Washington. Uno scenario allarmante al quale Biden oggi cercherà di dare una soluzione, tanto che ha dovuto saltare gli impegni internazionali come quelli previsti all’India-Pacific Islands Cooperation Forum, evento di fondamentale importanza nei singoli tasselli legati al contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico. A rappresentare la Casa Bianca è volato il Segretario di Stato Antony Blinken, che firmerà con Papua Nuova Guinea e Micronesia accordi sulla sicurezza.
Biden ha affermato nelle scorse settimane di essere pronto ad invocare il 14° emendamento in caso di mancato accordo con i Repubblicani. La norma sancisce che “la validità del debito pubblico degli stati Uniti non può essere messa in discussione”. “Non andremo in default e non permetterò l’approvazione di un budget con grossi tagli”, ha detto il Presidente. Lo schieramento opposto vorrebbe puntare sui provvedimenti messi in campo dai Democratici nel corso dell’ultimo anno, utili per supportare l’economia sia in fase post Covid che successivamente ai tumulti economici legati all’invasione della Russia in Ucraina. Sarebbe un duro colpo alla reputazione della Casa Bianca a guida democratica un passo indietro rispetto a quanto faticosamente raggiunto, una fattispecie che dovrebbe essere spiegata agli elettori prima di novembre 2024.