Il mandato di arresto internazionale per Netanyahu, Gallant e Deif
E’ la prima volta che viene emesso un provvedimento contro un leader di un paese considerato democratico. 124 paesi del mondo riconoscono l'autorità della Corte Penale Internazionale dell’Aja, eccetto Israele, Usa, Cina e Russia (tra gli altri).
La decisione della Corte Penale Internazionale de l'Aja di inviare mandati di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e per l'ex ministro della difesa Yoav Gallant cambierà poco o niente nel panorama politico internazionale o nella gestione della guerra.
Israele, già prima si sentiva accerchiato, isolato: è sicuramente questa la vittoria che Hamas ha ottenuto dopo il massacro del sette ottobre unitamente ad una massiccia operazione mediatica.
Israele ha tentato di correre ai ripari, cavalcando l'onda dei suoi "cavalli di battaglia": difesa, democrazia, antisemitismo. Ma di fronte alle immagini di Gaza (diverse anche quelle fasulle, o generate con l'intelligenza artificiale o provenienti da altri conflitti, come i debunking di molti media a cominciare dall'Afp hanno dimostrato), di fronte ai numeri del massacro (diffusi da Hamas e mai verificati, che mischiano civili e combattenti) per i quali l'Onu un paio di settimane fa ha scritto di averne potuto verificare solo meno di un quinto, non ci sono motivi che tengano.
La guerra, si sa, è portatrice di morte e non di vita e non è mai la risposta a nulla. Anche se, come si difende Israele, deriva dal più grande attacco antisemita dall'olocausto e il paese deve fronteggiare attacchi provenienti da sette fronti: Gaza, Cisgiordania, Libano, Siria, Iraq, Iran e Yemen.
Israele non può semplicemente difendersi dicendo che sono attacchi antisemiti. Lo dovrebbe fare nelle aule del tribunale deputato. Lì dovrebbe dimostrare le sue ragioni, se è vero che ha consegnato oltre 3000 calorie di aiuti a persona, che vengono puntualmente rubati da gazawi (Hamas o gruppi armati locali, fa poca differenza); se è vero che ha messo in atto tutte le misure per arginare ed evitare la morte di innocenti civili che invece verrebbero usati come scudi da Hamas. Insomma se in una guerra, che di per sé è una aberrazione contro la vita, abbia messo in pratica quelle misure che le leggi internazionali prevedono per evitare vittime civili.
Israele si sente accerchiato da tempo, e non è l'invio dei mandati di arresto che ne cambia la visione. Già a maggio, quando fu avanzata la richiesta dal procuratore Karim Khan (che da questo mese è sotto indagine per reati sessuali), dichiarò che si trattava di una scelta politica. Il procuratore è stato per diverso tempo tra Israele, Cisgiordania e si è spinto fino ai confini con Gaza per le indagini sul campo, raccogliendo prove di tutti i tipi e sottoponendole ad un panel di esperti (tra i quali Amal Clooney) e ha riconosciuto il diritto israeliano alla difesa, che però deve essere "rispettoso delle leggi internazionali".
Per Israele si tratta di una scelta politica, dimostrata anche dal fatto di aver messo insieme, nella stessa richiesta, le due fazioni che si stanno affrontando da oltre un anno nella Striscia di Gaza. Dopotutto il paese ebraico non riconosce la corte nata nel 2002 dopo la firma dello Statuto di Roma nel 1998. Ma il tribunale ha lo stesso giurisdizione perché l'Autorità Nazionale Palestinese lo riconosce, insieme ad altri 123 paesi, e i reati sarebbero stati commessi contro cittadini e in territorio di un paese che riconosce il tribunale.
Alla base della richiesta, la convinzione del procuratore che tutti abbiano commesso crimini di guerra e contro l'umanità. In particolare, i leader israeliani si sarebbero macchiati di aver usato "la fame dei civili come metodo di guerra, come crimine di guerra, come arma di sterminio". Per il procuratore, con l'operazione a Gaza, Israele avrebbe inferto intenzionalmente grandi sofferenze, commesso omicidi, attaccato intenzionalmente i civili.
Contro Hamas, il procuratore invece ha mosso accuse di "sterminio e omicidio come crimine contro l'umanità", con riferimento soprattutto alla presa degli ostaggi e alla loro prigionia, con un accenno alle torture che subiscono. Khan ha anche fatto riferimento agli stupri e alle violenze di carattere sessuale commessi dai miliziani di Hamas che costituiscono "crimini contro l'umanità e anche crimini di guerra nel contesto della prigionia".
Qualcuno sottolinea l'impostazione politica della decisione di unificare i destinatari del provvedimento, perché così si impedisce di poter distinguere le responsabilità di uno Stato da un'organizzazione ritenuta terrorista da diversi paesi, si confondono vittime e carnefici.
A maggio la richiesta era stata inoltrata per i due leader israeliani e per i capi di Hamas. Il procuratore, infatti, suggeriva l'arresto anche per Ismail Haniyeh, ex capo politico di Hamas ucciso a Teheran a luglio, Mohammed Deif, il capo delle brigate al Qassam morto a Gaza sempre a luglio e per Yaya Sinwar, ex capo di Hamas a Gaza e poi capo politico dopo la morte di Haniyeh, ucciso a Gaza ad ottobre. Le richieste di arresto sono cadute per Haniyeh e Sinwar, dal momento che la loro morte è stata confermata. Diverso invece per Deif, la cui morte non è stata confermata, per cui il mandato di arresto è stato spiccato.
Netanyahu e Gallant al momento, se restano in Israele o viaggiano in paesi che non riconoscono la giurisdizione della Corte dell'Aja, non rischiano l'arresto. Se una persona destinataria di una richiesta di arresto da parte del tribunale si trova in uno dei 124 paesi che riconosce l'autorità della Corte, la polizia locale è obbligata all'arresto e al trasferimento del soggetto nei Paesi Bassi per il processo. Questo perché la corte non può giudicare in contumacia. Due anni fa un simile mandato di cattura fu inviato al presidente russo Vladimir Putin, per la faccenda dei bambini sottratti in Ucraina e portati in Russia. E l'inquilino del Cremlino da allora ha continuato a viaggiare, a governare, a condurre la guerra.
Per assurdo, se fosse vivo Deif, stando a Gaza, dovrebbe essere consegnato alla Corte.
L'isolamento non dovrebbe riguardare anche le forniture di armi. Israele può contare sull'appoggio degli Usa che, come il paese ebraico, Cina e Russia tra gli altri, non riconoscono la Corte dell'Aja. E su altri paesi che si potrebbero sentire minacciati dalla richiesta del Tribunale, dal momento che è la prima volta che viene emesso un provvedimento contro un leader di un paese considerato democratico.
La Corte Penale è nata con l'intento di perseguire singoli per reati di guerra o contro l'umanità, commessi sul territorio di uno stato parte o da un cittadino di stato parte.
Diversa invece è la Corte di Giustizia, che ha sempre sede all'Aja, che invece è chiamata a decidere su dispute tra Stati. Dinanzi a questo tribunale, è in corso il processo intentato dal Sudafrica contro Israele per l'accusa di genocidio nei confronti dei palestinesi a Gaza.