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La nuova etica delle armi


Eccezionali armi innovative, come i missili ipersonici, fanno esplodere le equazioni della deterrenza e dell'etica condivisa: una guerra poco fredda

Un soldato presso la base aerea americana di Guam. Sullo sfondo il sistema d’intercettazione THAAD. U.S. Army/Capt. Adan Cazarez/Handout via REUTERS

Eccezionali armi innovative, come i missili ipersonici, fanno esplodere le equazioni della deterrenza e dell’etica condivisa: una guerra poco fredda

È la sempiterna lotta tra il proiettile e la corazza: da quando, prima della storia, i nostri progenitori scoprirono che era possibile offendere i propri simili, riducendo i rischi per se stessi, lanciando una pietra, è cominciata una sorta di gara per dotarsi di uno schermo di protezione che immancabilmente un proiettile perfezionato rendeva comunque vulnerabile, innescando lo sviluppo di un nuovo sistema difensivo, in una rincorsa senza fine, con vicende a volte curiose, come l’invenzione della balestra, che nessuna corazza dell’epoca poteva fermare e che, vista la portata dell’arma, metteva il tiratore al sicuro da qualsiasi reazione; si pose dunque il problema se la nuova arma fosse compatibile con l’etica condivisa. La risposta del Concilio Lateranense II fu che era immorale, e quindi vietato, utilizzare questo tipo di armi, che non esponevano il tiratore al rischio di essere colpito e contro le quali non c’era corazza dei tempi che tenesse, ma ciò solo nelle guerre tra popoli cristiani (!), mentre contro gli infedeli non c’erano problemi.

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