Un progetto crowd sourcing del governo inglese riporta in vita gli “eroi comuni” della Grande guerra. A quella “festa” c’erano tutti. Paul Klee, importante esponente dell’Espressionismo, del Cubismo e del Surrealismo, nonché del movimento Bauhaus, dipingeva la livrea mimetica sulle fusoliere dei caccia tedeschi; Maurice Ravel, compositore del Bolero, suonava il clacson del suo camion sulle sterrate nei pressi di Verdun e Basil Rathbone, lo Sherlock Holmes cinematografico, si aggirava per le linee nemiche travestito da cespuglio, liberando ostaggi e carpendo segreti militari.
Sulle gesta compiute nella Prima guerra mondiale dai personaggi celebri c’è abbondanza di fonti, ma non si può dire lo stesso della gente comune: 65 milioni di persone che combatterono e soffrirono nelle trincee. E 9 milioni di uomini e donne che non tornarono mai più a casa.
Oggi, però, un progetto di ricerca senza precedenti sta per riportare in vita la memoria di questi eroi senza gloria: rintracciandone i nomi in un mare di coordinate, di sigle e di date.
Si chiama Operation War Diary ed è un sito Internet interattivo, frutto della collaborazione tra i National Archives – gli archivi ufficiali del governo inglese – l’organizzazione Imperial War Museums e il portale Zooniverse, una sorta di Wikipedia della ricerca scientifica.
“Ci permetterà di dare un posto nella storia a circa mezzo milione di persone, i cui nomi sono ora disseminati in un milione e mezzo di documenti”, dice Luke Smith degli Imperial War Museums.
Nomi come quello di Mazzini Tron, il cappellano del Queen’s Royal West Surrey Regiment, che ottenne la resa di un ufficiale tedesco con una scazzottata. Sul sito, i National Archives stanno pubblicando i diari di guerra a loro disposizione, dopo averli digitalizzati: duemila pagine erano online già a gennaio; 3.987 sono state appena aggiunte e molte altre seguiranno. Ed è proprio il grandissimo volume dei materiali che diventerà man mano disponibile ad avere suggerito la soluzione del crowd sourcing, il ricorso alla collaborazione del grande pubblico nell’organizzare e indicizzare la massiccia documentazione.
Grazie alla piattaforma social di Zooniverse, tutti possono consultare i testi originali e arricchirli con notizie, racconti e immagini.
In sole otto settimane, Operation War Diary ha raccolto i contributi di oltre 10mila cittadini di tutto il mondo, che hanno referenziato circa 900mila nomi, luoghi e operazioni. Una persona sola, lavorando 40 ore a settimana, avrebbe impiegato quattro anni per fare altrettanto.
Il compito non è facile: questi diari, infatti, non sono i manoscritti privati dei soldati, ma i registri ufficiali tenuti dalle varie unità dispiegate sul fronte occidentale del conflitto, tra la Francia e le Fiandre, dal 1914 al 1919.
Ci sono ordini, segnali, mappe e resoconti: sbiaditi dal tempo e scritti come oggi non usa più. “Solo lavorando insieme potremo rendere accessibili al pubblico e agli studiosi informazioni prima sepolte sotto montagne di carta”, dice Luke.
Il materiale raccolto tramite Operation War Diary servirà per tre scopi: arricchire i National Archives, seguire le vicende di ogni singola persona in un archivio pubblico chiamato Lives of the First World War e permettere agli studiosi un’analisi più precisa su come la Grande guerra sia stata combattuta.
“In questa seconda tranche di diari”, spiega William Spencer dei National Archives, “c’è il resoconto dettagliato di come la tecnologia si sia sviluppata durante il conflitto: le prime truppe andarono in battaglia a cavallo, armate di spade, mentre alla fine della guerra si combatteva con mitragliatrici e carri armati”.
I documenti pubblicati su Operation War Diary mostrano che quello del 1915 fu dunque il primo conflitto meccanizzato, ma anche il primo in cui si diede massima importanza all’intelligence e si sperimentarono nuove tattiche con risvolti persino comici. “Ogni dettaglio poteva essere utile per pianificare le azioni e ogni sospetto doveva essere riferito”, racconta Langrish, e fu così che nel luglio del 1915 un cane e due gatti, visti più e più volte attraversare le trincee inglesi sulle Fiandre, furono sospettati di essere spie dei Tedeschi.
Alla fine, però, se tante persone stanno contribuendo al progetto è per ricostruire storie come quella del soldato semplice William “Billy Boy” Cecil Tickle, che mentì all’esercito per potersi arruolare prima dei 19 anni previsti dalla legge, che combatté nella battaglia della Somme (la stessa a cui prese parte J.R.R. Tolkien, autore de Il Signore degli Anelli ) e qui morì nel luglio del 1916 a soli 17 anni.
La foto di Billy Boy, donata dalla madre agli Imperial War Museums, apparirà su un francobollo commemorativo che verrà stampato in Inghilterra e distribuito ogni anno, dal prossimo luglio, fino al 2018, quando terminerà il centenario della Grande guerra.
Un progetto crowd sourcing del governo inglese riporta in vita gli “eroi comuni” della Grande guerra. A quella “festa” c’erano tutti. Paul Klee, importante esponente dell’Espressionismo, del Cubismo e del Surrealismo, nonché del movimento Bauhaus, dipingeva la livrea mimetica sulle fusoliere dei caccia tedeschi; Maurice Ravel, compositore del Bolero, suonava il clacson del suo camion sulle sterrate nei pressi di Verdun e Basil Rathbone, lo Sherlock Holmes cinematografico, si aggirava per le linee nemiche travestito da cespuglio, liberando ostaggi e carpendo segreti militari.