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Perchè il nuovo Patto di stabilità non funziona


Le misure che addolciscono la pillola nel nuovo Patto e la natura temporanea dello “sconto” sull’aumento degli interessi rischiano solo di spostare più in là nel tempo il ritorno dei fantasmi dell’austerità.

Nei mai semplici rapporti tra Italia e Unione europea, le ultime battute di un affollato finale di 2023 hanno prodotto un sì e un no, in risposta a due distinte domande di politica economica in ballo da anni. Il guaio è che – complici le azioni in contropiede costruite dagli altri governi e la necessità di blindare la difesa -, le risposte hanno finito per incrociarsi, causa una certa presbiopia politica: il sì al posto del no, il no al posto del sì.

Stiamo parlando dei due principali dossier economici per l’Europa unita, che cercano di riformare l’assetto come lo abbiamo conosciuto dopo la crisi finanziaria e fino ad oggi: da una parte, la riscrittura del Patto di stabilità e crescita, cioè le regole sui conti pubblici dei Paesi membri dell’Ue; dall’altra, la ratifica del trattato di revisione del funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), cioè il “famigerato” fondo-salva Stati che nel frattempo si è evoluto in fondo salva-banche in caso di crisi sistemica.

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