Novantadue giovani “parlamentari” hanno emendato l’articolo 18 di Frontex per una nuova politica di gestione dei flussi migratori
“Ce lo chiede l’Europa”. Una frase sentita e abusata. Spesso, infatti, siamo abituati a sentirci dire che la draconiana Europa ci venga in casa a ordinare misure, scelte, trattati. Ma è così? Cadere in questo tipo di percezione è facile, ma errato. Grazie alla Study Mission organizzata a Bruxelles dal 4 al 7 novembre 2019 da Eastwest European Institute in collaborazione con Associazione Diplomatici, 92 ragazzi italiani hanno realizzato che le istituzioni, l’Europa siamo noi. Il viaggio nel cuore delle istituzioni europee ci ha permesso di comprendere che sì, l’Europa ci chiede qualcosa: di essere partecipi al suo processo di integrazione, di essere cittadini consapevoli che si occupano della cosa pubblica oltre gli interessi e i confini nazionali.
A unirci è sicuramente la giovane età, ma soprattutto un profondo sentimento europeista, orientato alla condivisione e all’integrazione. Qualità su cui è stata focalizzata l’attenzione durante gli incontri istituzionali. Nella simulazione di Parlamento europeo, l’immigrazione e le politiche migratorie europee, che devono dialogare con le misure di politica estera nazionali e di sicurezza comune, sono state l’oggetto di confronto e discussione, argomento di estrema attualità nel dibattito politico e sociale. Perché “le migrazioni come la tecnologia sono una grande forza che determina i cambiamenti globali”. Fenomeno complesso che vede in campo gli Stati membri e l’Unione europea in un dialogo, si spera, sempre più proficuo nei vari settori: dagli accordi con i Paesi Terzi (di origine o di transito), alle politiche di rimpatrio; dai meccanismi di asilo e di accoglienza, alle politiche di gestione dei confini esterni dell’Unione. Il tutto nel rispetto dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto.
Nella giornata dedicata alla simulazione di sessione plenaria del Parlamento europeo, core del corso, i 92 “delegati” sono stati divisi nei gruppi parlamentari europei con mandato di emendare l’articolo 18 di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera). Seguendo le regole di procedura d’aula sono iniziate le mediazioni, il focus di tutti è stato sulle modalità di intervento dell’agenzia. A seguito delle votazioni finali la maggioranza trovata (EPP, S&D, RE, V-ALE, GUE/NGL) ha optato per un intervento automatico in situazioni emergenziali, con potere di veto dello Stato membro in questione. L’alleanza ha posto molto focus sulle responsabilità in caso di violazioni di diritti umani e sul personale specializzato di supporto (mediatori linguistici, sanitari, ecc…).
Nei giorni seguenti sono stati centrali incontri con politici e funzionari delle istituzioni europee e Nato. Di particolare rilievo quelli con alti funzionari dell’European External Action Service, il motore dell’azione esterna dell’Unione europea, e quelli con l’ambasciatrice serba permanente presso l’Ue Ana Hrustanovic e con l’ambasciatore italiano permanente presso la Nato Francesco Maria Talò. Di particolare interesse il meeting con alcuni funzionari della Research Executive Agency, un’agenzia esecutiva della Commissione europea: nel Covent Garden building sono state presentate le varie opportunità di tirocini retribuiti e prospettive lavorative presso le istituzioni Ue.
Un’esperienza formativa importante, dunque, per i 92 giovani italiani, la maggior parte dei quali ha deciso di partecipare al progetto venendone a conoscenza tramite social network. Inserzioni e pubblicità sono risultati infatti fondamentali per catturare l’attenzione, sia dei residenti in Italia che all’estero, e motivarli a partecipare a questa esperienza. Mettere insieme giovani con profili e attitudini differenti è stata una scommessa vincente che ha permesso un ampio confronto sia con le varie figure di spicco incontrate durante le giornate, che tra gli stessi “delegati”. Toccare con mano le istituzioni europee, sentire di appartenervi ed entrare in contatto con chi ogni giorno lavora per farle funzionare, ha arricchito il bagaglio culturale di tutti i partecipanti.
Questa esperienza di studio è consigliata a tutti coloro che hanno a cuore l’Unione europea, indipendentemente dal percorso di studi intrapreso. Non è necessaria una formazione specifica per vivere le istituzioni europee e per acquisire informazioni utili per il futuro se si ha energia e voglia di mettersi in gioco! Infatti, oltre alle tante nuove amicizie formatesi, l’intensità del corso abbinato al calibro degli oratori, ha reso questa esperienza nel più intimo contatto con l’Ue davvero indimenticabile e utile per scoprire, dall’interno, il modo in cui l’Ue funziona, per accrescere le proprie consapevolezze o per fugare quei pregiudizi che siamo abituati ad ascoltare nei dibattiti interni.
Hanno scritto:
Edoardo Cristiani [Reading] studia Politics & International Relations alla University of Reading; Giuseppe Grieco [Polignano] laureato in Giurisprudenza a Bari, giornalista pubblicista; Federica Lucrezia [Bruxelles] frequenta il master in Migrazioni, conflitti e sicurezza internazionale alla University of Kent; Alessia Paolillo [Roma] laureata in Lingue e civiltà orientali a “La Sapienza”, frequenta un master in Public International Affairs alla Luiss; Alessia Puzzo [Torino] laureata in Lingue e letterature moderne, studia Scienze internazionali a Torino; Mariavittoria Radano [Salerno] Laurea magistrale all’Università di Salerno ed Erasmus alla Ghent University in Relazioni internazionali; Grace Ragosta [Derby] studia International Relations & Diplomacy alla University of Derby; Iacopo Santi [Urbania] studia Giurisprudenza alla Carlo Bo di Urbino; Francesco Staiano [Massa Lubrense] Laurea in Scienze Politiche delle Relazioni internazionali, studia Relazioni internazionali e Analisi di Scenario alla Federico II di Napoli.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/febbraio di eastwest.
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